Lo Stato Moderno - anno V - n.7 - 5-15 aprile 1948

166 LO STATO MODERNO meno orizzontale che si dilatava, e dilatandosi si infiac– chiva: ora nasceva la miseria verticale. Un compito enor– me è stato adempiuto dai vari partiti socialisti con l'im– mettere queste forze nuove e disperate nell'alveo della v~cchia Europa, senza che questa ne morisse, anzi dando con ciò nuova forza, nuovo lievito, nuovo compito e un nuovo suono alla parola Europa. Ma in questo mondo tutto ha fine, anche gli sviluppi profondi di certe grandissime verità. Anch'esse a un certo punto si decompongono, e allora abbiamo visto il libera– lismo finire nell'alleanza coi baroni del Mezzogiorno e vediamo il socialismo finirè nell'alleanza o nella suddi– tanza verso una certa politica estera che non interessa affatto il nostro proletariato. Questo perchè il liberalismo e il socialismo hanno. separati, finito il loro compito con un enorme rivoluzione che hanno fatto insieme. Noi non ce ne siamo accorti, noi non ce ne accorgiamo, ma la storia questo matrimonio lo ha già fatto, e noi dobbiamo, anche se riluttanti e recal– citranti, tirarne ora le conseguenze: il matrimonio fra li– beralismo e socialisto si chiama suffragio universale. Questa fu un'enorme rivoluzione che non esito ad allineare con la rivoluzione francese e con la rivoluzione russa, anche se non ha fatto morti. Si può fare un film delle rivoluzioni francese e russa, non del suffragio uni– versale; ma il suffragio universale fu una grande rivolu– zione,-perchè significò che almeno ogni tanto quel potere che era rimasto gelòsamente racchiuso per secoli nelle mani di poca gente, e ogni volta che si trattava di allar– garlo a dieci, cento, duecentomila persone provocava delle vere e proprie tempeste politiche e sociali, quel potere a un certo momento si venne a trovare nelle mani di tutti. E si trova ora nelle mani di tutti.• ( applau.si ).. Democrazia formale A questo punto si obietta: si tratta di democrazia for– male... Bene, se facciamo per intenderci, allora possiamo anche accettare questa definizione : che quella democrazia che si manifesta attraverso le forme del suffragio univer- sale sia una democrazia formale. · Ma, badate bene, bisogna veramente essere miopi per non capire che poi da questa democrazia formale, che significa ·che ciascuno di noi possiede un pezzettino di carta sul quale è scritto il futuro destino della nazione, è pronto a scattare, quando ce ne sia la esigenza storica, la democrazia sostanziale o sociale che dir si voglia. Perchè? Perchè è la democrazia formale che a un certo punto dà il potere a una classe dirigente o a un'altra classe dirigente. E' la democrazia formale che permetterà domani di fare o di non fare la nazionalizzazione,. che permetterà domani di agevolare o di non agevolare i pro- . prietari terrieri del Sud, che permetterà di smobilitare o di non smooilitare l'I.R.I. Tutto questo non è democra– zia formale, ma è contenuto nella de~ocrazia formale. Quindi diciamo a coloro che fanno dell'ironia sulla democrazia formale - e non lo diciamo a loro veramente; a loro non abbiamo nulla da dire, perchè quando si arriva a questa distinzione tutto è stato detto - ; ma al Paese abbiamo il diritto di dire: Quando vi si dice che la de– mocrazia formale è una illusione, ve lo si dice soltanto e perchè vi si vuol strappare di mano quello strumento di potere che è la democrazia formale; ma badate: quando avrete abdicato alla democrazia formale in nome di una democrazia sostanziale, non avrete altro da fare che pre– gare lddio perchè il deposta della democrazia sostanziale non sia un folle o un sanguinario! ( applau.s-i). Dunque, dicevo, il matrimonio s'ha da fare. E' già stato fatto. Si tratta di svolgerlo e di svilupparlo. Che cosa deve fare la terza forza? Prima di tutto, è chiaro, deve esistere. Io non so an,cora che cosa uscirà da questo convegno; ma spero che esca qualche cosa. Da questo convegno, che è stato tenacemente voluto da Ferruccio Parri - che non da oggi è sulla trincea della di fesa della democrazia e che ben può interpretare quel richiamo alla resistenza di cui si dice che si faccia forte una certa ala della democrazia francese - da questo convegno io spero vivamente - e credo che voi tutti non speriate ma vogliate - che esca un segno concreto e tangibile, esca un'affermazione, escano degli uomini ai quali sia dato mandato di fare tutto quello che si può fare perchè la terza forza viva. E spero che da parte delle forze politiche interessate, da parte dei par– titi politici interessati, che hanno affrontato questa formi– dabile battaglia politica che è la battaglia elettorale con coraggio e, devo dire, con chiarezza, da parte di questi raggruppamenti politici e da questi partiti spero che non vengano che consensi, che non vengano che adesioni. Perchè io non chiedo quel mistico loro annullarsi di cui parlava, a ragione, l'amico Bauer - ma i mistici hanno sempre ragione a distanza - : io non chiedo questo, chiedo solo una consapevole unità di indirizzo politico, chiedo che gli amici del partito repubblicano e dell'Unione socialista italiana si rendano conto dell'identità del loro destino poli– tico col destino della democrazia italiana (bravo, applailSIJ. Se questa identità sarà riconosciuta, se questi consen· si e queste adesioni ci saranno, i partiti dovranno prose– guire sulla loro strada fino all'avverarsi di quel mistico e finale annullamento di cui parlavo poco fa. Ma può darsi che oggi ciascuno di loro sia strumento insostituibile per il raggiungimento di certi fini; e se questo è vero - e soltanto loro ne sono i giudici autorizzati - io m'in· chino a questa verità di fatto, come è dovere degli uomini politici di inchinarsi di fronte a tutte le verità di fatto. Però al di là di queste proposizioni particolari a ciascuno di loro, essi devono avere _questa coscienza della loro unità fondamentale. Oggi si tratta veramente di unità; essi rappresentano due antichi e glorioso filoni della storia italiana e due grandi scuole; rappresentano delle grandi battaglie, dei grandi passati; ma possono rappresentare soltanto un unico e solo grande avvenire: quella della democrazia italiana se vorranno farla insieme. Insieme anche con quegli autentici liberali che, come Carandini, hanno ab· bandonato il vecchio e ormai inutile partito, rimanendo tuttavia in una posizione di cauta attesa verso altre for· mazioni politiche. E insieme con tutte le altre forze rima· ste in posizione di diffidenza rispetto allo schieramento politico, e insieme a quelle lasciate allo scoperto dal gran naufral?'io del partito d'azione, compreso il gruppo di « Sta– to Moderno>, che proprio a questi problemi ha dedicato la sua passione e ogni sua attività. Badate: oggi agli uomini politici della democrazia italiana, e in concreto ai rappresentanti del partito repub– blicano, del P.S.L.I. o dell'Unione Socialista, e agli in· dipendenti, appartiene un, compito assai ingrato: quello di compiere un'operazione che sembrerebbe contraddito– ria: salvare la democrazia dall'alto. Si salva la democra· zia stando al governo, e stando in un governo ii;i cui è rappresentata in piccola parte. Oggi la dernocra:!ia ita· liana che non esiste nel paese, che è incerta e che so· prattutto non ha risuonanza di entusiasmo - ed è stato un grave torto abbandonare la forza e il vigore dell'entu· siasmo, specialmente dei giovani, solo alle avventure tota·

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