Lo Stato Moderno - anno IV - n.17 - 5 settembre 1947

LO STATO MODERNO 387 JO0e, istruite; i noooi sono primaires amici di formolette mar– xisteggianti), mandando una lagrima e un fiore sulla tomba di quel partito repubblicano che, se avesse saputo pigliar la palla al balzo, sarebbe stato l'ossatura di una repubblica bor– ghese liberalradicale, invece di estinguersi come i pellerosse 0 gli aborigeni dell'Australia. Secondo alcune voci, i democristiani avrebbero « sco– perto» un grand'uomo, Ivan Matteo Lombardo, e con lui sarebbero disposti al connubio c!erical-socialista. Scarsi an– ch'essi di caporioni, e ansiosi di pigliar la « tintarella » sini- 1troide,non è escluso lo imbarchino, magari con qualche re– pubb:icano « storico • che vada a messa (ce ne sono). Ostaggi per la facciata, che a:la prima occasione si possono sbarcare facendo magari un piacere a Nenni o a Togliatti. Intanto Manlio Cancogni ci narra, nel Mattino del 27 agosto la storb del premio Viareggio. Del bene che penso del:e Dettere dal carcere di Antonio Gramsci, avendo dato ilcune settimane or sono pubblica testimonianza, resto oggi Uberodi scrivere che que: premio, secondo le rive:azioni di Cancogni, fu concesso in perfetto stile· fascista, come si faceva ii bei tempi in cui Edda Ciano, Pavolini e compagnia furo– reggiavano con accademici oggi antifascisti e crociani, nelle ;aie del Royal. La famosa definizione: « il comunismo è un fascismo riuscito • ricompare quando si apprende dal /non .ospetto di destrismo Cancogni, dell'intervento di Palmiro To– g!iatti sull'ammaestrata giuria, per « fini nazionali» (pardon, pare che la formo:a sia stata: « per il bene del Paese • ). E poi sidice che non ci sono tradizioni in Italia! Avevo, negli scorsi mesi, ravvicinato sovente e volon– tieri padre Tacchi Venturi e il « migliore». Debbo confessare :h,. l'accostamento era precipitoso. E prego i nostri amici ::omunisti di leggere l' Abbé Tigrane, un dimenticato e bel romanzo ottocentesco di Ferdinand Fabre, nel quale c'è un :ardina:e italiano di antico pelo e di gran scuola, che fa una ~rande paternale a un sacerdote giovane e bollente. - Figlio mio,- esclama riecheggiando forse involontariamente il motto Ji un a:tro ecclesiastico insigne, Talleyrand - in sostanza, mrtout pas trop de zèle. - Doveva aver letto Voltaire, quel :ardinalel La D. C. ha dietro di sè dei secoli di esperienza nel ma– neggio deg:i uomini e nel governo de:fe loro passioni. Il ma– nifesto dei comunisti è del '48, neppure cent'anni fa. E ciò 1piega la giovanile intemperanza, lo sconsigliato agire, il di– sprezzo per le teste non conformiste: credo che dei « bor– ghesi» ( o meglio « intellettuali •) affluiti nelle organizzazioni paracomuniste, non ne resti più traccia. In due anni, s'è tro- 1·ato il modo di pestare cosi bene loro i piedi, che quelli che avrebbero potuto costituire un corpo di consu:enti rispettati e ascoltati, lasciano il P.C.I. e i suoi membri cuocere nel loro brodo. Voi sapete la storia di quei due napoletani che andavano a un funerale. Il carro doveva avviarsi alle 10, ma aspetta l'uno, attendi l'altro, si mosse quando suonavano i rintocchi meridiani. E pigliando sottdbraccio l'amico, e secolui seguendo il mortorio, uno dei due esc:amò: - Pazziando, pazzi:ando, abbiamo fatto mezzogiorno! I nostri politicanti, pazziando, pazziando, stanno fra uno çciopero di Brescia e uno di Pontedera (ci manca solo quello generale, che fu nel '22 il principio della fine) allevando, ri– goglioso e prosperoso, un neofascismo aggiornato. ARRIGO CAJUMI I Un Gramsci edificante L'Italia ha fatto il monumento a Gramsci, e poi, gli lia messo in ,'mono il diploma del premio Viareggio. « Fremeran le ossa, nella ~ua tomba ». fo questa postuma celebrazione c'è davooro qualcosa :che ir– rita. So, come tueti, che non si può far storia coi se; ma voglio ugualmente concedermi uno svago. E suppongo che :Gramsci, non morto, se ne sia andato un bel monwnto 11> Rt,ssia; ,'e faccio conto che r Italia sia ora, press'a poco, nella '_situazione geografica