Lo Stato Moderno - anno V - n.3-4 - 5-20 febbraio 1948

ll4 LO STATO MODERNO raie europea, e preparazione, sia pur remota, dell'atto giuri– dico che costituisca il nuovo stato federa!e europeo, ignorando 1 governi, <rivolgendosiai popoli e a tutti i partiti; b) necessità, nell'attuale stato d'animo dell'Europa, « non di presentare la federazione dell'Est come già attuata sotto brillanti colori ac– cettabili a tutti, ma di allontanare di.Ffidenze che possono vedere nella propaganda federahstica ... uno strumento per la lotta contro i paesi dell'Est e i regimi che :; impersonano»; c) piano Marshall da prendersi con le mol:e. La relazione Rossi - vivacemente polemica contro la pri– ma tacciata di astrattezza e di pacifismo - mirava a mandar per aria le deliberazioni di Venezia; proponeva la Federa– zione Europea come Federazione dj stati veramente democra– tici, con le connesse limitazioni geografiche; quanto a,J piano Marshall consigliava ai federalisti di « prendere nettamente po– sizione in suo favore », citando perciò largamente uno scritto di Spinel:i (Altiero). A dicembre del '47 la, relazione Devoto era effettiva– mente la « re:azione di maggioranza » del Comitato Direttivo Nazionale e, presumibilmente, degl'iscritti al M.E.F.; que:Ia Rossi era... la relazione Rossi. Ali'inizio del Congresso, così a fiuto, si poteva dire che la situazione s'era capovolta. Ave– van fatto ciò l'afflusso di nuovissimi soci, l'attività dei « ven– totenistli », e... l'impuntatura dei comunisti a -farsi alfieri deJ:a sovranità - e relativo onore - nazionale. * * * Come andarono, perciò, le cose a Milano? Chi sostiene che i congressi non sono che la polverina da spargersi su quanto è stato scritto prima, per questo congresso qui ha torto. Il congresso, cioè la discussione, veramente giocò. Tanto che ci fu un momento, la sera del secondo giorno, in cui i sostenitori delle ~sizioni di Venezia e della diffidenza anti– marshalliana apparivan padroni di nuovo della situazione, e un certo panico cominciava a serpeggiare net:e pugnaci - fin troppo! - file della tendenza Rossi-Spinelli. Dièeva quel tal proverbio: canonici boni viri, capitulus mala bestia; ma allora erano i tempi. .. della Chiesa. Adesso, che è il tempo della de_mocrazia, diremo invece: canonici mali viri, capitu/Jusautem bona besru. Un congresso, un congresso che giochi, \1a più buon senso de:,J.etendenze; questo qui ha giocato, questo qui è stato più intelligente de' suoi uomini, è stato veramente bona bestia. Mancata una mozione Devoto, ap– parso alla stragrmde maggioranza dei congressisti troppo angu– sto e sterile lo spirito d'una moz>ioneCorra {Venezia) di scretta osservanza ai dogmi di Venezia, sonando ancora alle orecchie dei presenti i moniti di chi metteva in guardia J'assemblea dai pericoli de:t'anticomunismo cieco e pregiudizievole, agendo sui marosi ael congresso la sedativa autorità di Enrico Brugmans: le parti si avvicinarono; la mozione Rossi-Spinel:i fu unificata, cioè fu annacquata, anzi. .. arrubinata, dicendovisi chiaro che « la federazione non deve costituire in alcun caso un'alleanza strategica od un blocco di guerra»; le liste, rima– ste due, ebbero una buona metà di nomi in comune; conti– nuando il dqsaggio anche per opera dei votanti, la lista ·eletta riuscì come il papiro dantesco « che non è nero ancora e il bianco more ». Sì che a'.la fine del Congresso tutti si dichia– ravano soddisfatti. ••• Ma tutti, un pochino - altra prova deHa saggezza del Congresso - riuscirono, in realtà, insoddisfatti. Insoddisfatti quelli della tendenza Rossi-Spinelli perchè. mentre nelle ele– zioni per il Comiroto Direttivo riuscì capolista con 9639 voti Aldo Morandi, uomo ... che non è certamente un occidentalista; A:tieri Spine:h, ... non certo orientalista, (iuscì 14° su 