Lo Stato Moderno - anno IV - n.24 - 20 dicembre 1947

552 LO STATO MODERNO LA FOGLIA DI FlCO (O D;~EDERA ?) . Vigrw, nel mio corti/ nereggia un fico L'albero sarto del gran padre Adamo .... cantava Lornnzo Stecchetti buonanima; e i suoi versi mi sono tornati ala memona ,.eggendo che saragatiani e repubb.ica.n.i storici anelavano a i.coprire le vergogne de.ca D. C. e a ooJ,.o– carsi sug11mboct.iti scanni 111:JLStena.i, fino a]e prossillle ele– zioni, .teJe.i a.I insegnamento de: sor Capanna, anteguerra HH4:. « lo tengo: idea.e ne: sedere». I nostri amici di Napo:1 (non 11 partlCOdbernle dei const>rvatori ita:.:iani, il cui presi– dente onorano a vita, don Beneuetto, sarà dorinnanzi la nin– fa egeria - dal c:negiornale del! assemblea al teatro Valie, poco attraente, però - de, marchese Lucifero, ma gli autori d1 canzon~tte e d~ motti scostumati, che son persone serie) di– ranno « Ch1Loffa.ta?», magica paro.a a cui le vie1ltes barbes del P.R.I. P. il giovanJ pizzo di Tremelloni saranno assai im– barazzate a rispondere. li solito maìigno cercherà d'insinuare che, stand~ al Governo, i nuovi venuti eserciteranno una spe– cie di dro1t de regard sull:_icosa pubblica; ma bisognerebbe credere che i nostri democristiani fossero degl ingenui, capaci di recarsi al Consiglio dei Ministri sprovveduti e sconcertati, e non faccia:no loro l'oltraggio di ritenerli così novizi e can– d:di. E allora? I ne<Jfitivedranno ciò che gii altri faranno loro vedere, e che all'opposizione avrebbero egualmente contem– plato. Potranno, è vero, in atte~a...,della campagna elettorale, sfoggiare quell autofità che agli ~:chi degli stolti proviene dai sedere in qualche ministero; ~a i monarchici di cui l'e– sercito e la burocrazia riboccan?, non accresceranno di un voto gli scarsi ,suffragi di Facchinetti. Quanto alle « specula..! zioni », le malve, che son quelle che detengono i quattrini, ne faranno certo omaggio alla D. C. e alle destre, com'è na– turale e logico, e se qualche· scampolo avanza per repubbli– cani e « p:selli », lo cederanno più caro. L'unico vantagg:o the poteva aversi dall'ingresso era in realtà la distensione degli animi. Ma i comunisti sono irri– tati di vedere qualche onesto democratico voltar loro le terga, e godranno di far « ·sparare » Pacciardi con Scelba; quanto ai • bassotti » Je cui libidini e concupiscenze ministeriali era– no forse ancora più acute e pungenti deae saragatiane, schiu– man rabbia e furore. Siamo dunque al marché des dupes? Temo di sì, giacchè la scelta '<lei l!}inis~i da cedere è stata fatta da De Gasperi con astuzia soprafÌ'ina, e gli altri ci sono caduti in pieno. Che cosa importa la Guerra, quando si sa che nel deprecato caso di disordini l'esercito non interverrà, forse, che in sordina, e tutto resterà sulle spalle deila poli– zia? Se le mie info1mazioni sono esatte, qualche intelligen– te membro de! DiTettorio del P.R.I., davanti a:l'obbiezione di De Gasperi ·che tog:iersi foterni ed Esteri ,pe! P.R.l., Finan– ze e Tesoro per i liberali, voleva dire castrare la D.C., ave– va proposto eh~ il Presidente conservasse simbolicamente gli Interni ad personam (che era l'uso giolittiano) prendendo un sottosegretario P.R.I. che sarebbe stato il ministro effettivo. L'aver abbandonata questa soluzione-cardine, per pigliare una Vicepresidenza con comitato di quattro, di cui Scelba e Fanfani cl.e., è prova che in seno al P.R.l. le nuove forze sono inascoltate e predicano al deserto. I saragatiani, insabbiati a loro volta nel Ministero del– l'Industria, sono stati canzonati allo stesso modo. Essi mm hanno capito che oggi, e ancor più nei mesi che verranno, il Ministero dell'Indu.;tria, a parte la sua ,congenita inutùtà, non ha nessuna importanza perchè chi dirigerà l'Industria saran– no, in realtà, i m:nisteri finanziari. Tremelloni potrà pianifi– care a perdifiato, di giorno