Lo Stato Moderno - anno IV - n.17 - 5 settembre 1947

398 LO STATO MODERNO zione, si pensava che lo scopo de:le esportazioni fosse di dare occupazione all'interno e che ogni governo dovesse ridurre le importazioni. Così si otteneva una specie di esportazione de:la disoccupazione. Invece per mantenere e:evata la domanda mondiale bisognerà aumentare !e importazioni al massimo e limitare le esportazioni a: livel:o necessario• e sufficiente per pagare le prime, con l'inversione della teoria mercantilistica. Per tornare al caso degli Stati Uniti - che è i: più im– portante - è necessario che g:i Stati Uniti importino di più dall'Europa. Ad es. l'importazione americana di lana e di gomma potrebbe indirettamente procurare all'Europa i mezzi. per pagare i suoi debiti verso gli Stati Uniti. Ta:e necessità è stata presa in esame anche dal Segre– tario di Stato americano per il commercio estero - Harri- man - che ha fatto questa esortazione agli uomini d'affari americani: di importare di più dall'estero. Tale raccomanda. zione è Ùn corol:ario essenziale del piano Marshall. Gli stessi principi valgono anche nei rapporti con g:i altri mercati esteri: l'aumento dei cambi ufficiali de[a lira farà aumentare le esportazioni italiane sempre in funzione dei maggiori acquisti, da parte dei paesi considerati, sul no– stro mercato; anche se, per la minor importanza di questi mercati, i fenomeni indicati nei rapporti con gli Stati Uniti avranno una portata meno evidente. In generale l'effetto predisposto dall'aumento dei cambi ufficia:i della lira potrà raggiungersi solo con un ritorno verso :e forme del commercio estero multilaterale. NINO PITl'ALUGA L'EUROPA DUE ANNJ DOPO Sono trascorsi due anni dalla fine de!la guerra con la Germania. Allora l'Europa, tranne le nazioni neutrali, era prostrata. Vaste superfici del:a Polonia, Ungheria, Romania, Jugoslavia, Grecia, Austria, Italia, Francia, Olanda, Norvegia, Belgio e Lussemburgo erano devastate (senza parlare de:Ja Germania); e l'attrezzatura industriale sfasciata o rimossa, le fabbriche distrutte, i campi abbandonati, il bestiame abbat– tuto o disperso. Milioni di persone erano morte o scomparse. Una moltitudine di uomini, donne e fanciulli - forse quin– dici o venti milioni - stava per essere trasferita da una parte all'altra; torme di prigionieri di guerra in via di ritorno; lavo– ratori obbligati a lasciare la Germania e trasportati in Russia; profughi tedeschi sfuggiti all'avanzata de:le armate sovietiche, provenienti da tutta fEuropa orientale, o espulsi violente– mente dai Polacchi e dai Cèchi; ebrei in fuga per il timore di nuovi progroms. La stabilità interna di ogni nazione belli– gerante era più o meno profondamente intaccata; vi era il pericolo di vasti disordini e, in certi casi, di guerra civile e di anarchia. Si prevedevano già :a fame e le epidemie su vasta scala. Quando si ricorda questo stato di cose esistente al tempo de:l'armistizio, non vi è dubbio che le attuali condizioni del continente sono migliori di quanto allora si potesse sperare. Non vi è stato il crollo de!la società europea, anzi siamo usciti dal çaos; e vi sono state in comp:esso una certa ripresa eco– nomica e una stabilizzazione po:itica. Ciò non significa che l'una e l'altra siano state raggiunte comp:etamente: dopo uno sconvolgimento di proporzioni cos~ vaste, non si potevano ot– tenere in così breve spazio di tempo. Saranno necessari mo:ti anni di duro lavoro per rimettere :'industria e l'agricoltura in piena efficienza, per sopperire al:a mancanza di viveri, di in– dumenti, di case, per risuscitare il commercio, sia riattivando le vecche correnti di traffico sia creandone di nuove. In certi paesi esiste ancora uno stato di turbamento politico e si