Lo Stato Moderno - anno IV - n.9 - 5 maggio 1947

l!J4 LO STATO MODERNO DOPO LE ELEZIONI SICJLJANE Qual' è la reale situazione politica siciliana dopo le ele– zioni del 20 apri,le? Bisognerà portarsi al di fuori de~i interessi pa.rticolari di partito e di gruppo per dare a ques_ta domanda una rispo– sta relativamente obbiettiva, cosa che non è affatto semplice, ma ohe deve essere volenterosamente accettata se non si vuol cadere nei soliti luoghi comuni che la ·euforia e il fanatismo di ,parte facilmente suggeriscono. In realtà la situazione politica siciliana non' è chiara come sembra. La somma dei voti rnccolti da ciascun gruppo elettorale serve come indice orientativo di giudizio, ma non ci dà e non ,può logicamente darci la misura reale della po– tenzialità delle forze in lotta, so.prattrutto senza la conoscenza di alcuni importanti movimenti che si erano minacciosamente affermati in senso antiunitario e antirepubblicano e che, se sono stati battuti sul piano generale de1la politica regionale, non lo sono stati affatto su quello pa.rticolare della loro capa– cità organizzativa, la quale, anzi, in qualche caso, si è avvan– taggiata rispetto al 2 giugno 1946. Facciamo il caso del Movimento per l'Indipendenza Si– ciliana, del qua!e si temeva un accordo con i monarchici ed un pronunziamento antiunitario. li Movimento ha subito so– stanzialmente una sconfitta ,perçhè contava di, triplicare i votì del 2 giugno, mentre non è ~iuscito che a migliorare legger– mente le sue posizioni: però, sul piano de!Ja attività propa– gandistica esso ha segnato, con i suoi 23.706 voti in più di que1li del 2 giugno, un successo notevole che ha rinsaldato la cÒmpagine del separatismo malgrado la secessione Varvaro. Altro caso quello del Partito Nazionale Monarchico che ha totalizzato 184.844 voti, segnando una sconfitta morale di tutto il movimento monarchico siciliano sensibilissima, ma ne1lo stesso tempo una concreta vittoria rispetto al rafforza– mento della organizzazione di Partito. Questa ultima osser– vazione potrà, sotto certi aspetti, apparire azzardata; ma bi– sogna téner presente che il P.N.M. costituisce un ,pericolo at– tivo per la Repubblica non perchè movimento passionale, ma perchè minoranza politicamente attiva e fanatica. La compa– gine di un movimento può facilmente disgregarsi in relazione agli avvenimenti della politica generale; quella di un Partito può indebolirsi soltanto, ma non disgregarsi, specialmente in una situazione come quella siciliana. Ora la presenza di un Partito Monarchico in Sicilia non può non influire attivamen– te sull'orientamento di quella impQrtantissima corrente di simpatie la qua:e, pur avendo aderito al B:occo liberal-0emo– cratico-qualunquista, è pur sempre monarchica. Ma procediamo con ordine e cerchiamo di valutare la situazione siciliana all'indomani del 20 aprile rispetto anche ai risultati del 2 giugno .. La battaglia elettorale· non si è svolta, come si temeva, tra il blocco monarchico-separntista e fo correnti repubblicane e unitarie. Questo credevano ingenuamente possibile Finoc– chiaro Aprile e il principe Gianfranco Alliata; e bisogna dire che il timore di un pronunciamento monarchico, convalidato dai ,separatisti nello schieramento parlamentare, nel caso in cui la sinist<raJ"epubblicana foss_estata sconfitta, si era larga– mente diffuso nell'Italia continentiale. Per molte settimane la Sicilia è stata oggetto di ansiosa attenzione giacchè sembravà non improbabile l'impostazione e la soluzione istituzionale di tutta la lotta elettorale della regione, con le conseguenze intuibili. Qualche giornale monarchico aveva addirittura co– minciato ad incitare i siciliani a pronunziarsi in questo senso. In realtà la battaglia si è svolta tra i .partiti di sinistra e quelli di destra, cioè <tra il Blocco del Popolo e il