e di notte; ma oltre al freno della Confindustria che agirà poderosamente, vedrà tutti i suoi piani andare ali aria perchè le attività o inattività saranno con– dizionate non da lui, bensì dal credito, e dalla poss:bilità di « fare il giro » e di pagare i salari, ciò che farà saltare tutti i vincoìi o le velleità di vincolismo. Gl industria!i non avran– no che da scagliargli contro le Commissioni Interne e i Consi– gli di Gestione, dove predominano i comunisti i quali sa– ranno ben :ieti di crocitiggere un « pise[o », per ottenere, h1 pratica, il p:ù anarchico !Iberismo;_e rinforzando la manovra col resping~re o non finanziare le materie prime che egì1 vorrebbe piimificare e assegnare, lo avranno in mano, [ veri n~inistri de.I ~?dustria saranno qu.ndi Einaudi c Mcrzagora (. un contro . altro armato) e Di Vittorio e Costa, e i suo 1 burocrati oggi in via di ringalluzzire se ne accorgeranno. Repubblicani e « piselli » hanno dunque lasciato, comt il cane di Esopo, :a preda •per l'ombra. E De Gasperi, al ri– paro de.la :oro fog:ia di fico, continuerà a farse:a con Sce:ba, tutto lieto di aver scapaccionato il gronchiano Togni, a cui i suoi confratelli <l'improverano d"aver avuto troppi scrupoli « politici » quando si trattava di abolire i prezzi così battez– zati. Fatte le elezioni, sarà facile sbarcar le centralsinistre 1.; imbarcare .Je·destre, tentar di per,petuare il clericalg:olittismo a cu). ij, nostro d!sgraziato paese sembra destinato. E sare: davvetò cunoso di contare i voti dei « piselli », che ne avran– no e.erto assai meno dei repubblicani storici, i quali, come « razza » tengon duro. Altr9 conteggio ricreativo sarà lo scru– tinio dei voti de; « bassotti », cioè della percentuale di comu– nisti che rit'ewrà Fordine di eleggere Nenni. Le asinerie degli « scioperi a comando », tra gli altri ef. fetti nocivi, hanno quello di risuscitar nei piccoloborghesi la prepotenza e la seUarietà forcajola donde nasce il fascismo. Ho sentito gente felice di aver letto sui giornali che Pajetta era stato « legnato »; e subito ho risposto che non si lamen– tino poi se saranno « legnati » od appesi a ìoro volta. Se fos– sero meno ignoranti, saprebbero la storia di quel francese. Louis Pergaud, il quale ne[a guerra del '14 scriveva giu:ivo dalla trincea che sparare sul boche era per lui come « tirare alla lepre ». Il guaio fu che nella trincea dirimpetto doveva esserci un tedesco con eguali istinti venatori, e che il nostro tiratore scelto finì a sua volta per essere scambiato per una lepre, e come tale trattato. Non ci rimane dunque ahimè, che cé tinuare, instanca– bilmente, a far da pompiere e da disinteg re, volgendo in comico tutto quel che si può, perchè una risata può evitare un colpo di pistola. Il nostro paese, per fortuna, a di.spetto de– gl'incoscienti che da destra e <la sinistra vorrèbbero fanatiz– zar:o, tende ad adagiarsi in una forma di quieto vivere che, a volte, può diventare sublime buonsenso. Di facezia in face– zia, si finisce ali'osteria, o altrove, e le risse si 5Pengono nella pace di Marcone. Io non amo le « garanzie » 'llè da parte russa, nè da parte americana, per una ragione del tutto nazionale, e cioè che « portano jettatu,ra ». Noi siamo, a dispetto delle emor– roidi mussoliniane, un popolo vecchio e pacifico e non abbia– mo nessuna voglia di servir da cavia alle ventose ideolog:che che soffiano sul mondo. Nè tampoco d'infognarci in quelle forme • religiose » della politica che finiscono in anni di gale– ra, campi di ooncentramento e gente penzolante dalle for– chll,. Siamo, se vi spaventa la parola « ateo-politico », dei tran– quL!i miscredenti, e se ci terremo attaccati a questa vo'.gare ed elementare saggezza, non è escluso che la spunteremo. Non c'è nulla di fatale a questo mondo; e in ogni modo, se

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