Lo Stato Moderno - anno IV - n.8 - 20 aprile 1947

LO STATO MODERNO 169 Confessionalismo in atto e in potenza Questo articolo del nostro collaboratore Enzo Santarelli rrproduce in parte w sua esposizione a fa=e della revisione dei patti conCJOrdatari fatta al Convegno sul problema religioso moderno, che si è tenuto a Milano dal 10 al 12 aprile sotto la direzione di Aldo Capitini e Ferdinando_ Tartaglia. In al– cuni intervenuti era il proposito di iniziare senz'altro la rac– colta delle 500.000 firme necessarie- ad una revisione del Concordato, in riferimento all'art. 130 della Costituzione. Quest'azione di revisione concordataria immediata ha lasciato però perplessi alcuni congressisti, anche per l'alleanza, che essaimplicherebbe, con il pubblico anticlericale del Don Ba– silio. Proprio questa perplessitd offre ai futuri Convegni ma– teria di un chiarimento cul€urale più radicale intorno alla questione «Stato-Chiesa», che dal punto di vista di questi Convegni si traduce nello studio del rapporto più complesso di ragione-fede. La discussione sul!'art. 7 purtroppo è stata soltanto dot– trinale: eppure la questione che esso involgeva, la questione delconfessionalismo, era e rimane essenzialmente pratica: con– cretamente sociale, economica e politica. Bisognerà quindi farluce sugli aspetti particolari del confessionalismo in Italia, distinguendo fra confessionalismo m atto (sindacati, partiti, scuole, stampa, società per ezioni, costume, ecc.), e confes– sionalismo in potenza, quale cioè può svilupparsi nell'ambito dellalegge, sia essa costituzionale come l'art. 7 o meno, dalla suaattuale struttura. A titolo di premessa bisognerà rifarsi in 'breve all'espe– rienza storica più recente del nostro paese in fatto <li con– fessionalismo. Tanto gli stati preunitari che lo stato uni– tario, per vivere, hanno dovuto essere, in It ·a antiourialisti: la repubblica veneta subito dopo a controriforma, r o di Napoli pur essendo cattolicissimo, il Piemonte quando svi– luppò la sua politica nazionale, e infine il rngno d'Italia dal '60 al '22. -La Curia d'altra parte, dalla rivoluzione demo– cratica francese ai nostri tempi, si è sempre garantita attra– versoi concordati. Le ultime pretese curialesche in Italia me– ritano un ricordo, perchè esprimono una tendenza che solo la vigoria dittatoriale potè a suo tempo arrestare: immissione dei cardinali nel Senato <lei Regno, retroattività deU'art. 5 del concordato (trattative per i patti lateranensi), sostituzione della filosofia gentiliana nelle scuole pubbliche con la filo– sofia cattolica ( « Civiltà cattolica », organo dei gesuiti). E conviene fare il punto sulla situazione attuale: r ora buona per il confessionalismo è suonata io Italia, CQ!I la cadutadella .dittatura, che av col Con– cordato una ac e arma contro la democrazia. Se l'autori– lll.rismo lasc1sta aveva posto un limite all'espansione del con– fessionalismo(questìone dell'educazione giovanile: 1926-27 e 1929; questione dei lirniti-dell"lrffiv1tl dei!'Azione Cattoilca: 1930-31, proibizion~di~1pare a a trrp-olitiba), la dem()(!razla: ffre nàturltlméiite il fianco fil &ll'l1!lss!oml1ismo garantendo libertà anche ad esso, non solo, ma conservandogli i privilegi accordatigli dalla dittatura. L'elusione del!'art. 66 dellalegge elettorale per la Costituente ne è una riprova, che assiemealla esperienza storica più o meno recente è stata compleoomentedimenticata sia dai liberali sia dai comunisti. Ma tralasciamo ogni considerazione di carattere storico, ed esaminiamo partitamente il confessionalismo ottuale nella politica,nella fotta sindacale, nell'educazione, cell'economia, nel costume. Ne! complesso della politica il confessionalismo dispone di un suo centro di forza che si raccoglie intorno ad un partito