Lo Stato Moderno - anno V - n.1-2 - 5-20 gennaio 1948

LU STATO MODERNO Burzio e il suo Jiberalis1110 Poche settimane prima dell'improvvisa morte, avvenuta a 57 anni, il 25 ge,maio, avevo scritto a FiJippo B11r::io: « Il tuo libem.'ismo, è la dem-0cra::ia cristiana con il demiurgo ol posto del Papa». Il m-0tto scher::oso, ~i era sorto dalla lettura di un articolo in cui Bur;:;io rivendicava i diritti di ciò che i-0 avevo bat,'dz::ato - parodiando il titolo di un l)(jCc/1ioiibro del grecista Fraccaroli - « L'irrazionale nella politica». Cosa cu– riosa in 1111 uomo di formazione scientifica e fi:osofica, Bur;:;io - forse pel suo temperamento d'artista - ripug,wvo crl ra::i-0- nalisnw materialistico che è una delle religioni dei tempi nuoi;i. Davanti ai fenomeni politici, egli era sensibilissimo ai richilimi del sentimento e alla poesia delle tradizioni (il 2 giugno 19-16 fu per lui un gran colpo), e osti!e ol 11udo machiavellism-0 che procede dal disprezzo degli uomini e dalla quieta considera– zione de:.J.e loro passio11i. L'autore cli Bur::io, non era il Guic– ciardi11i dei Ricordi, bensì 11110 mesco/.an;:;a di Goethe, Rousseau e Joseph de Maistre. Pur riconoscendo maestri Croce, Mosca e Pareto, la fonna meritale di Bunio era ag:f antipodi dal me– ridionaJe· gt1sto spocu:(lltivo ciel pri·m-0,e dal nit'ido cirvii.·mo'e/e– gli altri. Cercava, come prova la s~a Essenza del liberalismo, un 11 uovo contenuto sociale ali.e vecchie formule, e accettava volontieri audaci riforme di struttura. Il suo ideale era Giolitti, artisticamente rivissuto, e temo che se gli avessi riportato l'opi– nione dell'amico Trompeo secondo cui De Gasperi è il nuovo Giolitti, /'avrei trovato consenziente. Quando il partito conserootore dei /.iberalcrociarti, diede i primi CO:pi al Gabinetto Parri e aA.'apo:it'ica det:e sinistre, Bur– zio fu quindi tra gli avversari; e questa sua presa di posizione, la riconfermaoo nel dicembre scorso, con un articolo in cui fa– ceva di <.,obetti il padre ~ anime scombinate del Partito di Azione. In realtà., egli aveva visto subito giusto (e, con opposte aspirazioni, g:i te1111;i b01'CI011e nella « Nuova Europa», e più tardi qui) e per qutmto u nostro cuore soft1'isse de~'occasione perduta, dovettimo convincerci ch'egli aveva ragione nel de– nunciare l'inettitudine del governo dei C. L. N. e poi cli quello del Tripartito. Anche la repubblica nata con Romita levatrice e don Pietro «fondatore» (ah, quel« Grazie, Nenni/», incenso irl fa11tiglia dell Avanti! com'era di buon gusto, e discreto!) gli .costò giorni cli pena e cli angoscia. Pur tuttai;qa, le • mdve » non lo ebbero. Antifascista vero e schietto, tenne fino al/'ulti– "ll1 (Graziani e le sue mem-0rie oscene) duro. Federalista con– vinto, si batteva contro il nazionalismo dei monarchico-fascisti; credente, ospitaira chi non lo era. Porte aperte alle nouvelle.s couches sociali, e a una Russia dem-0cratica. Aiutare Saragat, non so se oggi possa esser chiamata una benemerenza: co– munque, il connubio fra socialisti e democri.stiani restò, sino alla scomparsa dei primi, il sogno di Filippo Burzio. 1'1,tti C-OÙ>rO che credono alla « terza forza •, lwmw sen– tito quindi la sua scomparsa come una perdita difficilmente riparabile, per /'autorità dell'uomo, e per la nobiltà dei suoi ùleaU. Amico di Brosio, era tuttavia rimasto con Croce e la sua sètta (finita sotto l;egida del salandrino De Caro); e se non $ra certo uom-0 da seguire quei liberali di sinistra confluiti nel P. R. I. aveva mantenuto con Cara,ulini e con gli altri i più amichevoli contatti. Quando gli mandai. una « lettera aperta» di cui l'011. Lucifero mi diede cortesemente atto, riconoscen– dosi a capo del « partito liberale dei conservatori italiani », egli ricevette una rabbiosa filippica tla don Benedetto, e una epistola di Gattoni, da cui traspariva che io « 11011 avevo com. preso » quello che due mesi dopo doveva i;erificarsi, e cioè che Cattani volendo restar liberale, doveva uscire dal partito di De Caro. Narro questo episodio per 11wstrare che Burzio, iscritto al P. L. I., si J trovato in mez;:;o a/lt>oscillazioni di ten– denza sintomatiche della crisi. Per conto proprio, aveva risolta il prablenw con u11atteg– giamento originale, rispecchiato appunto nella Essmza del li– beralismo, che lo lasciava liberu e/alla disciplill(I di partito. In lui infatti il liberalisnw IIC'II era un « regolamento'», un « ap– parato », un « catechismo », mli una natura'e forma di vit.a e di pensiero, uno stato d'animo. Ciò che spiega I.a sua signo– rile tol/.eranza, la compostezza delle sue poi.emiche, il rispetto per l'avversario, il metodo cli riportare la discussione dagli epi– sodi ai principi generali. Venuto <il giornalismo dalla « terza pagina » egli aveva conquistato un I.argo pubblico, e la diffu– sione della sua fama aveoo. coinciso con lo spostamento a de– stra del/' opinione. Tuttavia anche i nostalgici e/elle sinistre. militanti ~se/usi, leggevano con attenzione i suoi articoli, non soltanto per la chiarez::a e l'interesse delle idee, ma anche per la pronw comprensione ciel/e 6·it11azionie dei .sent'ime11ti. Non era 11ellanatura cli Bur;:;io, il prendere di petto e squas– sare il lettore, bensì una i11si1111ante persuasione, un patetico appello alle sue migliori passioni. L'equilibrio che egli avelXI raggiunto con la formula del demiurgo, consisteva appunto in una esatta dosatura della ragione e cieli'impulso, 11ellacon– templazione disinteressata in ltwgo dell'oziane cieca. Burzio era un fedele di Goethe, e pur congeniale al mondo prote– stante aveva mo/li lettori cattolici, (nu, i segugi della Civiltà cattolica l'avevano snidato, e gli aveva11 detto chiaro, che non volevano saper di demiurghi, ma di gregari della D. C.) ai quali cercava cl' instillare 1111 senso di distacco dalle frenesie mondane e dalle settm-ietà e faziosità politiche, che anche ooi riconosciam-0 utilissimo, pur giungendovi pe,- altre vie. Con I.a sua wca::ione di « direttore di coscienza•, aveva r4rxx>lto attorno o sè simpatie singolari, in un mestiere nel quale firwra si riteneva riuscissero in testa i giocolieri alla Scarfoglio, cià che prova quanto i tempi siano mutati. La sua era stata un' after,naZJione individ110le, e 11essund spero vorrà mettersi a « fare del Burzio », e ad imitare uno stile e una condotta persond:issimi, e che muoiono oon lui, mentre il ri– cordo dBll'amico, i suoi saggi e ritratti, le sue interpretazioni della storia pienumtese, la sua opera scientifica e i suix studi fiJ.osofici, tante be;ie pagine e care memorie, restmw a con– fortarci. CANDIDO

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