Lo Stato Moderno - anno V - n.7 - 5-15 aprile 1948

162 LO STATO MODERNO a fuorviare ·il giudizio e la pressione di intçressi particolari ad al– lontanare dalla soluzione più razionale 1 si preferirebbe una pia– nificazione all'altra studiando caso per caso qual' è il sistema che consente di conseguire gli stessi fini con i minimi costi. Il progresso nella scienza economica e nella tecnica industriale, la. differenza nelle caratteristiche l)sicologiche della popolazione 'e nella ripartizione della ricchezza fra le diverse -classi sociali, la maggiore o minore efficienza della l)ubblica amministrazione, e molti altri mutevoli fattori pÒssono rendere conveniente l'adozione di un sistema in un paese che non sarebbe conveniente in un altro, o, nello stesso ·paese, possono renderlo relativamente più conve– niente oggi mentre non lo sarebbe stato éìnquant'anni fa. Ben s'intende che quando si considerano i fini ed i costi per la soluzione di qualsiasi problema sociale, bisogna tener conto al)che di ètementi che, hon formando oggetto di scambio, non hanno una eST}~essionemonetaria, perchè anch'essi possono essere sempre og– getto di una valutazione economica, come, prima del Wicksteed, insegnò il nostro Mario Calderoni in « Disarmonie economiche e disarmonie morali>. La vita umana, ad esempio, dopo l'abolizione della schiavitù non ha un valore di mercato, ma è certo che noi, co– me collettività italiana, diamo oggi un certo prezzo medio alla vita umana; se le dessimo un prezzo superiore aumenteremmo Je spese profilattiche a tutela della salute, imporremmo maggiori cautele per ridurre gli infortuni sul lavoro, abbasseremmo il limite di ve– locità dei veicoli per diminuire gli incidenti stradali. La percen– tuale dei morti per malattie, per infortuni o per incidenti stradali in confronto alla popolazione, ci sembra soddisfacente non in via assoluta, ma in rapporto al costo che, attraverso l'intervento dello stato, siamo disposti a pagare, perchè diamo alla vita umana un certo pr~zo medio: rimanendo invariata tale valutazione saremmo disposti a sopportare costi l)iÙ elevati solo se quella percentuale, per ·circostanze eccezionali, aumentasse. E la stessa cosa dovremme dire riguardo ad elementi che comu– nemente si ritengono ancora più incommensurabili in moneta della vita umana, quali l'indil)endenza nazionale, la giustizia sociale, la libertà, la salvezza dell'anima. Se spendiamo cento miliardi e non più nelle spese militari è perchè fino a quella somma, ma non più, riteniamo di impiegare bene i nostri quattrini per la difesa del territorio nazionale. Se valutassimo l'indipendenza nazionale più di quanto oggi la valu– tiamo, saremmo disposti a fare una spesa maggiore ai cento mi– liardi per ridurre ancora di più il rischio di perderla. Nella vita pratica tutti i beni, anche i più spirituali, sono fra loro comparabili per la determinazione delle scelte e quindi tutti possono essere oggetto di apprezzamento in moneta nella prepara– zione dei piani. Questo apprezzamento, essendo diverso da individuo ad indivi– duo, ogni giudizio di scelta per la pianificazione risulta quale çompromesso fra i diversi giudizi individuali, sicchè, a parità delle altre condizioni, i piani risultano differenti a seconda di come è ,:;omposta la classe governante e della procedura con la quale essa prende le sue decisioni. * * * Nei pochi minuti che mi sono ancora concessi per la mia Fe- tazione non posso certo sviluppare questi motivi. Voglio però ag– giungere poche parole sugli aspetti politici della piani(icazione. Chi per decidere sulla forma e sulla estensione degli interventi statali guardasse solo ai prevedibili resultati strettamente econo– mici secondo me commetterebbe un grave errore. Bisogna avere sempre presente che con la pianificazione nel ~nso dell'economia di mercato si possono ottenere quasi tutti gli stessi resultati che con la pianificazione nel senso del capitalismo di stato; l'iniziativa privata, guidata e sorretta dalla pubblica au– torità con divieti, premi e pene pecuniarie, può essere indirizzata verso qualsiasi obbiettivo che ci si proponga di raggiungere nel– l'interesse dell'intera collettività. La differenza sta essenzialmente nei costi, m-1 nel calcolo dei costi bisogna considerare anche, come sopra ho detto, il valore della libertà. « Quando tutta la vita economica dipendesse da un unico centro - scrivevo in un libro in cui ho cercato di delineare una poli– tica economica moderna, seguendo l'indirizzo segnato dal Wicksteed - non sarebbe più praticamente possibile alcuna articolazione ·dei corpi intermedi fra lo stato ed i singoli cittadini, condizione in- dispensabile per il funzionamento di quel sistema di contrappesi fra i diversi poteri