Lo Stato Moderno - anno IV - n.14 - 20 luglio 1947

LO STATO MODERNO 323 Se il gruppo degli iniziatori cedesse dunque alla tenta– zione di credersi esso stesso il partito, il nuovo partito sa– rebbe morto prima di nascere. E non si può dire, per for– tuna, che il partito socialista dei lavoratori abbia finora ce– duto: ma che la tentazione esista, e sia pericolosissima. è dimostrato proprio dal persistere di quella denominazione <li , partito di Saragat », contro la quale non si è saputo finora combattere abbastanza. e nella qua'.e è implicito un giudizio nei:ativo su Saragat, che Saragat certamente non merita, ma è soprattutto implicito un enorme giudizio negativo su tutto il partito. · Il partito socialista dei lavoratori è· sorto infatti come un appello a tutta la nazione, non so!o contro il personali– smo e do11:matismo del vecchio partito socialista, ma contro il personalismo e il dogmatismo di tutti i partiti ita'.iani. « L'Italia sta diventando un fatto personale », ha detto un lento spirito romano: e il partito socialista dei lavoratori è sorto proprio per combattere questa tendenza, per fare non solo che il partito socialista sia il partito socialista e non il partito <li Nenni e di Basso, ma -per dare un es-empio: pe1 far sì che il partito comunista sia il ipartito comunista e non il partito di Togliatti, che il partito democristiano sia il par– tito democristiano e non il partito di De Gasperi, che il par– tito qualunquista sia il partito qualunquista e non il partito di Giannini, ecc. Ma per far questo, per dare l'esempio, perchè la deno– minazione personalistica non sia giustificata dalla sua stessa fortuna. non bisogna soltanto concedere piena libertà di opi– nione, di propaganda e di azione agli iscritti: è necessario chp gli iscritti stessi sentano più naturalmente questa libertà come l'essenza del nuovo paTtito: che si c011:~iàerinocome rmo soltn.nto dei (!.ruppi che dnPrnrno formare iT nuovo pn.r– tito: chP- si avvicinino :11diuomini liberi di tutti i partiti e so– prattutto mdi uomini liberi del vecchio partito socialista. del partito d'azione. del partito repubhlicano. della sinistra cri– stiana. del nartito demolaburista. del liberalismo progressista e del cattolicismo liherale con lo soirito di chi non « concede ». ma h,.. hiso_gno de-Ila libe-rtà <le!!li altri: eon lo spirito di chi <entp non un sacrificio ma nn'esaltazione della propria libertà n~ll'affermarsi delle libertà altrui. Se fossero incanaci di ouesto. ~e non sentissc>ro acc:mto a sè la ,presenza di altri uomini liberi. se credess.--ro di ha– <tar{'da soli a1 rinnovamento del socialismo e del!a nnlitica italiana. se uol~srro form11Tarse da s'Oli13·proe:rammn del nuo– vo partito, hisoc:ncrebbe confessare che Salvatorelli aveva ragione. E our rischiando di essere in!!insti verso la persona <liSaragat. perchè sarebbe molto difficile far capire ai più che le convinzioni di Sara!!at coincidono oui con le nc,stre. <nrehhe giusto chiamarli gli uomini cli Saral1'.at: oer iwlicare R 1 paese che essi non costituiscono affatto un nuovo ,,artito. ma 11npartito come tutti c:li altri. Anzi peg(!.iore di tutti gli altri: un inutile doppione del « partito di Nenni». GIACOMO NOVF:NTA . P. S. -· .Questo articolo era st.ato scritto per un grand~ [_wrnale d'informazione, quando è a'P'parso l'appello, ai par– tii! o gruppi affini, del partito, o .-gruppo, socialista dei lavo– ratori, per un nuovo Governo. A uno spirito superficiale può sembrare che le mie tesi !pregiudiziali), a lungo sostenute n"l Mondo nuovo, e in que– sto articolo riassunte, abbiano trovato ,grazia presso i diret– tori provvisori del nuovo gruppo. Ma è vero il contrario. La Direzione del partito socialista dei lavoratori, quanto più Perde di rprestigio fra i propri aderenti, e ifra i sirn'Datizzanti, e fra gli avversari, tanto più minaccia di sostituirsi al gruppo st_esso.ed è quasi sul punto di dar ragione al 8ah·'lto!'elli. P di considerare come già fatto quel partito socialista che è tutto -da 'fare. AU'esigen7,a -di formare un rpartito, a1l'appello agli altri gruppi po 1 itici a,ffini e all'opinione .pu!Yblica per foTmare ttn Pnrt,to, che sappia quello che vuole e quello ohe è, essa d- sponde come s~ ,fini!f~ssenon solo di essere un partito, ma di rssere un p3rtito g1a ,preparato al ,governo, e alla direzione del !Governo. . Erroi:-e molto !