Lo Stato Moderno - anno V - n.1-2 - 5-20 gennaio 1948

LO STATO MODERNO 31:. la grande differenza tra i tassi attivi e passivi. Le banche, in altre par<iJe,oorcano di pagare U meno possibile le disponi• bfità liquide che rioevono, cioè i depositi, e nel tempo stesso cercano di ottenere il m!M5'irno possibi:e dai finanziamenti che concedono. Da una parte, quindi, non stimo!ano il risparmio o. meg:io, la propensione ,..•d enaro liquido a depooitarsi in banca; e daU.altra frenano l'attività produttiva in quanto ob– btigano a pagare saggi oJ,t,,emodo onerosi. Il nostro sistema bancario anzichè o;eare il processo produttivo in ta!uni casi lo frena. Le banche si rendono ben conto di questa situazione, e giustamente cercano di ovviarvi, pur tenendo presente a:cune premesse di carattere sociale. Questa è la ragwne per cui chiedono che g:i sporte:.:i rimangano aperti anche nel pome– riggio. La banca, l'ho già detto, è il cuore deD.a no.stra vita economica. La qua.'e non ,s,iarresta a.·~ dodici e mezza in punto, ma continua a pulsare per /'intero pomeriggio. La chiusura pomeridiana deg:i sporte::i bancari, quindi, reca grave <han.no.E ciò specidmente in questo momento in cui si la– menta una ins{ma tesaurizzazione monetaria. Non vi è dubbio che lo ~ro bancario ha aggravato ìl fenomeno ed avrà ripercussioni anche per i: futuro. Si fa finta di dimenticare questo fatto perchè ci 51Ì è abituati ad un tran tran di icarso, rendimento che grava poi, in definitiva, sul reddito nazionale, e quindi sti.1a porzione di quel reddito che è pagato sotto, forma -di sa:.Ori e stipendi. PO'Tzioneche nel d9poguerra è cer– tamente SU'(Ml'iore a quix:a osservata nel periodo prebe/.'ico. In (l(tre parO:e l'a:to costo del servizio bancar.io , visto da un pwrto di vista generale, può ben essere inquadrato ne: più vasto prob:ema de:J'esuberanza defa nostra popolazio111e ri– spetto ai beni strument{Ù capaci di dare reddito. Tutti et lamentiamo per l'alto costo de: servizio bancario. per le mag– giori spese sa1aria:i e per J.a minore prodtittività del lavoro, per i contributi as.l'icurativi ai quali non CO'Trispondeun effi– ciente seruizio reso agli assicurati. Siamo a(le solite. Ouestl maggiori costi altro non sono che sussidi di disnccttpn7ione che gravano su particolari attività produttice. li problema. dtmque, è que.'lo di vedere se convenga continuare su questa via, oppure se non convenga ridare efficienza a tutte le atti-– vità produtt-ive e ClX1·eddito conseguito pagare effettivamente sussidi ai disoccupart• L. L. L' E/)UC'A Zl<JNE AL P4RASS/J ISMO Forse per meglio intendere nei suoi sviluppi convulsi e nelle sue inerzie; nelle sue smanie e nei suoi avvilimenti la storia ital:ana dall'unità ad oggi (anzi ci si potrebbe rifare alL1 metà de:11 Ottocento), non sarebbe in<>pportuno uno stu&o - che ~,uscirel>be senza dubbio vo:uminoso - sul priv:leg'o. Sul privileg:o proprio come istituzione permanente della nostra vita pol:tica ed economica, magari come propulsore di certe iniziative poi consolidatesi ed affermatesi e d:venute col tempo non privileg:ate, com·e misuratore di una serie di attività che dal prjvilegio hanno tratto la spinta ed il coraggio dei primi passi prima, della sopraffazione poi. Solo a leggere la storia dell'industria del Tremelloì1i, seria per l'accuratezza dell'indagine e dell'informazione pur con le me manchevolezze, si ha un idea (che l'autore non coglie tino in fondo con la necessaria spreg'udicatezza) dello sviluppo - che è interessante seguire anche cronologicamente - della nostra industria in una economia di privilegio: vantaggiosa cioè per certi settori e per certe categorie a scap'to di altre iniz:a– tive e