Lo Stato Moderno - anno IV - n.10 - 20 maggio 1947

LO STATO MODERNO 235 RASSEGNA DELLA STAMPA ITALIANA Orizzonte della crisi Mentre orientiamo il nostro sguardo sulla stampa della quindicina, fissando– lo sull'evento più vistoso. ~a crisi. que– st.i sta forse per 1irovare ½a soluzio– ne n ~l governo ohe 1iinora invano ha tenta,to di comporre Ni,tti. E' possLbhle che Nitti, o un a:tro prestigioso presi– dente ind!ipenrlente, 'l'iesca a sirruboliz– zare queL!a 1 presenre · II'ea•le dell'unità delle buone volontà d: cui in di,versa misura e in diverso senso (a seconda del contenuto cl:ie si dà in questo caso alla buona volontà) tutti J partiti ven– gono fac,ndo professione? I m p or t a identificare questi diversi modi e que– sti diversi contenuti, perchè sono essi la realtà sottintesa del voto di fiducia che consacrerà nell'Assemblea il nuo– vo governo. L'OPINIONE DELLA DESTRA Non si governa coi comunisti, pensa l'opinione della destra: ed è questa « la vera crisi• (Giovanni Cassandro, edi– toriale del Giornale di Napoli, 9 mag– gio). Non si governa con i comunisti, per la trita ragione che i comunisti sono la quinta colonna dell'U.R.S.S. Al Cassandro non si affaccia (o non vi rede per congenita Stfiducia diagnosti– ·a) l'ipotesi che la situazione stessa tende a « trasfonmare • o ad annullare tale posizione di ambasceria sotterra– nea dell'Oriente, e che massimo com– pito dei nostri statisti è quello di non favorire la seconda alternativa, quella dell"annullamento, ma la prima, essen– do a tutt'oggi il partito comunista la sola efficiente sinistra che si abbia in Italia; è quello quLndi di forzare i co– munisti a impegnarsi nell'ambito della democrazia italiana. Più realisticamente, l'editorialista del Buonsenso (« L'essenziale e l'accessorio nella crisi •, 16 maf.gio) imposta la cri– si sulla considerazione delle trattative Lombardo in America, e lascia inten– dere che esiste ancora un breve mar– gine di libertà politica nella essenziale interferen-za della situazione interna– eionale in rapporto alla situazione in– terna: in quel margine si pone la ob– bligatorietà del governo efficiente. Se il discorso qualunquista termina alle stesse conclusioni di quello dei liberal– conservatori, lo !a con miglior grazia, richiamandosi al precedente francese e intenpretando come sacro fuoco di amor patrio e arrendevolezza sponta– nea lo « sbaoco • dei comunisti dal gal– leggiante governativo di Francia. Un giro più ampio compie, in questa interpretazione internazionale della cri– si, l'anonimo editorialista de n Tempo di Roma (« La crisi è fuori di noi• 16 maggio) che polemizza con Longo e con Salvemini (per un articolo di quest'ul– timo nel periodico di Boston « Contro corrente•) i quali hanno presentato la crisi come un'intesa che va da Wall Street, attraverso Dunn e Myron Tay– lor, fino al Vaticano e a De ,Gasperi. Per lo scrittore del Tempo una simi– le interpretazione degli eventi italiani, se ha qualche cosa di ,giÙsto, lo ha in un senso per noi provvidenziale, perchè si,gnifica che possiamo sperare in una unione cristiana dell'Occidente a nostro vantaggio, unione di fronte alla quale sarebbe commendevple che Togliatti iniziasse una ·tregua in buona fet!e del– la sua politica sabotatrice. Questi testi bastano già ad intendere quanto condizionata sarà la adesione della destra al qualunque governo che succederà a De Gasperi, se questo go– verno dovrà - come in ultima istanza dovrà - tener conto della configura– !Zione politica della Camera del 2 giu– gno. Per convalida si leggano ancora gli editoriali di Enzo Selvaggi (« Il governo della fiducia •, ItaLia Nuova, 16-V) che vorrebbe un ,governo che di tale con– figurazione non tenesse conto, e del di– t"ettore de L'ora d'ltaLia (« Fuori della realtà•, 16-V), il quale consiglia il Pre– sidente del governo in gestazione di estendere· le sue consultazioni ai re– sponsabili delle organizzazioni padrona– li e lavoratrici, e di fondare su di esse le sue induzioni. Questo avvertimento è interessante, perché tende a schivare la vera sede della politica, che è nei gruppi parla– mentari dei partiti, e a riportarla alle organiziz.azioni eeonomiche, cioè, in ul– timo, al terreno (d'impostazione marxi– sta) della lotta di classe. IL CENTRO CATTOLICO Naturalmente tutto il discorso della destra è fondato sull'opinione che la democrazia cristiana sia un partito di centro-destra, e che l'u11ico governo d·e– siderabile sia