Lo Stato Moderno - anno V - n.5-6 - 5-20 marzo 1948

124 LO STATO MODERNO Prrmessa agli investimenti esteri Che gli investimenti di capitali esteri nell'industria ita– liana siano necessari per la. ripresa economica del nostro paese è unanimemente ammesso. Perchè gli investimenti si effettuino occorre però che sussistano delle premesse formali (giuridiche) e sostanziali (economiche). Prem~ssa giuridica per questi investimenti è il Decre– to Legislativo recentemente approvato, con cui vengono accordate facilitazioni per aumentare l'afflusso dei capi– tali esteri in ltalia. Dopo aver abrogato il R.D.L. 24-7-42 che vietava l'in– vestimento dei capitali stranieri in Italia, il D. Legislativo citato consente agli stranieri e ai cittadini italiani res,– denti all'estero che hanno investito capitali in Italia, di trasferire all'estero rendite, interessi, dividendi, limitata– mente all'uno per cento in più dell'interesse legale annuo. E' previsto anche il trasferimento di capitali derivati da un realizzo non superiore al 50 per cento delle valute im– portate, almeno due anni dopo l'investimento. Queste ed altre restrizioni sono state criticate perchè eccessivamente burocratiche, e come tali con effetto osta– tivo per gli investimenti esteri che dovrebbero favorire. Non vogliamo entrare nel merito di questo giudizio. Ci limitiamo però ad osservare che i compilatori del de- . creto si sono preoccupati di assicurare una certa stabilità alle attività economiche finanziate dai capitali esteri, che altrimenti sarebbe compromessa se i capitali esteri potes– sero essere disinvestiti liberamente senza limiti di tem– po r di somma. Ad ogni modo il decreto in discorso ha posto la premessa formale per gli investimenti esteri in Italia come si è detto, in quanto li permette sia pure sot– to determinate condizioni. La questione acquista una particolare importanza in relazione ad analoghi principi ,che sono contenuti nella Carta di Commercio mondiale da poco ratificata all'Ava– na. Su questo argomento dell'investimento di capitali pri– vati all'estero le tendenze dei vari Paesi erano state di– vise. Da una parte gli Stati Uniti, pienamente favorevoli a tale principio; dall'altra il Cile intransigente, la Ceco– slovacchia riservata, che voleva modificare il testo pel– l'articolo in materia. E' stato ammesso però che i capitali esteri non posso– no servire come pretesto per un'ingerenza extra-economi– ca negli affari del Paese interessato. Per contro, in ma– teria di rischi di nazionalizzazione, si è adottato una for– mnla di sicurezza che prevede una giusta indennità per i capitali stranieri eventualmente colpiti da un provve– dimento del genere. Un'altro punto controverso è stato quello del trasferimento dei capitali e degli interessi, che • è stato ammesso nella misura consentita dal Fondo inter– nazionale, vale a dire nei limiti in cui 11011 portino tur– bamentQ agli equilibri monetari . dei Paesi considerati. Evdentemente però non basta elaborare dei provvedi– menti perchè i capitali esteri giungano in Italia; occorre– rà che vi siano le premesse sostanziali per questi inve– stimenti. Vale a dire una sufficiente sicurezza politica contro l'espropriazione e la perdita della somma investi– ta; sufficiente stabilità della moneta e dei prezzi, garan– zia necessaria contro la perdita del valore reale degli in– vestimenti per effetto di svalutazioni monetarie; oppor– tunità di impiego in attività economiche proficue, nor– malmenté di importanza internazionale; la volontà dei ca– pitalisti esteri di investìre nell'industria italiana. La sicnrezza politica è in funzione della permanenza in Italia di un regime democratico che garantisca tra i diritti fondamentali dell'uomo anche il diritto di proprie– tà. Su questo punto è compito fondamentale di ciascuno che sia veramente conscio dei suoi doveri politici di con– correre anche al di fuori dei partiti per il conseguimen– to di questo risultato. Una relativa stabilità della