di altre categorie e senz;i a'!cuna considerazione del.J'inte– resse generale. Non bastò all'Italia l'opera di Cavour, intesa a creare un movimento liberale che proprio sulla libertà economica doveva far leva; perchè la rivoluzione liberale che egli aveva in:ziato non fu condotta dalia classe politica italiana in modi moderni e conseguenti, o add:rittura non fu nemmeno accettata. Questa mancata accettazione di un liberaìismo dinamico, cioè la mancanza di una cosc'enza liberale moderna e snodata, è l'orig'ne prima e remota de:la situazione econom:ca italiana, esasperata dal ventennio autarchico ma tarata già prinla; e la giustif'cazione storica di quella che oggi ch'amiamo industria parassitaria, è nell'econom:a di privilegio che fin dal secolo scorso ne permise non solo ma ne agevolò e spronò il sorgere e l'affermazione, e che oggi si perpetua aggravata dalla partico– lare precaria condizione del Paese. Sulla deficienza di questa coscienza liberistica (e capitali– stica) nella borghesia italiana scrisse· e si diffuse - come si sa - il Gobetti. che vide luc:damente come di q'ui nascesse quella che si potrebbe chiamare l'educaz!one al parassitismo; ~duca– ziont facfle che iru;egna a contare sullo St-ato in tutti i momenti di crisi, a contare sui dazi per sostenere artificialmenre i prezzi, a cc>ntaresui sussidi per la risoluzione di ogni difficoltà, perfin(). per il pagamento del;e imposte. Salvem:ni dal canto suo, e con quel calore moralistico. che mette tuttora ne:la sua polemica, g:à da anni aveva iniziato la sua battaglia smascherando altri privilegi, che à quel;i delLi classe industr:ale e capitalist:ca sono assurdamente legati, quellì de@lioperai de:la grande industria de; Nord a scapito del Sud e delle masse contadine, in genere dei con:sumatori e dei con– tribuenti. Il periodo fascista non poteva che appesantire questa si– tuaz:one; e la politica autarch:ca orientata alla guerra portò, fino ali'assurdo il protezionismo economico, con vantaggio an– cora una volta di un ristretto ma potente settore industriale. Anche l'immaturo proletariato industria:e si adattava faciÌ– mente, proprio perchè reso malleabile dall'esper:enza parassi– taria, a far da complice nell'avventura del regime. Nel '25 Guido Dor~ nella .sua Rivoluzione Meridionale aveva g:à potuto intu:re come questi interessi partico:ar'stici organ'zzati, nati con la nascita stessa dello Stato unitar:o, avreb– bero finito, per difendersi, col creare una legalità dittatoriale. Diciamo forse cose note anche se, dubit:amo, non·d'gerite. Ma cose note che oggi, mentre il Governo segue (o tenta di seguire) una politica anti-inflazionistica. mentre sono aH'or– dine del giorno g.Jistudi sulla ,riforma deTI.R.I. ed ì finanzia– menti all'industria pesante del Nord, d:vengono di part:oolare: attualità e rivestono particolare interesse. Si tratta insomma di vedere se ci si può slegare da uni. situazione di immobilità che tiene (e terrà sempre finchè non sarà risoluto i.Jproblema) prigioniera ogni az:one del Governo intesa al risanam·ento della nostra economia e del bilancio dello Stato. Il g'rn poi diviene ovviamente v::zioso: da una parte l'a– zione statale si palesa prigioniera di questa-situazione di ìmmo-. bilità; d'altra parte i gruppi privati che hanno interesse al man– tenimento di questo squilibrio, anzi di sforzarlo fi-noal limite, riescono ad agire sulle leve direttive, controllandole e manO-: vrantlole a, piacere e rafforzando vieppiù la loro condizione di privilegio. I partiti di sinistra avrebbero avuto buon gioco non solo nello smascherare questa situazione ma nell'esercitare un'azion& •

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