quello democristiano. I democristiani lasciano dire, almeno fi– no ad un certo segno. Si irritano però quando viene disconosciuto il loro si– nistrismo sociale. In questo senso in– songe ad es., contro una fine analisi del Missiroli, Gior.g,io Tupini {« Controsen– si•, lt Popoto, Roma, 16-V) e richiama a merito del suo partito tutte le ini– iziative socialisteggianti del Titolo 3 della Costituzione, dove il Missiroli aveva rilevato la evidente impronta marxista, e nega il carattere conserva– tore delle vittorie democristiane nei ti– toli 1 e 2: nega ma non dimostra. Il fatto è che i democristiani non hanno l'interesse a distaccarsi dalla posizione di centro-sinistra, sibbene quello di ot– tenere dalle sinistre un impegno di col– laborazione centrista senza riserve, co– m'è necessario nel momento di emer– genza; peociò poco valgono le sugge– stioni della destra (la D.C. ha dato te– stimonianza di questo atteggiamento 'nell'onesto rifiuto alle avances qualun– quiste di alleanza elettorale). Ma è chia-. ro che di questo atteggiamento demo– cristiano deve tener conto chiunque at– it.em :la a fonmare un nuovo governo, perché tutti gli orientamenti, sia di de– stra che di sinistra del Consiglio 'Na– !Zionale del partito D.C. sono impron– tati a questa condizione, sia in una in– tenzione di sfiducia, sia in una di fi– ducia verso i comunisti. Ed è su questa .condizione che i D.C. hanno infine pre– sentato e manovrato la crisi: in vista cioè della massima possibile coalizione di fare concordi nel Paese. I democri– stiani hanno sentito e dP.tto, ci~, che la crisi era nel Paese stesso, crisi di sfiducia in un governo non unanime. PERCHE: LA CRISI? Ma Qa sicnlstra .nonICI'ede alla Tealtà del– la crisi. Intendo ila sinistra vera epro– pr:a, rappresentata tdai socia,l!fusionisbi e dai comunilsti. IrrlgLdendosi sulla forma_ le stru,ttura dell'Assemblea. ~e s:inistre hanno fatto osservare a De Gasperi che non gli mancava nè una maggioranza parlamentare, nè una via segnata ed obbligatoria di azione, costituita dai 14 punti del programma Morandi. Le di– missioni di De Gasperi, il cui motivo reale era }'esigenza dell'allargamento, sono dunque apparse a Nenni una crisi non del Governo, ma di De IGasperi stesso (« Un -brutto scherzo giocato al Paese•, Avanti!, 14-VJ, una sua inca– pacità di affrontare la lotta politica « contro L'indiscipUna del capitate pri– ma di tutto, de! Lavoro, dei prezzi, dei consumi•, implicita nel programma Morandi (« Il programma c'è•, Avanti!, ·15-V), appoggiandosi fiducioso ad una « matematica del Paese• anche più for– te de'lla « matematica di Montecitorio• (« La maggioranza c'è•, Avanti!, 16-V). Ora Nenni sa meglio di noi quanto oscillante sia quella che egli chiama la matematica del Paese; ma è certo che, pur dovendosi rompere lo schematismo meccanico del tripartito, non sembra oMi possibile un orientamento gover– nativo che non sia di centro sinistro. La situazione stessa mette ad una estre– ma prova di consistenza politica queste forze: ciò che era teorico nél program– mismo azionista di due anni or sono è ora imposto dalla situazione parlamen– tare, dalla situazione economica, dalle posizioni internazionali. Non molto dissimile da quella di Nenni è stata l'espressione del pensiero dei comunisti. In « Diritto di sapere•, Pietro Ingrao (U1l<i#dell'll-VJ accusa– va De Gasp&i di non aver saputo, sU!l– l'orlo di un'azione decisiva di emergen– za, decidersi tra l'appoggio incondizio– nato delle masse e il sabotaggio dei quartieri alti; e Togliatti, parlando in– solitamente fuori dei denti, ha definito « Offensiva plutocratica• le dimissioni di De Gasperi {Unitd, 14-V). Quanto al centro sinistro vero e pro– prio, esso continua a battersi per il co– mitato economico, di cui evidentemente chiede 1a direzione: e arl esso è ,condi– zionata, pare, l'adesione dei saragatia– ni ad un nuovo governo (« Ineluttabile crisi•, editoriale dell'Umani.td, Milano, 15-V) e il c,msenso degli azionisti (« Di– rezione politica e direzione economi– ca•• ItaHa Libera, 16-V). Su un piano più disinteressato, più schivo cioè di ambizioni governative, si muovono poi le coiliSLderazion: di Leo VaHani. sulla necessità di scegliere, di fronte ai cre– diti americani, piuttosto il metodo in– glese che il metodo greco: e nell'impo– stazione etico-politica sembra impossi– bile discordare dal dewitato azionista (« Bisogna scegliere», Italia Libera, 17-V). u. s.

RkJQdWJsaXNoZXIy