della Bulgaria. Immaginatevi che Gramsci. sia tornato a liberazione av– uenull1, cucinato 'a dovere e pronto per il potere nella democrazia progressiva. Cred~te che sarebbe successo qualcosa di diverso da ciò che sta accadendo col « personaggio della 'democrazia pro– gressiva " Dimitrov? Poveri Petlcov italia,ii/ Eppure, dopo aver restituito con questa illecita fantasia Gram.,ci alla SU<I umanità, ce lo sentiamo davanti piti vivo. Perchè non c'è bisogno, per rispettare un morto, '.cli porlo nello spirito; basta il « fair play •· 1 E' un fatto che, da quando sono apparse a stampa le « Let– tere dal carcere•, s'è alzato un kleale coro. Croce Serini Pancrazi Russo, un bel po' d'Accademia, antlaccademica o no, italiana, ha levato le lodi. Col sottilei disegno, forse, di sottrarre l'eredità cli Gramsci al partito comunista per santificarlo nel!'empireo delle clioinità « democratiche » italiane: martire comunista della libet'td, a testimone dei « su,premi valori dello spirito•· E il colpo par riuscito, aimèno ·per ora. C'è anche la farsa del premio Viareggio, e tutti i buoni filistei italiani che devono essere « informati» faramw finta d'aver letto -le « Lettere», tanto potramw facifoumte riferire la fa11wsa frase della morte dello spi– rito. I comunisti resteranno collo spirito e/re ·non conoscono nel gozzo, mentre la bartdiera sfugge loro cli mono. Prima che fossero apparse le « Lettere» Gramsci era un per– sonaggio misterioso per i molti. Soltanto I comunisti ne parla– vano, ;e solo si sapepa e/re era un gran capo, fondatore del P. C. I. o quosi, morto in galera. Un episodio cli quella misteriosa lotta conlro il fascismo, una cosa fuori '.dol proprio quodro mentale. Ora, a pubblicazione avven,uta e delle « Lettere » e delle pali– nodie, non è che ne sappian di più. Ma non c'è bisogno d. ciò perchè da noi una cosa sia « conosciuta •· Basta farei un nwnu– mento, tutti gli Italiani lo 'guardano e si sentono perfettamente a posto. E il monu,nento oramai c'è, persino col diploma balneare. Avviene con Gramsci 'ciò che accade sempre in Italia. SI mette su un fatto, una persona, la ricetta « confacente ai propri ideali», cioè secondo il !personale interesse e conformismo; poi si pensa, e si fa pensare, sulla regola dell'etichetta. E' un comodis– si1no sistema e/re :serve ai furbi per comandare, e al fessi per stare a posto. l...a nostra classe dirigente di vecchi letterati avvocati ecc. fa monumenti e gli altri j(il popolo) li guardano compiaciuti. Adesso è capitato a Gramsci e in fondo gli spettava: era uri combattente, non r aveva Jdetto lui? E ai combattellli spetta di diritto un buon monumento. Il fatto è che stava,w facendone urw adatto i comu– nisti, e la vedchia Italia /lia rubato il tempo. Oramai sotto il mo– numento sta scritto: • Gramsci martire dello spirito • (baatezwto ai bagni) e lo spiri/o'• comunisti non lo conoscono. Lo conoscono bene i filistei che ci sono abituati. So bene che di miti ne hanno tutti: ma noi nuotiamo nei ,;,it~ meri/re gli altri fanno questo e aLtro. So a,,che bene che è vana la caccia al colpevole di cotesto andazzo. Non e' è nè uri colpevole (11 capitalista) nè uno serie di colpevoli (i bqrgliesi, gli idealisti, - la filosofia dello spirito è una cosa seria mentre lo è meno il com– mercio al minuto dello spirita). Infatti se voi leggete, uno per uno,_ gli articoli '.su Gramsci, non trovate quasi niente da dire, o perlomeno, non ci trovate quello e/re risulta mettendo tutto assie– me: articoli, 'lodi e premio,Viareggio. Deve essere l'aria che si re– spira In /:talia. Ma è ben brutta, se tira giù tutto seconda la linea maestra del generico e dell'indistinta. Scherzi a parte, una tragica grandezw avvolge la Stlll figura di combattente che in carcere si batté per l'estrema volta. Nella tradizione comunista si sa combattere be,ie, e Gramsci non falli il suo destino. Ha fatto combattimento ,anche dello propria morte: sapeva che poteva servire al partilo e di essa si servi per 1 ru1t1nw

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