Blocco libe- ral-democratico-qualunquista a spese déJa Democrazia Cri– stiana che a causa del suo sistematico equi1ibrismo ha finito col pagare il conto per .tutti. Il Blocco del Popolo, costituito dai comunisti, dai socia– listi di Nenni, dagli azionisti, dai demolaburisti e da gruppi indipendenti, si è piazzato in testa con 590.881 vÒti, cioè 29 seggi parlamentari. Nelle elezioni del ·2 giugno 1946 lo schie– ramento della intera sinistra, e cioè il P. C. 1: con 151.304 voti, il P. S. I. con 233.314 voti, il P. d'A. con 26.611 voti aveva riportato un totale di 411.229 voti, e cioè 179.652 voti in meno. E' sorta logicamente la quistione se sia stato il P. C. I. il vero vincitore delle elezioni siciliane ovvero il P. S. I.. I com·unisti affermano senz'altro di aver vinto loro; ma )'at• tenta valutàiione delle cifre del 2 giugno ci mrutra che cor– reva tra i due partiti una differenza di 82.000 voti, i quali non possono essere'tutti quelli (82.181) oggi sottratti dal P.S. L.I. E' giusto però riconoscere al P.C.I. la intelligente campa– gna condotta intorno al simbo:o di Gariba:di. Molta gente ha votato per Gariba::di e non per il P.C.I. specialmente nel~e bor– gate delle grandi città. In alcuni paesi dell'interno molti han– no creduto di votare per S. Giuseppe! Questo non diminuisce affatto la vittoria delle Sinistre; ma ne chiarisce le origini propagandistiche, il che precisa so– pra~tutto la bontà della organizzazione propagandistica stes– sa ·e della intera organizzazione elettorale. Nel campo opposto, cioè nel .Blocco liberal-democratico– qualunquista costituito dai Liberali, dai Democratici italiani e dai Qualunquisti, si sono avuti 287.588 voti, ai quali biso· gna aggiungere i voti della Unione Demoèratica e del Fronte dell'Uomo Qualunque' di Messina, e cioè 40.346 voti per la prima e 30.151 voti per il secondo. Complessivamente il Bloc– co ha totalizzato 358.085 voti e 17 seggi. L'organizzazione di questo Blocco è stata molto trava• gliata perchè in alcune provincie, specialmente a Messina, non è stato possibile unire in un fronte unico tutte le forze di destra. Le Destre però non hanno •risparmiato danaro: la loro propaganda è stata efficacissima, anche se non ~icca di mo– tivi sociali. La ragione principale della sconfitta rispetto al Blocco del Popolo va cercata nella costituzione delle liste che ha messo in evidenza il fior fiore del.Ja nobiltà e del Jatifon· dismo isolano, cosa che ha dato modo alle sinistre di scale· nare un'offensiva decisa e durissima. La Democrazia Oristiana ha visto i 744.746 voti del 2 giugno scendere· a 399.182. E' stata una sconfitta dolorosis· sima, apche se la stampa del Partito ha cercato di far buon viso a cattivo giuoco proclamando il successo dei democri• stiani i qua:i hanno da soli conseguito la massima votazione. La verità è che la Democrazia Cristiana è in crisi; ess; non può mantenere :e posizioni di un tempo perchè non ha se· guito, specialmente in Sicilia, una politica lineare. In ogni occasione essa ha cercato di ricattare egualmente la Destra e la Sinistra, allo scopo di aprirsi nuove pç>ssibilità di vantag· gio; ma più spesso ha assistito agnosticamente alla vita poli· tica de:J'Iso:a, temendo di compromettersi con gli uni e con gli altri, o aspettando tranquillamente di°gettarsi sulle spoglie dei vinti. Questa politica ha tentato, senza successo, in occa– sione della crisi de: separatismo: riuscendo soltanto ad, acuire l'odio dei capi del M.I.S., odio esploso recentemente alla Co· stituente con le note accuse di Finocchiaro Aprile ai ministri Vanoni e Campilli. E' molto probabile che alle prossime ele· zioni politiche generali ~i debba vedere un ulter,iore ripiega· .mento democristiano. Attua:mente la più viva costernazione regna neg:i ambien~ del cosidetto Partito del Centro.

RkJQdWJsaXNoZXIy