sono acutizzati i contrasti sociali. La vecchia struttura politica del– l'Europa è stata distrutt~. Per ricostruirla su so:ide basi sa– ranno necessarie varie decine d'anni• E' quindi prematuro tentar di prevedere quale sarà i~ destino dell'Europa; ma una rapida scorsa a quel1o che è stato compiuto potrà giovare a vincere la tendenza al _pessi– mismo e varrà forse ad alimentare qua'.c:he speranza. Infatti tanto dagli Alleati, quanto dagli stesSi popoli europei, è stato già fatto moltissimo, e ne vediamo a poco a poco il frutto. Persino dopo un inverno eccezionalmente rigido, come que:Jo ultimo trascorso, che ne:la congiuntura attuale è stato un colpo partico!armente duro, la fiducia sta gradua:mente ri– tornando. La -situazione economica è quel:a che dovrà essere risa- nata per prima. Finchè perdureranno la miseria e il bisogno, sarà vano sperare ne:la tranquillità politica. La maggior parte dei popo:i europei è stata sottoposta a sei anni di privazioni e di sofferenze, che hanno esaurito il sistema nervoso e lo stato fisico degli individui; si anela ora e soprattutto a una vita tranqui]a che cçmsenta di riacquistare il benessere e l'equilibrio. Sono convinto che questo sentimento è universale; e assai più potente di qualsiasi impulso verso le avventure di nuove ideo:ogie. Ogni indizio di una diminuzione delle pri• vazioni e di migliori prospettive future, darà forza e coraggio. Ecco perchè la ricostruzione economica è il primo gradino indispensabile per raggiungere uno stabi!e ordinamento politico. Che cosa dunque è stato fatto per :a ripresa economica? li primo impulso fu dato dall'U.N.R.R.A-, che ha svolto i: suo compito in modo ammirevo:e, se si tiene conto dei limiti dei suoi poteri e delle sue disponibilità finanziarie. Essa fu in grado di provvedere generi alimentari ed altri riforni– menti in un momento in t:ui l'Europa orientale si trovava in condizioni catastrofiche: se no11 fosse intervenuta nella Russia Bianca e nell'Ucràina, in Polonia, in Grecia e in Jugo– slavia, la situazione di questi paesi sarebbe precipitata disa– strosamente. Anche l'assistenza fornita a:J'Austria, a:J'Italia e alla Cecoslovacchia, ha contribuito in modo incomparabile alla loro ripresa. E senza il personale medico e i rifornimenti sani tari dell'U.N.R.R.A., le epidemie avrebbero assunto propor– zioni assai maggiori. E' un gran peccato ed è un errore poli– tico che non sia stato ad essa concesso di comp'.etare la sua missione con un altro anno di attività. Sebbene fosse un ente internaziona'.e, i; 70 per cento dei rifornimenti dell'U.N.R.R.A. proveniva dagli Stati Uniti e quasi tutto il resto dalla Gran Bretagna: il salvataggio del• l'Europa occidentale è quindi dovuto quasi totalmente al– i' opera di queste potenze, e il loro aiuto fu pure dato libe– ralmente anche ne:Ie zone devastate de:la Russia. A ciò bisogna aggiungere i crediti concessi de:Ja Export-Import Bank degli Stati Uniti al Belgio, alla Danimarca, a:Ja Finlandia, alla Gre– cia, all'Ita:ia, all'Olanda, alla Norvegia e alla Polonia per un totale di 2 miliardi e 310 milioni di do:lari, oltre a prestiti minori concessi dalla Gran Bretagna e dal Canadà: senza par:are de:Je cospicue somme spese dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti per le più essenzia:i importazioni in Germa– nia. Questi fatti indicano quanto l'Europa deve alle Potenze Occidentali e quanto disastrose sarebbero state le sue condi· zioni senza il loro aiuto. Nell'Europa occidentale le nazioni minori hanno dato prova di una straordinaria ripresa. Il Belgio, la Danimarca, il Lussemburgo, l'O:anda e la Norvegia hanno molto progre– dito nel loro cammino. Nessuno di questi paesi può vantarsi

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