Lo Stato Moderno - anno IV - n.10 - 20 maggio 1947

LO STATO MODERNO 231 INDIA E GRAN L·uununcio dato da Att:ee alla Camera dei Comuni il 20 febbraio scorso, secondo il quale entro il giugno 1948 ver– ranno rimessi i poteri deL:a Corona ad un governo indiano, ed in mancanza di questo, a più governi locali, costituisce una data memorabile nella storia sia dell'India, sia della Gran Bretagna. Come era facile prevedere, la dichiarazione, sorprendente non tanto in sè stessa - ossia IP(ll riconosci– mento esplicito de.:l'indipendenza indiana -, quanto per la brevità del tempo stabi:ito per il trapasso dei poteri, ha pro– meato infiniti commenti tanto in Gran Bretagna che nel resto del mondo; non poteva quindi mancare di dar ìuogo ad accesi ed elevati dibattiti in sede parlamentare, sia alla Ca– mera dei Comuni, sia ,a quella dei Lord. In quest'ultima, che conta tutt~ra una maggioranza di membri dell'opposizione, Ja discussione, durata due giorni (25 e 26 febbraio), si è chiusa senza v_otazione; ta:e risultato si deve principalmente a:J'intervento di lord Ha1ifax, il quale, forte del suo prestigio di ex-governatore dell'India (si chia– mava allora lord Irwin), ha dichiarato onestamente di non poter condannare la politica del governo, proprio 'per il fatto di non poterne suggerire una migliore; ed ha scon&ig)iato di giungere ad una votazione che, per il fatto di essere certa– mente sfavorevo!e al governo, avrebbe avuto spiacevoli ri– percussior,i nelì'opinione 'pubblica indiana. Lord Hal~ax ha invece molto saggiamente invitato i suoi colleghi a concen– trare la loro attenzione sulle relazioni che intercorreranno fra i due paesi dopo il trapasso dei poteri del !Prossimo anno; ed ha concluso con un nobile linvito ad offrire ogl'Lnd:ianiun aiuto gratuito e disinteressato nelle inevitabi!i difficoltà del pros– simo avvenire: « Il popolo della Gran Bretagna riterrà certo che non ci sia modo migliore - se questo capitolo della storia indiana si deve chiudere - che chiuderlo offrendo ogni as– sistenza aS:i Indiani in questo passaggio ad un nuovo regime; e questo sarebbe lo spirito del messaggio che io desidererei che fosse inviato stasera all'India da questa Camera ». Prima ancora di tal~ discussione, Jawahrlal Nehru, vice– presidente del Governo provvisorio indiano e capo del par– tito del Congresso, commentando la dichiarazione di Attlee non poteva nascondere la propria soddisfazione per la deci– sione presa dal governo britannico e formulava voti - egìi, il più acerrimo nemico de:I'Inghilterra negli ultimi anni - per futuri rapporti di collaborazione amfohevo:e tra i due paesi così a lungo divisi da tante ostilità: « Il governo bri– tannico ha espresso in nome del popolo britannico i suoi sen– timenti di amicizia ed i suoi auguri per il popolo dell'India. Abbiamo diviso con esso un lungo passato di lotte e di dis– sensi. Ma noi speriamo sinceramente che questo passato sia del tutto passato; come speriamo ardentemente che il trapasso avvenga in modo pacifico e con fa rec\proca coHabor.azione; e ci auguriamo che si stabiliscano con il popolo di Gran Bre– tagna legami stretti ed amichevoli per il mutuo vantaggio di entrambi i paesi e per le fortune della causà della pace e della libertà in tutto il mondo» . Dichiarazioni di tal genere di due rappresentanti cosi autorevoli de:le due ,parti sembrerebbero dover confermare che la decisione del governo laburista sia l'unica che consenta alla Gran Bretagna di mantenere in futuro amichevoli rap– porti con un'India ormai impaziente di tute:a e troppo co– sciente della propria forza: procrastinare ancora avrebbe po– tuto significare doversi a non lontana scadenza ritirare di– nanzi ad una pressione violenta, cosa questa non più acca– duta a!lla Gran Bretagna dal 1783 dopo la triste ed amara esperienza del:a guerra contro le co:onie americane. Dopo di a:Iora, e proprio in virtù di quell'esperienza, la diplomazia britannica ha sempre saputo, con una tattica di ripiegamento e:astico, sacrificare le posizioni di prestigio politico per di– fendere quelle economiche e talora soltanto, assai più im– portanti di quanto si oreda, quelle morali. Il .suo capolavoro fu la creazione (1910) dell'Unione Sudafricana a solo otto anni dalla fine de:ll\ sanguinosa ed aspra guerra boera. Ma, tuttavia, alla Camera dei Comuni l'opposizione non si arrese altrettanto facilmente; anzi, per bocca del suo leader, l'indomabile Churchill, essa ha chiesto la votazione di una mozione di censura alla dichiarazione stessa per poter dividere dinanzi ai'la storia le proprie responsabilità da quelle della maggioranza :aburista. Per la prima volta nella storia il Par– lamento britannico ha cost fatto oggetto di un voto la que– stione indiana, che era stata considerata sinora al di sopra di ogni differenza ideologica di partito e tale pertanto da riscuotere i suffragi di tutti i settori. Come era attendibile la mozione di censura è stata respinta con 337 voti contro 185. E' tuttavia del massimo interesse esaminare le ragioni addotte da conservatori e laburisti nei riguardi della ·que– stione indiana, perchè esse confermano l'esistenza di una dop– pia anima nella politica imperiale britannica: d;- un !aro i conservatori, g:i eredi - talora anche in senso genealogico - dei costruttori dell'lmpero e dei colonizzatori intrepidi e crudeli, tutti imbevuti del senso di superiorità della raz,za bianca, del popolo britannico, della aristocrazia inglese; dal- 1' altro i laburisti, gli homines Mvi della politica inglese, tutti pervasi invece di ideali democratici e socialisti, di uguaglianza di razze, di popoli e di classi, eredi spirituali della grande tradizione liberale di Palmeston e di Gladstone. Questo lo spirito delle due forze in contrasto; quanto alle ragioni addotte, nelle quali tale spirito si esprime con tutta chiarezza, occorre però per poterle esattamente valu– tare, conoscere sia pure sommariamente '.o sviluppo storico dei rapporti tra India e Gran Bretagna. * * * Se è vero, come dice Renan, che una nazione è un ple– biscito di tutti i giorni, sarebbe certo molto azzardato parlare dell'India come di una nazione già comp:etamente formata. In realtà, l'India è soltanto una nazione in fieri, la cui crea– zione è in gran parte il risultato dell'opera di incivilimento inglese. Sotto questo punto di vista il maturare relativamente rapido di tanti paesi sottoposti ali' amministrazione britannica dalla condizione di colonie a quella di Stati indipendenti o di Dominion.s è proprio la prova della bontà di tale sistema e non quella, come la propaganda antibritannica ha spesso cercato di sostenere, della sua intollerabilità. Avviene in que– sto caso queL:o che suole avvenire tra padri e figli: quanto

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