Lo Stato Moderno - anno IV - n.17 - 5 settembre 1947

LO STATO MUU~fiNO :Hl1 Espo~tazioni e nuove pa.rità cambiarie Le nuove parità cambiarie deliberate nei giorni scorsi da:le autorità italiane sono un segno del contributo che la palitica economica ita:iana vuol dare per favorire le esporta– zionie coadiuvare gli sforzi di questo importante settore deJ;a nostra attività economica. Che sia un settore impo'rtante risulta da fatto che le esportazioni visibili e invisibili hanno procurato nello scorso Jnno una larga parte dei profitti conseguiti dalle industrie e dal commercio italiano. In quale misura ta:i profitti sono stati ottenuti nel:'attività interna e neI.:'attività con l'estero non è stato calcolato; ma il contributo dell'esportazione è stato no– te\'Ole.Per convincersene basta prender!' in esame le relazioni compilate dai consigli di amministrazione dei principali com– p:e,si aziendali italiani e vedere la parte da esse dedicata ai rapporti con l'estero. In molti casi si è de:iberatamente sacrifi– :ato il mercato interno per aumentare il volume delle merci destinate all'esportazione. Attualmente però sul mercato mondiale vi sono alcuni segnide:Ja fine del seller's market, va:e a dire di queI.:a situa– zione per cui la domanda potenziale dei compratori è supe– riorealla disponibilità dei prodotti richiesti ne:lo stesso periodo. La fine del kller's market è in funzione sia dei costi troppo elevati, sia dei prezzi di vendita pure troppo e:evati. Per questo le industrie ita:iane stanno cercando di ridurre i costi di produzione. Uno dei mezzi consiste nell'aggiornare continuamente l'attrezzatura produttiva e nel seguire metodi di produzione conformi ai dettami della tecnica più evo– :uta. Bisogna che i comp!essi aziendali siano dotati dei più perfetti sistemi di rilevazione dei mercati sia in rapporto al fabbisogno della c:iente!a estera, sia per quanto riguarda la concorrenza, in modo da tener bene il confronto. Accanto a:le maestranze dotate di lunga esperienza occorrono forze nuove dotate di maggior vigore e iniziativa. Seguendo ~uesti prin– cipi non si avrà nulla a temere in materia di costi. · In materia di prezzi è necessa,io effettuare una discri– minazione tra mercato interno e mercato estero, tra paesi a va:uta libera e paesi a olearing. La discriminazione tra mercato interno ed e.~tero è es– ;enziale dato il carattere vitale de!!'esportazione in questo pe– riodo di ripresa economica. Forse ci sarà chi opporrà a questa discriminazione che si tratta di una forma di dumping: ma è una forma tutta partico:are, non ispirata a desideri di con– quista, bensì soltanto seguita per poter ottenere in cambio mi mercati esteri le materie prime e i prodotti necessari alla ricostruzione economica italiana. Non è detto che si debba di necessità vendere a prezzi più bassi del costo: bisognerà che l'imprenditore si accontenti di un minor margine di profitto Si è accennato anche alla discriminazione tra paesi a va– luta libera e paesi a clearing. Evidentemente - data la con– tinua e progressiva svalutazione de::a lira - è più conveniente esportare sui mercati a valuta libera che non sui mercati con cui vigono accordi di olearing. Questa diversa convenienza pro\'Ocaquel fenomeno di ·squilibrio tra importazioni ed espor– tazioni, caratteristico dei vari clearing che l'Ita:ia ha concluso con l'estero. Il cambio esportazione - che è que!lo che conseguono per il 50 per cento gli esportatori verso paesi a valuta libera - dà la possibilità a:l'esportatore di vendere allo stesso prez– zo praticato con i paesi a cleaning, beneficiando così dell'utile ,ui cambi (differenza tra cambio ufficiale e cambio esporta– zione per la metà del bonifico ricevuto e negoziato in valuta estt•ra); oppure di praticare dei prezzi più bassi di quelli dei paesi a