Lo Stato Moderno - anno IV - n.10 - 20 maggio 1947

LU STATO MODERNO 225 LE 1EORIE DEL ''FULL EMPLOYMEN1:' II lL PIANU BEVERIDGE , Il vo:ume di occupazione de::a mano d'opera nazion~le dipende dall'effettiva tota:e domanda di beni, cioè da:•la do– manda munita di forza d'acquisto. Tutte !e misure per rag– giungere il pieno impiego della mano d'opera devono dunque mirare a!la stabilizzazione della domanda effettiva. Siccome la domanda totale si divide ,in due gruppi principali: domanda di beni di consumo e domanda di beni strumentali, vi sono tre tipi di misure che bisogna adottare: 1) misure per aumen- - tare il consumo; 2) misure per aumentare g:i investimenti; 3) una combinazione fra :e due prime. Ta:vo:ta la teoria di Keynes fu erroneamente inte~re– tata ne: senso che l'autore avesse scorto nell'accrescimento del vo:ume degli investimenti la sola possibilità di mantenere i; volume di occupazione de}:a mano d'opera. In realtà i: Keynes affermò che, riguardo al pieno impiego det:a mano d'opera, non importa affatto che la stabilizzazione della do– manda totale venga ,raggiunta per mezzo di un aumento del consumo oppure pe:r mezzo di un aumento deg:i investi– menti; comunque si -potrebbe prendere in considerazione anche una temporanea preferenza ,per gli investimenti, dato che da una tale misura deriverebbe una considerevole moderniz,zazione e razionalizzazione de:l'industria. Le più importanti proposte pratiche - sempre sulla base del:a teoria di Keynes - sono finora state fatte da Lord Bcveridge ne: suo libro già citato: « Full Employment in a Free Society ». Per poter esaminare le conclusioni pratiche da trarre dalla teoria keynesiana dobbiamo prima fare un hreve riassunto del!e proposte di Beveridge, limitandoci, per ragioni di spazio, a quel:e che mirano ad ovviare alla disoc– cupazione genera!e, cioè alla disoccupazione derivante dalle crisi cicliche del!a congiuntura. Scopo del piano Beveridge è il pieno impiego della mano d'opera. Questo però non vuol dire che il piano miri allo scopo utopistico di un'eliminazione asso:uta della disoccupa– zione. All'infuori de!la disoccupazione derivante da:Ie influenze stagionali ecc., ci sarà sempre, in ogni economia tecnicamente progressiva, una cerro percentua:e di disoccupati. Secondo Beveridge, questa percentuale non dovrebbe mai superare il tre per cento dei lavoratori; mentre nel periodo fra le due guerre mondiali la proporzione si aggirò fra il 10 e il 22 per cento. « Pieno impiego » significa ridurre la disoccupa– zione eventuale di un individuo ad un minimo di tempo che per ragioni tecniche non è evitabile. Ma ogni lavoratore deve essere sicuro che dopo un breve periodo di attesa potrà ritor– nare al suo vecchio .posto oppure trovare un altro ,impiego adatto. Col pieno impiego « il mercato della mano d'opera » deve essere « un mercato di offerta » ·(seller's market) invece di un mercato di richiesta (buyer's market). Questo vuol dire che ci devono essere sempre più offerte di impieghi che mano d'opera disponibile. Secondo. Beveridge, la ragione profonda di que.~t,anecessità è la seguente: « Una persona che, volendo comperare della mano d'opera, inoontra delle diffico!tà, deve assoggettarsi ad una scomodità o soffrire una perdita di pro– fitto. Una persona invece, che non può vendere la sua forza di :avoro è inuti::e. Nel primo caso vi è disagio. o perdita; il secondo caso produoe una catastrofe personale ». Il pieno impiego della mano d'opera non va 11icercato a qualunque condizione, ma le libel'ltd essenziali devono essere mantenute: fra l'altro, la li~rtà di discussione, di propaganda, di stampa, di religione, d'insegnamento, di r.iunione, di orga– nizzazione, di voto, d'impiego e dell'uso del reddito perso– na·!e. Beveridge rifiuta esp:icitamente la soluzione totalitaria del problema del pieno impiego della mano d'opera; egli non vuole raggiungere il suo scopo a mezzo di un'economia pia– nificata ed organizzata fino aJ:'u:timo dettaglio. Certamente, per mantenere le libertà sopra ,accennate, esse vanno eserci– tate con un senso vivo ed e:evato di ,responsabilità. GJ'i operai, per esempio, non òevono abusare dei loro diritti per chiedere e vo:ere un irragionevole aumento dei salari; e la .Jibertà nella sce:ta dell'impiego non significa che chiunque possa insistere per divenire [arcivescovo di Canterbury. « Ogni libertà im– plica una responsabmtà ». Le esperienze dell'economia di guerra ci hanno dimo– strato ohe la guerra tota:e eliminava .Ja disoccupazione. Es– sendovi infatti una domanda illimitata di mano d'opera da parte del:o Stato, questa poteva essere completamente um– lizzata. Certo, in tempi di guerra· molte libertà sono sop– presse per mezzo de: collocamento forzato ,de:Ja mano d'.ope– ra, del divieto di sciopero, dei razio,namenti, ecc. Non è però affatto provato che tutte queste restrizioni vengano decretate per raggiungere i; pieno impiego della mano d'opera, e non siano piuttosto la conseguenza necessa.ria dello stato di guerra nel quale il paese si trova. In tempo di pace il volume di occupazione dipende dal- 1'.importo totale di denaro che ·viene speso per prodotti indu– striali. Una diminuzione del numero degli occupati deriva dal fatto che un certo numero di persone ha ridotto la sua spesa abituale; vicèversa, un aumento del volume della occupa– zione della m-ano d'opera è la conseguenza di maggiori spese. Be'l'eridge distingue le spese in tre categorie: 1) spese di consumo; 2) spese· strumentali; e vi sono comprese le spese per beni e servizi che vengono impiegati per la produzione diretta o indiretta di altri beni o servizi (fabbriche, materie prime, mezzj di trasporto, ecc.); 3) spese dello Stato (polizia, forze armate, istruzione, ser– vizi pubb:-ici, ecc.). Mentrn queste ultime possono essere soltanto spese pub– b:iche, quelle della prima e della seconda categoria possono essere di carattere privato o pubblico. Nessun individuo e nessuna impresa privata è in grado di assicurare che la tota:e domanda effettiva di beni sia ·sem– pre 5ufficiente a garantire un .assorbimento totale della produzione nazionale; perciò questa 1'esponsabilitd deve es– sere assunta dallo Stato. E' allo Stato che incombe il compito di fare in modo che i cittadini siano al sicuro da una disoccu– pazione involontaria, nelle stesso modo che è lo Stato che protegge il cittadino contro attacchi nemici o contro cr·imi– naH interni. Solo lo Sl'ato dispone dei mezzi statistic:i per ac– certare e di quelli finanziari per garantire la totale domanda necessaria di beni Per adempiere questo compito lo Stato deve - per ciò che riguarda le spese ed i prelievi fiscali - condurre una po:itica tutta nuova, che rappresenta una vera rivo!uzione in confronto alla politica finanz-iaria praticata fino– ra. Bisogna introdurre un nuovo tipo di bN.ancio statale. li bilancio deve essere - come disse Bevin, che durante :a guerra fu ministro del Lavoro - un• « human budget » (bilancio dell'uomo) e non solo un bilancio del denaro. La mano d' opera deve essere la base ·del bilancio. Beve– ridge dice restualroente; ~ li ministro delle Finanze deve

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