Lo Stato Moderno - anno IV - n.17 - 5 settembre 1947
~oo()!lllmento per un anno L. eoo oc Ed. Lo stato Moderno - Am– r 1,;i,traztone e Dlr-ezlone: MIiano, t1a senato 38, tetef. 72.440, 71.913 conto corrente Postate N. 3/32384 l!.:sce il 5 e· il 20 di ogni meist LO STATO MODER CRITICA POLlTlCA ECONOMJOA E SOCIALE Anno JiV • N. 17 5 SETTEMBRE 1947 Una copia L. 50 SOMMARIO •MARIO PAGGI: La terza via, purtroppo , ,ARNALDO DE V}\LLES: Dittatura dopo dit– tatura , ROMANUS: Lettere romane: Pronostici <tutlm– tlllli • VITTOR: Nazioni libere e indipendenti ARRIGO CAJUMI: Mnnovre senza quadri , ~MARIO ALBERTINI: Un Gramsci edificante , NINO RUSSO PER,EZ: A smistra dei com,misti I CANDIDO: Carte in tavola GRANDE PARTITO DEMOCRATICO? In- chiesta di « Stato Moderno»: p~g. 381 » 383 384 » 385 » 386 » 387 388 » 389 1 PAOLO TREVES: La sconfitta sarà colpa nostra » 390 GIULIANO PISCHEL: Il partito di don Ferrante » 391 1 LICISCO MAGAGNATO: Come unificare le for– ze di centro-sinistra? , m. p.: Or che farò? , GIUSEPPE FRISELLA VELLA: Il p10blema economico dell'Italia ., L. L.: Blocco delle sterlme • NINO PITTALUGA: Esportazioni e nuove pa– rità cambiarie . t HAROLD BUTLER: I,' Europa, due anni dopo 1 BRUNO PAGANI: Sviluppi di Panamerica . RASSEGNA DELLA STAMPA ESTERA RASSEGNA DELLA STAMPA ITALIANA. NOTE QUINDICINALI pag. 394 » 394 » 395 » 396 » 397 » 398 » 401 » 402 » 403 » 404 LA TERZA VIA, PURTROPPO La « terza via» è diventata una formula fa– mosatra gli studiosi (e anche tra gli orecchianti) di cosepolitiche, come riassunto lapidario ,delle tesi so– stenute dal Ropke, specie in quel suo celebre libro intitolato, nella sua traduzione italiana, « La crisi socialedel nostro temp·o ». La constatazione iniziale fatta dal Ropke ,era ,che il liberalismo si riv'elava ormai incapace di dominare quei fatti economici esplosi dalla produzione di massa e di cui era ,pur figlio, e che il socialismo o era inattuabile, o era attuabile ,solo a prezzo di dar 'Vita a ,una dittatura politica. Da tale rilievo muoveva il Ropke a un'ar– dua ricerca di una « terza via » capace di non di– sperdere ,nessuno dei frutti profumati della civiltà dell'ottocent(} e di acciuffare qualcuno dei prelibati sogni in ,cui si culla il nostro tempo. In verità la cosa migliore della ricerca rimase la ricerca stessa; il fatto cioè d'essersi caricato coraggiosamente la bi– sacciadel pioniere sulle spalle e, constatato che nella 50cietàattuale qualcosa di molto importante non va, e che le due· soluzioni finora « scoperte » dagli uomini moderni facevan figura ormai di care vec– chiette in un campo di tennis, o, se volete, di ricette empiriche di antico erborista nel tempo della peni– cillina, si era avviato con meritoria fatica sulla strada di una terza soluzione. Eppure, anche nel fatto stesso di questa ricer- ca, c'è annidato un equivoco di cui qui appena ac- · cenniamo, ma sul quale vorremmo ritornare ampia– mente altra volta e in altra sede; e l'equivoco è quello di credere di poter ridurre a scienza la poli– tica, intesa comè creazione della storia, e non sol– tanto come comprensione della storia già fatta; equi– voco alla cui nascita hanno contribuito - ci pare opportuno e doveroso ,sottolinearlo - tanto il libe– ralismo ,quanto il socialismo. Il primo in virtù della ma origine protestantica e illuministica, il secondo per la sua derivazione - anche se rovesciata - da quei tronfi e sicuri scientisti che furono gli idea– listi hegeliani. Tuttavia, una volta rilevatane, a mio avviso, una certa imperfezione di impostazione, (e sarebbe vera– mente utile quanto curioso uno studio che si facesse sulle conseguenze che di tale irp.perf.ezione soffrirono akuni raggruppamenti politici europei, in ispecie in– glesi e italiani, che dal Ropke ricevettero un qualche influsso), vogliamo ritornare sulla prima proposizione, e cioè che si trattava di un atteggiamento serio e co– raggioso di porsi di fronte alla tremenda novità della politica così co_mesi annunciava dopo lo scoppio della guerra e dopo la sua prevedibile fine. A uno spirito appena avvertito non era difficile percepire che nè lo Stato avrebbe mai più voluto o potuto rinunciare a certi interventi nella vita (non solo economica) dell11
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