Lo Stato Moderno - anno V - n.7 - 5-15 aprile 1948

LO STATO MODERNO quando non anche di corruzione. Lo Stato comunque non viene mai inteso come comunità di popolo e come collettività di inte– ressi : mai si eleva a strumento di un'opera collettiva che abbia, come intrinseco fine, la collettività. Questo conservatorismo tende ad impedire ogni azione rinnovatrice, ogni opera realizzatrice, ogni conquista in profondità. Ha una sua particolare strategia del nul– lismo, consistente nel rinviare i problemi, nel dilazionarne le so– luzioni, nl vanificare le riforme, nel minimizzare o deformare la azione del governo, nell'eludere le leggi. E diciamolo pure esplici– tamente: molto spesso la concreta politica della Democrazia Cri– stiana, in dispregio dei suoi progressisti programmi, di questo con– servatorismo appare esponente o quanto meno con esso connivente, con quel suo gusto del quaeta t1011 movere, del lasciare incancre– nire i problemi per risolverli a rate o per imporre soluzioni di stanco compromesso, del rattoppare le situazioni più che risolverle. Quanto al comunismo, ciò che soprattutto dobbiamo, sul piano politico, addebitargli è un analogo, anche se antitetico, nullismo. Legato com'è al giuoco della politica estera russa, il comunismo è il deliberato sabotatore di ogni assestamento democratico, di ogni politica realizzatrice sul piano della democrazia, (e specie - vedi Bialystock - nella democrazia socialista), di ogni ricostruzione sulla base di radicali riforme, di ogni unificazione europea, di ogni efTettiva solidarietà internazionale, sì che la sua posizione contro il piano Marshall non ne è che un conseguente aspetto. Esso pre– dilige - tanto all'opposizione, quanto nei passati esperimenti di collaborazione governativa - la politica del e o tutto o niente>, che spesso non è che una insignificante variazione della politica del e tanto peggio tanto meglio>, spinta talvolta sino a preferire ad un regime di libera e ordinata democrazia la determinazione di un non ipotetico pencolo 1 t!azionario. E quale contributo ad una democrazia, ad una democrazia rea– lizzatrice, può dare un movimento che tende a fare di una gran parte della classe lavoratrice il docile, il passivo, il conformistico, il gregaristico strumento del suo machiavellismo, il quale misura poi il passo su di una politica straniera? Un movimento che al– terna fasi di aspra rottura, giungenti sino al margine dell'insur– rezione violenta e del sovvertimento pseudo-rivoluzionario, a fasi di ripiegamento e di sconfessione, e si fa prono a tutti i compro– messi e a tutte le transazioni, indifferente agli interessi di quella classe lavoratrice che pur asserisce di rappresentare? Un movi– mer.to che impedisce anche ai leali una leale collaborazione, perchè essa è sempre ipocrita, accaparratrice, opportunistica e pronta ad essere da un momento all'altro negata o addirittura rovesciata? Proprio la presenza e l'invadenza del comunismo ha impedito e continua ad impedire, come ho detto, l'esplicazione di una reale, effettiva azione di sinistra, cli una azione concretamente e costrut– tivamente rivoluzio11aria. Proprio la presenza e la prevalenza del comunismo rischia oggi di condurre una parte della classe lavo– ratrice ad una dolorosa umiliazione, ad una triste sconfitta, di cui la stessa democrazia sentirà le ripercussioni. La nostra ispirazione Contro questi due avversari, la posizione di lotta della « terza f orz-;. > deve essere ferma, assidua, energica. E' e dev'essere una azione di recupero delle forze accaparrate dagli avversari per mezzo della illusione di una comunanza di interessi di classe o del frastornamento propagandistico. E' e dev'essere soprattutto una azione di conquiste, di rea1izzazioni, di trasformazioni che in– franga la barriera soffocatrice di uno stato di cose insopportabile e richia'mi gli aberranti non con miti verbali - nemmeno, s'in– tende; con quello della « terza forza> - ma con la positiva e tan– gibile realtà di una efficienza realizzatrice. Credo_ che con ciò si siano profilati -parecchi elementi della no– stra particolare concezione della democrazia. Ma ve ne sono altri che vanno per lo meno accennati. Socialisti o liberali, sentiamo tutti che la democrazia ha insita una istanza sociale che la rende naturalmente nemica del privilegio,' della diseguaglianza, della miseria, della insicurezza, della igno– ranza. Concedere la libertà senza realizzare poi quelle condizioni che ne ,consentono un libero, effettivo, consapevole esercizio è una !ictio iuris. E il primo nostro impegno