olearing, riversando parte o tutto l'utile dei cambi sul- l'importatore estero. Questo secondo principio di politica commercia:e do– vrebbe essere seguito dagli esportatori perché provoca di so– lito un aumento di commissioni da parte dei compratori esteri. Vi è l'eccezione dei prodotti cosiddetti a domanda rigida, per cui un abbassamento di prezzo non farà aumentare :a ven– dita. In questi casi (sono i prodotti di lusso e quelli di prima sce!ta) sarà bene seguire la prima via. Le nuove parità cambiarie tra la lira e le valute estere pregiate rappresentano un incentivo per gìi, esportatori in quanto gli esportatori possono ottenere da:la vendita a;l'estero di prodotti italiani - per un certo ammontare di valuta este– ra - un maggior ammontare di lire italiane. Se le nuove parità daranno solo un utile di cambio agli esportatori italiani, i provvedimenti di modifica dei cambi della lira non avranno raggiunto il loro scopo, che è invece que[o di intensificare le esportazioni. G:i esportatori italiani dovranno ribassare i prezzi dei prodotti esportati e ampliare le vendite. CoSlÌI dovrebbero aumentare -:e esportazioni verso gli Stati Uniti - per citare il mercato di rifornimento e di sbocco più importante per l'Italia - e dovrebbe ridursi l'at– tuale scarsità di dollari. E' questo un fenomeno valutario caratteristico di questo dopoguerra, per il quale i vari paesi non producono nè ven– dono agli Stati Uniti abbastanza merci per pagare le merci acquistate in America. In a!tre paro:e, le esportazioni ameri– cane assorbono dollari dal mondo più rapidamente di quanto i do:lari non siano inviati, sotto forma di merci estere impor– tate in America. La scarsità di dollari è partico:armente grave in Europa. Le esportazioni degli Stati Uniti in Europa sono notevolmente aumentate rispetto allo scorso anno ed hanno raggiunto il li– vello medio di 350 mi:ioni di dollari a: mese. Il divario tra esportazioni e importazioni che era notevole :•anno scorsp, sta diventando anche più ampio. Per il '47 non vi sono dati attendibui: nel '46 era di circa 300 milioni di dollari al mese. Nel '46 l'Europa che è il comp:esso di mercati più importante per g:i Stati Uniti, ha assorbito più di metà delle esportazioni americane e il divario dei rapporti commerciali di importa– zione ed esportazione fu del 70 per cento (con preva!enza delle esportazioni ·americane rispetto alle importazioni). Da un ul– teriore esame di queste statistiche risulta che. i paesi più debitori verso gli Stati Uniti si trovano in Europa occiden· ta:e: Gran Bretagna, Francia, Italia. Nel '46 i movimenti commerciali tra l'Italia e gli Stati Uniti sono stati: importa– zioni, 30 mi'.ioni di dollari al mese; esportazioni 5 milioni di dol:ari al mese• Attualmente i paesi europei debbono contare solo sulle proprie risorse di oro e di dol:ari per coprire il divario della bilancia commerciale con gli Stati Uniti. Secondo la Banca de:la riserva federa;e degli Stati Uniti l'Europa in comp:esso ha una scorta di circa 2 miliardi di do:lari {esc:usi i dollari maturati o da maturarsi all'Italia), di l!ui la maggior parte è detenuta dai paesi de!l'Europa occi– dental{!, cioè dai maggiori debitori deg:i Stati Uniti. Perchè lo stimo!o che le nuove parità cambiarie daranno alle esportazioni consenta al.!e cifre effettive di vendita al– i' estero di ampliarsi, è necessario che la domanda mondiale sia mantenuta la più elevata possibile: ciò che implica uno sforzo da parte di tutti i paesi, véì!to a perseguire una politicÌI di completa occupazione nel proprio ambito territoria:e. Inoltre deve essere orientata diversamente l'opinione pub– blic,i rispetto aJ:e esportazioni. Negli anni tra le due guerre, durante il periodo di depressione economica e di disoccupa-

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