Lo Stato Moderno - anno V - n.3-4 - 5-20 febbraio 1948

LO STATO MODERNO Diso<.:cupazione e istruzione professionale Jl colpo mortale inferto all'equilibrio europeo dalla guerra <JOnclusasi nel 1918 con la vittoria alleata, derivò fra l'altro -dall'arresto durante il.conflitto dell'emigrazione transoceanica jl cui flusso non riprese più in una fonna sensibile, anche per le restrizioni all'immigrazione poste dagli Stati Uniti nel 1922. La stessa emigrazione temporanea in Europa, non offrì più agli italiani le possibilità che si presentavano prima del 1914, sia per le discipline intervenute a rngolare i trasferimenti -di lavoratori da stato a stato, sia per la politica del governo fascista contraria ad ogni forma di espatrio. Ed ecco col venir meno delle grandi correnti di emigra– -zione, la disoccupazione rivelarsi come un male insanabile per il nostro paese. Può essere richiamato qualche dato statistico per cui i 300 mila disoccupati del 1929 aumentano sino ad 1 milione nel 1932. La politica di lavori pubblici accentuata dal governo fa. .scista dopo il 1932, non riuscì ad assorbire più di 200 mila favoratori, ed ancora nel 1938 le statistiche denunciano oltre -800 mila disoccupati. Vi sarebbero poi da considerare i disoccupati che non figuravano, specie nel settore agricolo, dove famiglie in sopran– .numero vivevano su poderi che non consentivano l'integrale occupaziòne di tutti i componenti. Dopo questa guerra, rientrati i prigionieri e gli internati in Germania, rimpatriati forse 100 mila coloni dall'Africa, il fenomeno della disoccupazione si presenta in forma allarmante, tanto che si possono denunciare circa 2 milioni di disoccu- 1>atisecondo statistiche forse non del tutto attendibili, ma che <JOnogni probabilità peccano più per difetto che per eccesso. E' doloroso considerare che l'Italia è ..forse il solo paese di Europa che soffra di questo male; anzi molte !llazioni eu– rnpee Tisentono piuttosto di penuria di mano d'opera. Ne ~ìsulta che i comple~si e difficili problemi economici, finanziari e monetari del dopoguerra, sono ulteriormente ag– gravati dalla necessità di studiare soluzioni che tengano conto dell'assorbimento del maggior numero di disoccupati. Si può di sfuggita osservare che il blocco dei licenzia– menti nelle imprese private ed il mantenimento di personale in esuberanza nelle amministrazioni pubbliche, rappresentano pe– Ticolosi rimedi, se non mezzi controproducenti. Gli alti costi -determinati dall'inattività di una parte della mano d'opera, ~ono di ostacolo allo sviluppo delle vendite, sia all'interno che all'esterno, e quindi a un incremento della produzione e della -occupazione. L'esuberanza di personale nelle amministrazioni statali, comporta un onere per la pubblica finanza "he aggrava la pressione fiscale, ragione a sua volta di alti costi e di de– .pressione economica. Il personale nelle amministrazioni -sta– tali potrebbe quanto meno essere destinato negli impieghi più utili per l'economia nazionale, in modo che il danno prove– niente dall'elevata spesa sostenuta dal paese per il suo mante– nimento .fosse in qualche modo bilanciato. Senza entrare in dettagliati particolari, si può richiamare l'opportunità di creare e potenziare uffici e amministrazioni intesi a incrementare lo sviluppo del mrismo, a selezionare, indirizzare e sviluppare de– terminate produzioni sopratutto artigiane, avviandole anche verso i mercati stranieri. Infine quando lo stato debba erogare del denaro, piut– tosto che a mantenere del personale parzialmente ozioso a cui talora si attribuisce rolo il compito di far eseguire ai cittadini · inutili formalità per pratiche che potrebbero essere condotte assai più speditamente, giova che lo destini ad incoraggiare determinate produzioni. Un recente esempio di una forma d'intervento