Lo Stato Moderno - anno VI - n.3 - 5 febbraio 1949

54 LO STATO , mostra come questa corrente voglia impegnarsi alla lotta ,e su due fronti > con un ritorno alla politica di base, al terreno sul quale la base qi un partito socialista logica– mente dovrebbe trovarsi : cioè quel terreno dei lavoratori, che è ai fatto, oggi ancora, numericamente dominato dal– l'indirizzo comunista. C'è indubbiamente uno slancio di f,edeltà romantica in questa impostazione del problema. Ma è questo stesso slancio che rende poi sentimentalmente e dottrinariamente fluida la frontiera di sinistra, non me– no di quella, sopra analizzata, di destra. 'La sinistra, abbiamo detto, ha il suo limite di fatto nella accettazione del piano Marshall : e su questo dato, è giusto riconoscere che l'insinuazione di Saragat, che Vassalli mirasse ad una riunificazione con Riccardo Lom– bardi, è iniqua. Ma sul piano del sentimento, nori c'è assolutamente alcuna tentazione a guardare oltre il ·limite del piano Marshall? Se non è artificiosa la distinzione di mentalità e di frazioni 'dalla quale abbiamo preso le mosse, il fatto che dalla sinistra immediata di Saragat abbia ini– zio una corrente più specificamente « socialista> vale a rispondere a quella domanda. Alla sinistra di Saragat troviamo infatti quel centro sinistro di Critica; che è il depositario pjù fedele del socialismo turatiano; oltre al centro sinistro, si delinea « Iniztativa », cioè quel tanto 'di massimalismo che è consentito dai limiti di fatto imposti dal piano Marshall. Questo fa sì che, mentre non vi è dubbiQ che Critica ,e Inizaitiva abbiano le loro brave dif– ficoltà ad intendersi sul modo di giudicare politicamente i maggiori eventi della politica contemporanea (fascismo, nazionalsocialismo, comunismo), finiscono poi almeno per trovarsi riuniti (come notò il Pischel nel suo ben docu– mentato 'discorso di presentazione della terza mozione) sul valore, fondamentale per dei socialisti, del Manifesro del '48. E in termini di convivenza politi'ca: un governo del partito in mano a Faravefli potrebbe trovare il suo naturale correttivo in una opposizione d1 Ini:iativa, come sempre è avvenuto in seno ai partiti socialisti, dove massi– malismo e riformismo sono stati spesso, nel loro stesso dualismo, fecondi. Ma un governo di destra del Partito, troverebbe difficoltà di collaborazione da parte della sinistra, giacchè s1 giungerebbe a mettere l:rudamente di fronte il « corso> nazionale e il « corso> socialista del Partito. Forse noi divarichiamo qui eccessivamente un contrasto, che il peso della situazione politica generale· • può anche conciliare : ma, certo, su ripiegamenti di com– promesso, che non giovano al consenso e al lavoro della più sincera coscienza di questo Partito. * * * Qualche considerazione ora sulla tecnica del Con– gresso. Giu'dichiamo da osservatori esterni, e non 'Ci fac– ciamo eco di alcun risentimento di parte, se notiamo che il Congresso è stato organizzato in modo da ,evitare lo scontro delle frazioni. Se\::ondo noi, questo non ha gio– vato a quella chiarificazione che si doveva attendere da esso. Infatti, mentre la destra ha avuto una presentazione più ricca e numerosa, e la sinistra non ha manovrato per mettere innanzi nè alcuni tra i suoi uomini più efficaci, nè gli argomenti the avrebbero più potuto pesare (soprat– tutto nei riguardi della critica alla prassi di coalizione go– vernativa, dove l'atteggiamento di Tremelloni ha svuotato evidentemente tutti i propositi polemici, in un modo che resta inspiegabile a ·chi aveva seguito i propositi precon– gressuali espressi dall'Umanità), il risultato è stato poi que– sto: che non avendo veramente «discusso>, ciascuno è rimasto press'a poco nelle posizioni di partenza. La sini– ·stra avr_à forse perduto il voto inizialmente favorevole, MODERNO di qualche federazione; ma è certo