concorrenti alla formazione della· volontà dello sta– to, per la circolazione delle élites _jn base a, mut'evoli desideri delle màggioranze, e per la difesa "ciei'citr.rtlino .contro lo stato, che sonc, stabill\i in tutte le carte costituzionali moderne. « L'esperienza dimostra che, a~che nei paesi ad orientamento economico pii, individualistico, cqloro che hanno- il governo della cosa pubblica tendono sempre ad eliminare l'opposizione ed a con– solidarsi al potere come oligarchie, valendosi dell'appoggio degli .. impiegati militari e civili, che più hanno da temere, se non ub– bidiscono ai loro desideri, e più hanno da guadagnare, se si me– ritano la loro riconoscenza. Contro questo pericolo sono state stu– diate cautele e garanzie sempre più perfette, stabilendo incompa– tibilità elettorali, inamovibilità di magistrati, concorsi e leggi or– ganiche per le carriere burocratiche, consigli superiori per i prov– vedimenti disciplinari a carico degli impiegati, ecc. ecc. Ma cosa avverrebbe se tutti i cittadini diventassero impiegati dello stato? E' facile immaginarlo. La soggezione alla classe governante ·del– l'impiegato che sa di poter contare. sull'appoggio di una pubblica opinione indipendente, e sa di riuscire in qualche modG a guada– gnarsi la vita anche per suo conto, come libero professionista, o come salariato nelle aziende private, non è neppure da confrontare con quella dell'impiegato statale che non avesse più tali alterna– tive. E tutte le cautele e le garanzie a cui abbiamo accennato so– pra, ed altre migliori che si potrebbero escogitare, non. avrebbero più valore se non si trovasse alcun cittadino capace di farle ri– spettare, denunciando le malefatte della classe governante, e ma– gistrati disposti a condannarne gli abusi. « E' vero che nessun regime economico, comunque individuali– stico, può garantire contro la tirannide: l'unica garanzia sta nelle coscienze e nella volontà dei cittadini. Ma jl regime del capita– lismo di stato integrale non rende possibile altro. che la. tirannide. « Una volta che la società fosse organizzata in modo da assi– curare allo stato il monopolio completo di tutti gli' stru111enti di produzione, spetterebbe alla classe governante di determinare l'impiego secondo piani generali, e ciò implica che essa dovrebbe stabilire la quantità e la qualità dei beni che i consumatori potreb– bero trovàré sul mercato, quanti e quali giovani andrebbero ad– destrati e come andrebbero addestrati nelle varie professioni, chi dovrebbe compiere i diversi lavori, come, quando, in che modo e con quali compensi. Al singolo reMerebbero ben poche opp~rtunità di foggiare il proprio destino secondo le sue forze e i suoi de– sideri. Penserebbero altri a prendere per lui le decisioni più im– portanti della sua vita. E, sapend'?!o, egli ben conoscerebbe i ri– schi a cui andrebbe incontro se s1 scostasse, 'anche di poco, dal conformismo governativo, e sarebbe pronto ad ubbidire a qual– siasi ordine delle autorità costituite. L'eretico, l'oppositore, in tale regime· sarebbe un eroe; e sugli eroi non conviene far conto per il normale funzionamento di una costituzione politica». Come ben ·diceva Carlo Rosselli: « La socializzazione parziale è g~~anzia di _libertà; la universale socializzazione è causa di schia-, v1tu >. * * * ·E termino con alcune considerazioni per mettere in guardia con– tro éoloro che chiamerei i pianificatori astratti dell'economia so– ciale: . r) La. pianificazione per aggiogare le forze dell'individuali– smo al carro del collettivismo, attraverso il meccanismo del mer– cato, non è meno difficile della pianificazione ·col capitalismo di stato. Anch'essa richiede una chiara determinazione dei bisogni collettivi che si vogliono soddisfare a preferenza di altri e della ·misura in cui si vogliono soddisfare in rapporto agli scarsi mezzi disponibili. La pianificazione è sempre una scelta fra alternative: più di questo, significa meno di quest'altro. 2) La pianificazione può tanto meglio adattare i mezzi agli scopi, quanto maggiore è- la conoscenza dei pianificatori sul modo di comportarsi delle forze economiche. Solo l'analisi economica consente di tener conto, nella preparazione dei piani, oltre che di quel che si vede, anche di quel che twn si vede, cioè delle con– seguenze indirette e lontane degli interventi statali che spesso so– no molto più importanti, per il benessere collettivo, dei risultati di– retti e immediati. 3) Qualsivoglia forma di pianificazione razionale implica una completa informa~ione sulle risorse disponibili. ' La rilevazione statistica è per i pianificatori il lume che con– sente di vedere la strada nelle tenebre della notte. Chi può illu-

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