15, con soli 5184 voti compromettendo così - senza rimedio - una sua eventuale' candidatura al posto - eventuale anch'esso di segretario n11zionale. Insoddisfatti gli• altri perchè vedono venir subito dopo il 15°, e prender· posto così nei supplenti anzichè negli effettivi, ben cinque dei loro, compreso quel De– voto che dovette... lasciar il campo il di che precedeva ·la pugna - con sì grave danno suo e de' suoi. Adesso, per il bene del M.F.E. - e non solo suo - è augurabile che ,la saggezza del Congresso si trasferisca nel Comitato Direttivo, e di qui ne:la Giunta Esecutiva. Epperò è augurabile - lasciate che io chiuda l'autobiografico arti– colo con un mònito ... autobiografico - che C.D.N. e G.E. abbian ben presente sempre l'ammonimento che rivolse ai gio– vani del Congresso quell'anziano: - l'anticomunismo, quello cieco e pregiudiziale, fu nel '22 una debolezza dell'organismo politico italiano '(ed europeo e mondiale), una linea minoris resistentiae, per cui s'introdusse i: germe - pestilenziale - del fasci-nazismo e fece il guasto che ognun sa; l'affermazione vale - a maggior rngione - anche oggi, solo che alla parola fasci-nazismo si sostituisca la parola clerico-fascismo; chi non è, e non vuol essere, nè clericale nè fascista, sappia regolarsi e dentro ~ fuori del M.F.E. E chi vuol creare, in Italia - e fuori - la .terza forza, sia forte davvero, si guardi da certe debolezze: solo così potrà tirare sulla terza via le forze sue e - poichè la terza via è, come ha ben visto Paggi, la fatale via· della realtà - le forze altrui. AUGUSTO MONTI Parole chiare e idee confuse L'avv. Gregorio Consiglio mi amrnanisce - sul numero di gennaio della rivista Affrica - alcuni raffermi luoghi co– muni spahnaM di retorica nazionalista. E cerca d'intimidirmi con un titolo altisonante: « Parole chiare a G. Comessatti », le quali, invece, mal riescono. a dissimulare le sue idee contiuse. L'inconsistenza dei suoi argomenti mi vieta d'intrattenere una polemica proficua: debbo, perciò, limitarmi a rilevare ta– lune incongruenze e contraddizioni nelle quali è caduto il sig. Consiglio, nel vano tentativo di confutare quanto scrissi su questa ospitale rassegna (n.22123-1947) intorno a « civiltà e colonie». L" avv. Consiglio pretende insegnare cosa sia « civiltà » ed in particolare la civiltà italiana. Egli disserta superficialmente di « civiltà moderna ed attuale, cristiana e ocèidentale » deri– vanddla naturalmente da quel « glorioso passato che abbiamo ereditato .nella cultura, nel'le arti, nella filosofia, nel diritto, negli ordinamenti politici, nelle consuel:'lldini. e nel tempera– mento». Ma questa civiltà non ha mai avuto nè ha bisogno di [egionari o di camicie nere per irradiarsi nel mondo. Questa non è la civJltà dei pionieri e dei colonizzatori che, -secondo lo stesso avv. Consiglio, s'identifica piuttosto con « la volontà di redimere uomini e cose, con le opere che tutti ammirano », come ad esempio « una strada lunga migliaia di chilometri lungo le impervie regioni africane». E noi che altro avevamo chiesto, se non di provacre questa « capacità a colonizzare » degli italiani, incominciando da casa propria; e prima di fame beneficiare le popolazioni etiopiche, impiegat1:a a « redimere uomini e cose» del merid'ione d'Italia? Mentre difettavano i mezzli, l'iniziativa o la volontà per riscattare e bonificare le nostre terre incolte; dotare di acque– dotti, comunicazioni, scuole, i complessi urbani e rnrali de1 Mezzogiorno, COSÌ! da valorizzare la sua potenziale fecondità e fume un e'.emento basfare dell'economia nazionale, si dava fondo alle finanze ed alle risorse del paese per regalare alla Etiopia ppere pubbliche improduttive o irrazionali per la mole, l'ubicazione e la destinazione; importando dall'Italia il cemen-

RkJQdWJsaXNoZXIy