moneta e dei prezzi' è l'ef- fetto della lotta contro l'inflazione per cui si adopra l'at– tuale governo. Chi svolge un'attività economica, deve da– re nel suo campo la propria collaborazione in tal sensu. {>urtroppo i recenti scioperi, molte volte di intonazicrnP politica, hanno ostacolato il normale ritmo della r-rodu– zione in alcuni settori dell'industria italiana; e quell'equi– librio trn produzione e circolazione monetaria e crediti– zia, tra cpsti e prezzi, che la politica antiflazionistica go– vernativa vuol raggiunq~re, f' stato turbato per l,1 riper– cussione degli scioperi su uno dei due termini, cioè sul– l'attivit,1 produttiva e sul còsto di produzione. Ollre a ral– lentare l'attività produttiva, gli scioperi aumentano, co– me è noto, il costo di produzione per l'incidenza dellf spe– SP. gcnnali su un minor numero di unità prodotte. Le orrortunità di impiego dei capitali esteri nell'indu– stria italiana non mancano. L'attivilà industriale segna una netta ripresa. L'industria pesante ha largamente su– perato le cifre di produzione dell'anno precedente. L'in– dustria tessile e quella dei prodotti chimici segnano l'au– mento del 50 per cento. Nella ripresa un posto eminente spetta all'industria elettrica, il cui funzionamento è con– dizione per la ripresa di tutta l'attività industriale italia· na. Le prospettive generali sono buone anche se per ra– gioni di carattere stagionale e contingente durante alcu– ni mesi l'erogazione dell'energia elettrica è stata sottopo– sta a limitate restrizioni, e in conseguenza anche il ritmo produttivo delle altre industrie ha subito un rallen– tamento. Era stato osservato che il mercato italiano non ha fi– nora attratto molti capitali esteri. L'afferl]lazione ci sem– bra inesatta; la volontà dei capitalisti esteri d'investire in Italia si è chiaramente manifestata sia con i crediti ~oncessi dall'Import-Export Bank alle principali indu– strie italiane, sia con trattative dirette tra gruppi finanzia– ri statunitensi e canadesi con alcune nostre industrie, trat– tative che talvolta non hanno potuto giungere a buon fine per lentezze burocratiche e procedurali: oltre agli aiuti– tampone e al più ampio progetto E.R.P. che si dovrebbe risolvere per il nostro Paese in finanziamenti alle indu– strie italiane. Tra le due forme di finanziamenti esteri all'indu– stria italiana, quella che risulta dall'accordo tra governi e quella che si ottiene per trattative dirette tra capitalisti esteri e industrie italiane, è questa seconda che assume importanza fondamentale. Ed è questa che è considerata sia nella Carta del Commercio estero, sia nei provvedi– menti italiani in corso di elaborazione. La prima è in funzione, sia pure mediata, di considerazioni politiche, anche se non è nei propositi• del Paese che concede il prestito; la seconda è invece determinata da quelle con– dizioni di cui si è detto (sicurezza politica, s.tabilità mo– netaria, opportunità di investimento, volontà dei capita- . listi esteri) - che sono condizioni prevalentemente eco– nomiche -; e rappresenta il rimedio normale a cui si ri– corre, come a sangue nuovo che dà nuove energie a un or– gnnismo spossato, per rigenerare l'economia italiana. La disposizione sugli investimenti esteri in Italia adot– tata dal Governo italiano si riferisce appunto a questa forma di finanziamento, che è anche favorita dall'accordo <li·amlcizia, di commercio, di navigazione italo-am·erica– no. parafato recentemente a Roma. Premesso che i cittadini di ciascuno dei dne paesi go– dono nell'altro paese di diritti eguali a quelli dei nazio– nali, una clausola dell'accordo stabilisce che le persone giuridiche godono degli stessi diritti accordati ai cittadini. Questo trattamento singolare accordato alle società a– mericane, rispetto a quelle di altri paesi che non godono dello stesso trattamento, rappresenta un altro incentivo all'intervento del capitale americano nell'industria italiana. NINO PITIALUGA

RkJQdWJsaXNoZXIy