Lo Stato Moderno - anno V - n.1-2 - 5-20 gennaio 1948

LO STATO MODERNO 11 1 R E lOJ\GRESSJ CHlTlCA ALL'AUTOCRlTlCACOMUNlSTA Due anni or sono, il V Congresso nazionale del P.C.I. aveva acc:amato un'ampia relazione della direzione che illu– strava oon vivo senso di legittimo orgoglio la dura lotta degli anni della persecuzione e della guerra e I'« impetuoso svilup– po » 'dopo la ripresa. « U nostro Congresso - aveva concluso Togìiatti - è stato un Congresso di vittoria, perchè è stato il Congresso di un partito che si è conquistato un posto di avan– guard:a nella vita della nazione ». Fra la convocazione del V e la convocazione del VI Con– gresso, nel biennio testè decorso, alcuni sviluppi della politica promossa dai comunisti Sono stati conso!idati daila Costitu– zione repubblicana; ma son mancate quelle rifon11e di strut– tura che erano state dai còmunisti preconizzate, ed è venuta meno per oostoro la possibilità di assolvere a quella funzione direttiva che avevano rivendicato al P.C.I., come partito di avanguardia della classe operaia, e che già presumevano di avere acquisito. I: bfonoio di questo periodo, di questi due anni in cui il partito comunista ha visto sempre più a'llentare i suoi con• tatti con gli altri ceti sociali ed ha sentito stringersi attorno la minaccia dell'isolamento, ha costituito la parte più interessante delle relazioni e di alcuni interventi al VI Congresso comunista. « Noi siamo capaci, freddamente, d'indicare i nostri errori»: ha affermato il leader del partito; ed ha poi egli stesso ricono. sciuto il fallimento di quella politica di unità nazionale che pure gli era sembrata la più adatta per superare le gravi diffi– coltà che l'attuazione di quel suo programma di profonde ri– forme struttura'1i non poteva non incontrare nel Paese. Quest'invito all'autocritica è stato accolto nelle relaz:oni di Scoccimarro, di Sereni ed in altri minori interventi, che però si son :.imitati, nel comp:esso, ad approfondire questo o quell'aspetto della relazione svo:ta dal segretario generaile; tanto che a qualcuno è sembrato di trovarsi di fronte ad una « autocritica organizzata ». mossa e diretta da Togliatti su di un preciso binario (Umberto Segre sul Corriere di Milano del Il gennaio). Del resto lo stesso Togliatti ha tenuto a precisare che :e critiche alle debo:ezze e a1le lacune apparse ne:f ap])':i– cazione del metodo elaborato dal P.C.I. per sollecitare il po– polo italiano sulla via della democrazia popolare, « non ne toccano •la sostanza» (su Rinascita, fase. 11-12). « Occorre ora ind:care le forme nuove delìa sua attuazione » nelle condi– zioni create dalla controffensiva reazionaria, ha aggiunto To. gliatti: ma se egli avesse sinceramente aderito all'insegnamento leninista, secondo cui si deve « riconoscere apertamente l' er– rore, scoprirne le cause, analizzare ,la situazione che Jo ha gene– rato, studiare attentamente i mezzi per corregge~lo », non gli saTebba stato più possibile fingere la continuità dè. metodo, che è stato ripudiato dopo quasi quattro anni di un'esperienza fallita, e che oggi si vonrebbe sostituire secondo a:tri criteri da sperimentare in con<lizioni assai più difficili. Al 25 luglio ed all'8 settembre 1943, all'inizio cioè della ripresa, quando è crollato i~ regime fascista ed è incomin– ciata la lotta contro 'i residui di questo e contro ·le multiformi guise di -reviviscenza del prefascismo, il partito comunista era legato da un patto che lo impegnava a concordare la sua azione con que:!a deg:i :Ùri due partiti di sinistra: del part:to socia– lista e del partito d"azione. Nel conùato delle correnti a~tifa. sciste, prima, e ne! comitato di liberazione, poj, i tre part:ti di s;nistra si eran presentati come un un:co blocco de:Je forze antifasciste rivoluzionarie cli sinistra. Fu soltanto dopo il ritorno di Togl:atti, dopo la famosa « svolta » di Napoli, che i comu– nisti, pur conservando i più stretti impegni che avevano con, cordato coi socialisti, si fecero promotori della polit:ca di unità nazionale mirando a sostituire alla triade dei partiti di sinistra que!la dei partiti di massa (P.C.I., P.S.I. e D.C.). Oggi, dopo quattro anni di esperienza negativa, il P.C.I. ripiega sulla vecchia politica del blocco delle forze rivoluzionarie di s:ni– stra; ma nel frattempo, il P. d'A. ha dissipato tutte le S'lle possibil:tà ed il P.S.I. ha perso la sua forza di attrattiva verso quei larghi strati di lavoratori, di produttori che non son di– sposti a -lasciarsi inquàdrare 11elle organizzazioni rigidamente controllate dal P.C.I. Cosi, come è apparsa al vaglio dell"autocritica comunista, la storia di questo dopoguerra è la storia di una rivo!uzione mancata. La rivoluzione è mancata principalmente perchè i comunisti si son trovati a dover agire, fin da'1primo momento ma poi anche in seguito, in una situazione storica marxistica– mente chiusa per <:ssi: 111"1 senso che non eran maturati i pre– supposti sociali per un rnpido rivo:gimento po:iticQ. Si r:con° sideri, ad esempio, la posizione di partenza, al 25 luglio; e si vedrà come quell'equilibrio sociale interclassista, che era stato nei propositi del passato regime, si fosse realizzato, al mo– mento del:a caduta di questo, ne: fronte de]e forze eh' eran con– trarie al perdurare di una guerra che appariva perduta. Questa, fu la vera ragione che precluse ai comunisti, nei quaranta– cinque giorni di Badogl:o, ogni tentativo classista di azione diretta contro il r~gio governo del colpo di Stato. Ma sono stati, in seguito, proprio i comunisti, nei venti mesi della lotta ar– mata e fin dopo il'insurrezione vittoriosa, a Tinnovare lo stesso equivoco interclassista attraverso quella politica di unità na– zionale che intrapresero dopo il retour de l'U.R.S·S. di Togliatti. Quando poi, a guerra conclusa, la lotta di classe ripren– derà i suoi logici sviluppi, saranno i partiti moderati, ; partiti conservatori - i democristiani ed i :iberali - a riassumere l'iniziativa fuori del C.L.N. Tanto che riuscirà ad essi d'incri– nare lo schieramento delle forze lavoratrici nel delicato punto di suturn fra :a classe operaia ed il ceto medio. Mentre sareb– be stato necessario ai comunisti, per potenziare la loro politica nel gioco dialettico della lotta di classe, poter spostare quel punto di frattura verso gli strati superiori della media borghe– sia. Sta comunque il fatto che, durante tutta la fase dell' « illu– sione parlarnentarn » - come l'ha chiamata Sereni al Con– gresso, ....'.. sono stati proprio i comunisti a sub11regli effutti de:la lotta di classe ne! vano proposito di rinnovare la loro politica di unità nazionale ch'era già irrimediabilmente fallita. Ed è questo un addebito non di poco conto; è questa una: CX'nsta– tazione gravissima per un partito che pretende di procedere • lungo la strada maestra del marxismo • perchè presume di saper <t capire quali sono le forme di combattimento che sono adeguate ad ogni situazione» (Togliatti al VI Congresso pro– vinciale milanese).

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