Lo Stato Moderno - anno IV - n.11 - 5 giugno 1947

242 LO STATO MODERNO CRITICA DELL' A UTONOMlSMO Con la stessa espressione di « autonomia regionale » si designano due cose essen2Jialmente diverse, che interferiscono anche fra loro, ma ohe è necessario tener distinte ed esaminare partitamente, se vogliamo renderci conto appieno del valore di ciascuna, e definire finalmente i punti concreti d'una polemica molto vivace e molto lunga, ma vaga. Anzitutto si indica un'istanza puramente amministrativa, basata su considerazioni tecniche, e volta ad ottenere il miglior funzionamento dello « stato accentrato», affidando certi ser– vizi ad organi rperi:fericiinvece che ad uffici centrali. Questa, che meglio si definisce teoria del « decentramento amministra. tivo », non si oppone in Tealtà propriamente allo • stato cen– tralizzato » - come figura politica -, anzi lo postU:a e pre- . suppone; e rappresenta solo una polemica « antiburocratica •, ne: senso .che critica e vuol correggere il sistema burocratico esistente. Non è escluso, naturalmente, che talora risrpeccru an– che un'esigenza più propriamente politica, ma solo in modo inconsapevole. Ma la stessa formula si usa pure per esprimere questa esi– genza affatto e consapevolmente politica; allora indica la teo– ria che attribuisce ali'« autonomismo • una funzione di libertà - cioè di garanzia o di difesa o di creazione della libertà -; e, senza annullarne l'unità, figura lo stato come fondato su uno spirito di « comunalità » che po~ alla coordinazione spon– tanea delle « comunità », senza la compagine d'una rigida st'l'Uttum. Questa teoria so:o merita di definirsi « autonomi– stica », perchè essa e non la prima si oppone a!lo stato cen– tralizzato sul terreno politico e ne investe il concetto fonda– mentale. Essa sola perciò è oggetto di questo esame. Esame tanto più necessario, in quanto si confondono ,pesso gti argomenti dell'una e dell'altra tesi, e s'imposta il problema autonomistico in termini equivoci, da cui scendono conclusioni prive di fermezza; ed anche in quanto è troppo facile far balenare dinnanzi agli occhi la fortuna politica di certe nazioni - sopratutto Inghilterra, America e Svizzera - che sono rimaste immuni dal totalitarismo, ed at':ibuirla sen– i' altro all'«autonomismo». Che appunto è la tesi di Adolf Gasser, sostenuta anche in un corso di lezioni universitarie, raccolte in vo:urne con il ti– tolo Storia della Libertà Popolare e della De11Wcrazia. U senso di corresponsabilità dei membri dell'organismo sociale, nato dalla comunità nomadica e mantenutosi mediante il _diritto di porro.re le armi e lii conseguente diritto di • resi– itenza » delle masse popolari, crea uno « spirito di fiducia », che lega ceto politico e popolo e autolimita il potere delle mag– gioranze al governo. Da ciò nasce una configurazione statale che fa centro su la personalità individuale e quindi sul piccolo agglomerato, ed è aliena dalla formazione di pesanti mecca– nismi btirocratici. In modo opposto, dalla « volontà di potenza », atteggia– mento spirituale sorto anch'esso col nomadismo ma antitetico al primo, nasce lo « stato centralizzato »; che non tiene conto della personalità nella costruzione del!' edifioio sociale, tende a creare una forte « macchina » amministrativa e mira a distrug. gere la lib~tà all'interno e all'esterno de:Jo stato. Questa la tesi che il Casser vuole • esemplificare » in un excursus dalla preistoria ad oggi, ma che in realtà diventa un canone d'interpretazione storiografica, e dà ali' opera il carat- tere d'una « filosofia della storia•, non immune da lutti i difetti impliciti in questa definizione E' facile, pur da un riassunto così sommario del:'opera riconoscer.ne i presupposti cultura.!i e l'ambito spiritua'.c: e anche al lettore ita'.iano non specializzato, che solo abbia pre– sente La fotta contro la ragione di C. Antoni, appare subilo evidente come si colleghi, attraverso il Burckhardt,. a:Io spi– rito de: preromanticisco svizzero e tedesco. Basti il riferimento a metterci sull'avviso. Chè l'antistata!'.'ismo dei Syndiken della Ritterscha~, in polemica con l'rideale ,politico dell'il'.um:nismo francese, non aveva se non so:o,in apparenza una funzione di libertà, traendo origine dalla po'.inca conservatrice degli state– rel:1 ,adeschi, sostenuta dai proprietari terrier.i. Lo stesso spirito conservatore si avverte nel Gasser: nella sµa visione del mondo antrico, come nell'importanza attribuita ai ceti contadini, o ne:l'impostazione del problemi del socia– lismo. E qui soprattutto appare l'insufficienza delle sue posi- zioni mentali. · Il socialismo e le sue cause sono al centro della crisi mo– derna: che è crisi di struttura de:lo stato, in cui è venuto a mancare l'equilibrio tra organismo economico e organismo po. litico, e non può essere risolta senza una profonda riforma strutturale. Ma il Nostro non vede il problema in questi ter• mini, e crede che la « Charity », lo « spirito volontario di sa– crificio del .grande capitale » e l'umanitarismo cristiano abbiano !a possibilità di comporre questa crisi; nè si rende conto che nei paesi « autonomistici » il buon costume politico e la be– neficienza hanno so:o contribuito a procrastinarne I' akmè, senza per nulla avviare a una soluzione; come dimostra il fatto che anche in essi la questione sociale è andata sempre più verso l'inasprimento. E veramente l' « autonomismo » non può facilitare Casolu– zione, nè tanto meno esserne alla base (come il Gasser crede e i nostri autonomisti vorrebbero), perchè esso non può esi– stere (e lo stesso Gasser è costretto a constatarlo) senza una consuetudine tendente a mantenersi e senza l'appoggio di un ceto abbastanza forte tendente a « resistere »; vale a dire per– chè presuppone e richiede una società stabile, e quindi è una forza anti-innovatrice per eccellenza: mentre il problema è quello d'una società che non può più restare stabile, ma deve modificarsi. Per.ciò coloro che in Italia vogliono risolvere la crisi e il problema sociale mediante ila creazione d'una struttura auto– nomistica (come molti degli amici repubblicani, e qualche so– cialista tipo l'autore di L'Ordine politico delle Comunità) per– seguono una contraddizione impossibile a realizzare. Nè ha maggior valore l'ultima argomentazione in cui al!a fine essi sogliono trincerarsi, quando - riconosciuta sostan· zialmente questa contraddizione - attribuiscono tuttavia ai– !'« autonomismo» il merito di conserv~ la « libertà • nel co– mune, e almeno in quest'ambito ristretto ma sicuro salvarla, e mantener:a come si mantiene il grano da seme nel so:aio. ~i che in un organismo politico la libertà possa essere pre– zioso privilegio d'una sua piccola parte, e non sia vero che essa o lo investe tutto e vi circola ovunque, o non c'è affatto. NULLO MINISSI (•> Traduz. di Bruno P.31t{ant_ Edlz. e La Fiaccola •• Milano, 19-U.

RkJQdWJsaXNoZXIy