come « terza forza > deve essere quello di sostituite alle finzioni, giuridiche o meno, le sin• cere realtà. La democrazia è soprattutto partecipazione alla vita politica e pubblica di un sempre più vasto numero di cittadini. Ma questa partecipazione diverrà solo effettiva e concreta con l'emancipa– zione, dalla loro situazione di inferiorità, degli strati sociali più arretrati, ove non si voglia accedere al nostro concetto marxista del superamento di una società divisa e dilacerata in classi con· traslanti, dominatrici le une, dominate le altre. La partecipazione democratica non deve limitarsi al Parlamento e al Governo, ma penetrare tutto il paese. Ci sono i Comuni, ci sono le Province, c'è il nuovo Ente regione, e quest'ultimo va an– cora concretato nelle sue possibilità d'azione. Guai se la « terza forza• omettesse di essere dovunque presente, dovunque attiva! E oltre gli enti pubblici, ci sono quegli altri enti, che occorre vivificare nello spirito, fortificare nella libertà, che sono i partiti Essi vanno resi validi strumenti per l'autodeterminazione e per la esplicazione di una volontà e di una capacità politica, fuori del– l'autoritario dominio degli apparati di partito, fuori delle loro non infrequenti torpide inerzie, fuori della loro inconcludenza retorica o mistica. Caratteristica della « terza forza> è la ribellione ai dogmati– smi liberticidi, ai gregarismi totalitari, ai quietistici conformismi. comunque si chiamino, sia alla sua destra, sia alla sua sinistra. Appunto per questo la « terza forza> non può confondere l'azione politica, che è frutto di autodeterminazione, nè con gli· autoritari– smi palesi ed pcculti, esplicanti una non condivisa imposizione dal– l'a1to, nè con i paternalismi, che benignamente elargiscano conces– sioni e benefici forse postulati, ma non conquistati. Credo sia uno dei non pochi punti in cui proprio per una diversa conformazione mentale, -divergiamo dalla Democrazia Cristiana, che ha nel san. gue e il Pastor della Chiesa che la guida>. A una azione eh muove dall'autorità, dalla sua volontà o dal suo beneplacito, noi contrapponiamo un'azione che sia la risultante di un'iniziativa che nasca, si determini e muova dal basso e che venga accolta, inqua– drata e organizzata in alto. Per noi democrazia significa regime aperto a energie nuove e rideste, alle forze del lavoro, alle aspi– razioni rinnovatrici; e non già dominazione chiusa che perpetJi la frattura tra governanti e governati. L'amico Boneschi ha ieri opportunamente ricordato come uno dei più essenziali problemi della « terza forza> sta la messa ;n piena eflicenza dell'apparato amministrativo dello Stato e cleph altri enti pubblici. Ciò comporta insieme un'adeguamento f~nziu– nale, e spesso tecnico, ed una selezione di quadri competenti, atti\' ed onesti. Ma quest'ultima esigenza è incompatibile con la conc~– zione. inconfessata o meno, sopr;i.ttutto di marca democristiana, che considera lo Stato come una specie di « terra da conquista>, i cui posti-chiave vanno riserbati non già ai più esperti, bènsì 01 membri del partito che detiene il governo, non facendo affatto mistero della necessaria dominazione di gente di un determinato colore politico, ligia gli ordini, ai principi ed agli interessi di partito Infine la concezione che la < terza forza > ha della dernocrazL1 - e che, se concedete, noi abbiamo del socialismo - si distingue per l'esigenza di spostarsi dalle impostazioni ideologiche e dalle formulazioni astratte alla azione concreta ed alla efficienza rea– lizzatrice, che non schiva o non dilaziona i problemi, ma riso– lutamente li affronta per darvi opportune soluzioni, e soluzioni che corrispondano all'interesse dell'intera collettività. Se appoggiata " spediti e fattivi organi di collaborazione politica e di consultazione tecnica - che è ormai tempo di creare, posto che alla e terza forza> si vogliano dare i mezzi per concretamente rnanifestar i ed operare - questa comune esigenza di concretezza faciliterà, ·a mio avviso, le intese, sia in termini generali, sia sui singoli pro– blemi'. Attività parlamentare e di governo Sta dinnanzi a noi un'attività legislativa ~he sarà imponente ed assorbente e che al nuovo Parlamento ne , è consentito schivare con comode ma pericolose deleghe di pieni poteri. Accanto al vasto lavoro di ordinaria amministrazione sinora 'svolto dal Governo. sono da creare le leggi che garantiscano in maniera concreta ed articolata le fondamentali libertà consacrate nella nostra Carta co;-

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