(l'ave, be!1chè sia soprattutto dovut-0 alla ns_pet_tab1le,volontà di molti parlamentari di essere subito e pm direttamente utili al paese, attraverso un'azione di Go– verno. E questi parlamentari dovrebbero essere lasciati liberi di partecipare al Governo, liberi di votare pro O contro il Go~erno o di astenersi, ma il partito come tale non può par– tec~pare al Governo, nè dirigerlo, nè combatterlo nè soste– i:ierlo, nè astenersi, per una ra,gione molto sempli~c: che non e un v~ rtito. Tutti i suoi sforzi devono essere diretti a diventare un p_ar!it-o. E a dichiarare nel paes~ che ,cosa sia questo suo so– c1_ahsmo- che non è comunis!Ilo - che cosa sia questa lotta d1 ·classe che non è la lotta d1 classe nel senso marxista del termine, che cosa sia questo anticlericalismo che non è il vie– to antidcricalismo cattolico, che cosa sia questo partito di centro che, secondo il buon segretario Vassalli, partito di centro non è, e ohe cos1 sia questa libertà che si vincola e perché, e fino a che punto si rvincoli. ' Bisogna insomma saper scegliere: e lasciare ai .partiti di oggi di essere i partiti di o,gi; se si vuol essere il partito di domani. · g. n. Salvatorelli e il I ripartito R<>ma,15 luglio 1947. Caro Direttore, l'amico Cajumi,· nel brillante (anarchicamente brillante) suo articolo « La politica di donna Lena ». mi mette per due volte in vedetta. Ringrazio della distinzione, ma non mi rico– nosco nella rappresentazione che egli fa delle mie idee. Non sono mai stato « tra gli ostinati fautori del blocco delle sini– str~,' nè « in testa » nè in -coda; a meno che Cajumi intenda per blocco delle sinistre il tripartito (di cui dirò appresso). Ma ciò sarebbe un ahuso di linguaggio. Riguardo al blocco delle sinistre la mia posizione è stata sempre quella dell'articolo « Marxismo e Antimarxismo » nella « Voce Repubblicana »·del 18 dicembre 1916. Terminavo quest'artico!o cos': « Nè marxi– smo nè antimarxismo: concentrazione democratica delle forze sociali progressiste ». In quanto al tripartito, sono stato un sostenitore pertina– ce della necessità di questa esperienza; ma, una volta avve– nuto il suo sfasciamento, non ho invocato « il ritorno all'anti– ca formazione », come mi attribuiscé Cajumi. Ho bensì cri– ticato il modo con cui De Gasperi ha condotto e concluso la crisi; ma non è affatto dimostrato che, se il tripartito doveva sciogliersi, ciò dovesse avvenire in quel modo, nè che l'unico sostituto possibile fosse un gabinetto del tipo attuale. Quanto però è stata impugnata addirittura la costituzionalità "del nuo– vo gabinetto, io ho apertamente combattuto questa tesi. E ora sto a vedere il risultato dell'esperimento; e tengo d'occhio so– prattutto gli svolgimenti politici, poichè l'economia non è mio campo specifico. Certo, io non condivido affatto la fissazione (mi passi l'amico Cajumi la parola) liberistica . .Ci sono piani e piani, vin– ~oli e vincoli; e nei particolari si può discutere finchè si vuole. Ma andare a parlare di liberismo, nel tempo del piano Mar– ;hall, mi pare si faccia del romanticismo ottocentesco: proprio quello per cui l'amico Cajumi ce l'ha tanto con Mazzini e coi· repubblicani. Saluti cordiali a te, a Cajumi e agli altri amici di « Stato Moderno». LUIGI SALVATORELLI I rich,ami all'atteggiamento di Salootorelli, era,w eia me stati fatti con malizia, e proprio per provoaare da lui una spie– ,gazionc. e un amichei;ole chiarimento, in qlkmto mi sembrat-o che, in occasione ciel/a crisi da cui è nato il quarto Gabinetto

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