che ha guadagnato due posti in direzione; e il centro sinistro ha ricusato di la– sciarsi assorbire, come già era stato lasciato intendere per la penna di Fara velli sul!' Umanità, e come Mon– dolfo ha ribadito con molta onorevole fierezza al momento di passare ai voti. Non è parzialità avverti:r:el:he la destra, che aveva predisposto l'organi~zazione del Congresso, avrebbe avuto tutto l'interesse a provocare discussioni di fondo, mentre, evitandole, ha lasciato l'impressione di muo– vere da posizioni dogmatiche e irriducibili, suscitando così diffidenza nelle altre frazioni, e nella massa degli incerti. In secondo luogo, non crediamo che abbia giovato a Sa– ragat avallare con la sua mozione quelle di Simonini e Andreoni. E' vero che la mozione di Saragat faceva pro– prie altune preoccupazioni del centro sinistro; ma il nome di Andreoni ha immediatamente ricostituito la· prece'den– te barriera. E il risultato è stato poco glorioso per Saragat. Si consideri infatti che, nella votazione notturna (di evi– dente fronda antisaragatiana) su questioni statutarie e di metodo elettorale, la destra, pur battuta, aveva riportato il 48 per cento dei voti o poco meno : l'avallo fii Saragat le ha fatto guadagnare due soli scalini della percentuale. In altre parole, ha evidentemente potuto di più il sospetto nei riguardi della temerarietà di Andreoni, che il rispetto per la funzione supePiormente armonizzatrice cli Sarag-at. Chi cercasse in queste vicende una modesta Nemesi 'del– l'ideale, la rileverebbe forse nella censura, non sufficien– temente fondata, rivolta da Saragat a Vassalli, di inten– zionale complicità con Lombardi. Abbiamo noi stessi ri– conosciuto che il sentimento ha possibilità di divagazione, che la volontà e i limiti della situazjone non consentono poi di tradurre in atto: ci sembra che Saragat avrebbe fatto meglio ad attenersi ai fatti, senza tirar giù tlall'Olim– po delle idee la giustificazione di una piccola operaziol"e tattica qual'era la presentazione di una mozione di centro destro). Questi procedimenti non sono tra i più lodati nei partiti di democrazia, dove si sa molto bene distinguere tra questioni di prin_cipio e operazioni tattiche. Il me– scolare o l'identificare tattica, strategia e ideologia fa parte della mentalità comunista, dove però riceve un fon– damento ideologico che tende a riscattare questo metodo dal sospetto della furberia : lo scagiona assai meno, s'in– tende, da quello della dogmaticità o della sopraffazione. * * * Le conseguenze di queste ambiguità e della mancata discussione, a fondo, delle questioni più scottanti, pesa oggi gravemente sulla politica del P.S.L.I. Si esaminino pure uno per uno i grandi problemi di questo Congresso. Riunificazione socialista: essa ha fatto senza dubbio un passo indietro. perchè è stata più esplicitahiente ribadita la componente antimassimalista da p/lrte del centrosinistra e della destra. Qui sarebbe stato meglio discutere fino a formulare in concreto le condizioni ultime da offrire a tutti i socialisti della diaspora o del patto d'unità d'azione. In questa materia, solo Saragat aveva tdee di qualche pre– cisione, ma erano in realtà dei limiti, non delle offerte. E poi, fino a qual punto queste i<lee sono precise? La teorjca di Saragat si è che, nei paesi ad· alto sviluppo ca– pitalistico, la lotta socialista spetta ai socialisti democratici. mentre può essere sostenuta dai comunisti nelle zone ad economia e a vita sociale depressa. Compito della socialde– mocrazia diventa, in questo caso, quello di fronteggiare, per un lato, le contraddiz;oni del capitalismo l?er renderle al massimo innocue ai lavoratori, e in questo stesso pro– cesso difensivo esercitare tutti i congegni atti al loro ri– scatto dall'asservimento capitalistico; per l'altro lato, im- I

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