dei cattoUci italiani, quale è la democrazia cristiana. Se su– bito dopo la « liberazione » questo partito ha tentato di in– sistere sul motivo propagandistico della sua aconfessionalità, oggi lo ha abbandonato in pieno (e questa è una chiarifica– zione notevole): i 'SUOi quotidiani ormai non pongono l'accento che sulla Chiesa e gli interessi religiosi del Cattolicesimo (il merito va, comunque, all'anticlericalismo). La democrazia cri– stiana è in posizione polemica rispetto a tutti gli ,altri partiti aconfessionali e laici: Gonella al primo congresso d.efini il tempo moderno come « età di .barbaTie ». La democrazia cristiana ideologicamente si ripromette di dissipare il cosid– detto « equivoco del laicismo » e di « abolire la democrazfa agnostica », il che è lo sresso. Q~esto partito è guidato so– prattutto (sarebbe interessante un'analisi statistica, ma inutile, tanto la cosa è notoria) da uomini usciti dall'Azione Cattolica e dal,le .sue branche. La loro formazione politica ed etica è avvenuta nel seno <lì un organismo alle dirette dipendenze della Chiesa, che intende la democrazia come si ipuò inten– derla nell'organizzazione della Chiesa controriformistica. Il cle– ro e l'Azione Cattolica circuiscono r attività della democra– zia cristiana: le pastorali dei vescovi d.'Abruzzo e .dei vescovi di Sicilia, le circolari dell'Azione Cattolica,, della Federazione Universitaria Cattolica (FUCI) prima delle elezioni d.el 2 giu– gno ne sono una prova. La confessionalità della democrazia cristiana è ormai obbligata da questi atteggiamenti ed irri– mediabile. Ma vi è ancora di più: il campo <li forza della democra– zia cristiana come partito dei cattolici itaiiani si va sempre più spostando ver,so d.est>ra. U partito ,popolare <li d.on -~turzo e di Miglioli non è l'al!tuale d.emoci:aziacristiana. Don Stu e Mfigliolinon sono operanti nella democrazia cristiana, ma in essa operano ,al contrario quegli elementi, che, secondo lo stesso Sturzo ( « Popolarismo e Fascismo »', Gobetti 1925), co– stituirono quel « clerico-fascismo » che contribuì a travolgere la democrazia italiana nel 22-25. Anche dopo la liberazione il campo <li forza della democrazia cristiana si è spostato verso destra ed è notQ. che larghi strati conservatori hanno votato per essa il 2 giugno. Del Testo la democrazia cristiana si appoggia tutta sull'intellige= cattolica che è limitata al soli 6trati bor.ghesi. Il proletariato è semplicemente dgganciato per ragioni confessionali e Teligiose: L'Azione Cattolica non ha nelle sue file proletari, la stessa A.C.L.I. è una sµuttura di Jntellettuali borghesi volta a o 1 eare un sindacalismo cri– stiano; i sindacalisti democristiani raramente sono di origine popolare. Molti dirigenti della democrazia cristiana sono anche' membri autorevoli di organismi capitalistici. La democrazia cristiana si propone un corporativismo, una conciliazione di fattori tecnici, di datori di lavoro e di lavoratori. Il giudizio def.initivo su tale azione. politica può essere uno solo: la di– rettiva e il nocciolo sono confessionali, ,la tensione è conser– vatrice. Questo fu ignorato da un grande partito di sinistra. Il discorso può apparire noioso: si tratta di cose note: ma forse l'insieme del quadro non è altrettanto noto; e allora c'è speranza che lo stesso d.isco11So divenga più interessante. Nel campo dell'economia e dei sindacati bisogna notare che l'azione del confessionalismo è ancora lontana dall'essersi svi– luppata a pieno. Tuttavia si nota un certo progresso: l'A.C.L.I. è pronta e d'altra parte i democristiani sono iq posizioni diret– tive sia nella Confidustria sia nella Confida. Un grande gior– nale economico è passato recentemente in mani democristiane.

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