Lo Stato Moderno - anno V - n.5-6 - 5-20 marzo 1948

LO STATO MODERNO 99 i scarsa durata. Gli astri, rispondendo a una loro logica matematica, s'incontrano si salutano _e si al– lontanano e tutto torna a naufragare nell'unmen– silà dell'armonia celeste. Lo stesso, tranne l'armo– nia, può accadere nel campo della politica se non interviene vigile e attenta la volontà degli uomini, e più precisamente -delle éliles dirigenti. Occorrerà dunque, per rinsaldare questo incon– tro per ora quasi fortuito, che gli interéssati osser– l'ino con singolare acume e sopratullo con abban– donata spregiudicatezza i suoi motivi e le sue ori– gini. E solo da ciò, in rapido accordo con tutte le forze similari, trarre le norme e le leggi delle azioni future. Ritornando alle responsabilità che si addensano sui dirigenti del Partito Socialista Italiano, una delle più ,gravi sarà quella che si presenterà loro subito dopo le elezioni in ordine alla formazione o meno di un gruppo parlamentare proprio. Que– sta decisione può infatti da un verso influire sul delicato problema che dovrà affrontare il nuovo Presidente della Repubblica circa la designazione dell'incaricato di formare il nuovo Ministero, e dal– l'altro può determinare nuove brusche scosse al– l'interno del pariito, che non ha ancora evidente– mente nè ritrovato la sua unità, nè scoperto una precisa linea di demarcazione dai comunisti. Circa il quesito della identificazione del Leader a cui affidare l'incarico di formare il Governo, la mia opinione è che una corretta prassi costitu– zionale vorrebbe (e uso il condizionale perchè è proprio della politica prevalere talvolta sul diritto costituzionale; nè mi interessa qui stabilire se que– sto sia bene o sia male) che l'incarico fosse dato al capo del più ,forte gruppo parlamentare, e non al capo di una semplice icoalizione elettorale. E que– sto in omaggio alla considerazione che la formazio– ne di un governo è, sotto il profilo costituzionale, un fatto parlamentare che deve rispecchiare le forze nell'ordine con cui si schierano in Parla– mento, e non nell'eventuale disordine con cui sono state elette. Gli organi ci sono appunto perchè eser– citino la loro funzione di filtro nel modo che è loro conveniente. E del resto, perchè vorremmo proprfo riservare al povero Presidente della Repubblica l'angoscia di risolvere il quesito se il capo del· Fronte popolare sia Nenni o Togliatti? A meno che, in omaggio alla presunta volontà popolare, non scappi fuori una candidatura Malè ... Ora nella ipotesi possibile che il Fronte popo– lare conquisti la maggioranza relativa dei voti, si porrà ai socialisti il seguente dilemma: o rompere la maggioranza costituendo un grup.po padamen– tare proprio e dando al Presidente della Repub– blica la giustificazione costituzionale di rioffrire l'incarico a De Gasperi; o mantenere l'unità fron– tista e rendere così anche più labile ed evanescente, sino ad annullarla, la linea discretiva tra il partito ·:;ocialista e il ,partilo comunista. Il che, rodilo pro– babilmente, non gioverebbe alla soluzione della cri– si, sia 'perchè difficilmente si troverebbe in Parla– ·mento una maggioranza assoluta (attenzÌone però· -all'atteggiamento che assumeranno i rappresentan– ti del Movimento sociale italiano), sia perchè non 'crede) che i .comunisti, se forti di un mandato ·a formare il governo, lo formerebbero fuori di ogni maggioranza panlamentare, decisi a non tener nes– sun conto di eventuali voli di sfiducia. Penso che 'difficilmente Togliatti vorrà offrire un così giusti ficato pretesto di intervento (art. 15-17 del Trattato 'di pace) agli Anglo-americani. Forse Togliatti non 'dimentica, come troppo spesso hanno dimenticato i democratici italiani, che il mondo è già stato, sia pure in via provvisoria, diviso a Jalta. E quello che 'è possibile dentro una sfera, comincia a diventare pericoloso se fatto dentro un'altra sfera. E questo è un linguaggio che. a un certo limite, vale per en– trambe le sfere. Può darsi quindi ,che i socialisti comprendano essere interesse loro e dei comunisti tessi, non gettare l'Italia a una prova che, se pure ad esito prevedibile, non sarebbe meno gravosa per i troppi nervi scoperti della nostra gente; e che lentino al– meno di salvare l'anima e la faccia, costituendosi in grup,po parlamentare autonomo. Poi ci •sarà tempo di pensare con calma al si– 'gnificato di un pal'lito socialista abbandonato daUe masse, isolato nell'Internazionale e preso nell'amle- 1ica morsa di identificarsi coi comunisti all'opposi– zione o coi secessionisti al governo. Il solo lato serio 'della faccenda sarebbe poi quello che la caccia al– l'unità sin coll'ultimo socialista abbarbicato al vec– chio tronco facesse -dimenticare l'urgenza di unioni più vaste e più vitali 1per il Paese. Ricordarsi che dopo il 18 aprile bisognerà deci– dersi a fare ,politica sul serio. E decidersi quindi a unirsi con coloro con cui si è d'accordo sulle cose e non sui nomi. E a questo proposito, oggi, la poli– tica estera è una grande pietra di paragone. La stessa iniziativa anglo-franco-americana per Trie– ste non potrà essere svolta se tutte, dico tutlf, le forze al governo non saranno concordi sulla me– desima linea di politica estera. Con il passo a tre per Trieste può essere co– minciata la revisione del nostro trattato; e ci sia consentilo ricordare che fummo tr.a i .primi'a scri– vere, col dovuto rammarico, che dopo la ratifica del Trattato di pace la nostra politica estera non poteva avere che un nome: revisionismo. Ora che il fine sembra più vicino di allora (ma forse non di molto), ci sia consentito -di avvertire che la minima titubanza nella strada da seguire può trasformare la mèta in una fata morgana e rendere ancora più palpabile la grave situazione in cui ci ha messo la fine della guerra. E giacchè siamo in argomento, ci sia consentita un'ultima osservazione: e cioè che solo la fiac-

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