statale in– teso a tener viva una produzione che andava rivelandosi anti– economica, è quello a favore della bachicoltura, .per cui fu– rono destinati due miliardi e mezzo. Se l'azione dello stato sia intervenuta nella forma più opportuna non saprei dire; certo i1 pericolo di questi aiuti è sempre quello che non siano prestati nei modi migliori e che vi siano disperdimenti quando non anche ingiuste ripartizioni, in cui prevalgano gli interessi dei più potenti o l'azione dei più scaltri e dei meno one~. Ad ogni modo, nel caso citato, incoraggiando la bachicoltura si dà del lavoro ai produttori di seme bachi, ai contadini che fanno l'allevamento, agli addetti all'essicamento e alla stagionatura dei bozzoli, alle operaie delle filande, alle maestranze delle tessiture, oltre alle attività derivate di commercianti, commis– sionari ed esportatori. Resta in ogni modo integro il grave problema del:'assor– bimento di due milioni di disoccupati; e considerando che vi sia necessariamente una certa quota di persone senza lavoro per i trasferimenti dall'una all'altra attività o per scarso buon volere, rimane il collocamento di oltre 1.500.000 di individui. Nlè va scordato che in Italia vi è un incremento di popolazione attiva annuo che si può calcolare in 300 mila indiyidui . Pasquale Saraceno, direttore del Centro di studi e piani tecnico-economici, ha pubblicato a cura di questo Ente gli « Elementi per un piano quadriennale di sviluppo dell'eco– nomia italiana ». Con un'analisi accurata delle singole attività, egli prospetta .Je possibilità di ,assorbimento di mano d'opera quando sia compiuta un'opera tenace e concorde di sviluppo e di risanamento sia nel campo delle opere pubbliche che del– !'edilizia, dell'industria manifatturiera e dell'agricoltura, Le conclusioni cui perviène importano un incremento dell'occupa– zione di 1.375.000 lavoratori dal 1948 al 1952. Tenendo conto di una presumibile emigrazione nel quadriennio di 500.000 unità, si perviene ad un totale di circa 1.900.000 individui. Per contro stanno 2 milioni di disoccupati attuali e 1.200.000 in– dividui che nei quattro anni si renderanno disponibili in ag– giunta alla popolazione attiva esistente. Risulta quindi una eccedenza di 1.300.000 lavoratori; e togliendo l'occupazione di ,ittrito che può essere calcolata in circa 400.000 unità, ri– mane quasi 1 milione di disoccupati. Vi sono tu_ttavia molti dubbi circa la <p0ssibilitàdi realiz– :tazione dei piani prospettati da Pasquale Saraceno. E' dubbio infatti che la finanza statale possa far fronte al programma preventivato di opere pubbliche; e non bisogna trascurare le incognite che .si presentano in relazione a possibili depres– sioni economiche, o a mancanza dei capitali necessari per gli sviluppi previsti nell'edilizia privata e per la razionalizzazione degli impianti industriali, con una conseguente maggiore e più economica produttività. Allora contro la piaga della disoccu– pazione dovrebbero soccorrere rimedi più minuti, meno ap– pariscenti, ma che assai più di altri dipendono dal buon volere degli italiani e dalla saggezza dei governi che guideranno la nazione. Se il paese difetterà di capitali e di materie prime per effettuare un programma di più ampia occupazione operaia nell'industria, rimangono tuttavia altre possibilità, costituite sopratutto dal potenziamento di una diffusa istruzione tecnica professionale, ohe consenta all'individuo le più diverse occu– pazioni sia nel campo dell'artigianato che in quello agricolo e in talune attività collegate con la produzione agraria; nè va scordato il settore dei servizi in relazione al turismo. Non è il caso di spendere parole sulle possibilità, degli artigiani italiani, e sul!e- loro capacità creative, cui si accom-

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