Lo Stato Moderno - anno IV - n.7 - 5 aprile 1947

.. 160 Lo· STATO MODERNO dell'autorità giudiziaria, ossia la soppressione della inviola– bilità del domicilio. Gli abo:izionisti non si limitano a chiedere la proibi– zione di case equivoche ufficiali o c:andestine e la punizione ,everissima dei loro proprietari e complici, ma I' abolizione de:,"iscrizione, della visita coatta (definità violenza carnale), della cura obbligatoria, soprattutto ospita:iera (definita-seque– ;tro di persona), della denuncia delle malattie veneree; chie– dono altresì che l'invito al libertinaggio non sia punibile se 'l.Ondietro denuncia regolare (e non per semplice capriccio e discutibi-'.e testimonianza di un agente) e so:tanto nei casi in cui è rea.:mente scanda!oso o molesto. Chiedono che il rimpatrio sia considerato pena accessoria da infliggersi -dai tribunali rego!ari in seguito ad una condanna per reati oo– rnuni. Chiedono lo scioglimento de:la squadra del buono o del qialcostume, che per dimostrare di aver ben lavorato procede rego!armente a éerveEottici arresti, ed è notoriamente un nido di corruzione. Chiedono non so!o la gr\ltuità, ma la segretezza. de::a. cura delle malattie veneree al fine di evitare ca!unnie e ricatti; l'insegnamento igienico nelle scuole; e sì dichiarano disposti ad accettare tutte quelle misure che, in favore de:Ja sa'.ute pubblica, possano essere imposte a tutti, senza violazione della giustizia, senza vergogna· per nessuno. Mi perm"ètto di far osservare a questo punto che è as– surdo di sottoporre proprio i malati di ma:attie veneree, che hanno diritto a:la maggiore discrezione, a J?rocedimenti cui nessuno penserebbe neanche lontanamente di sottoporre i tubercolotici, sebbene la loro perico:osità socia'.e sia per lo meno altrettanto gra~e · quanto quella dei p'rimi. Dato ed assolutamente mai concesso che si dovesse addivenire a misure coattive contro tutti i m:iati contagiosi, bisognerebbe esc!u– derne proprio i malati di malattie veneree, perché gli agenti infettivi di questé malattie non circo!ano ·nell'aria o nell'acqua, non infettano chiunque, ma soltanto chi si espone al contagio. Chi corre incontro al pericolo ha deJ:e responsabilità che non possono essere negate, se precisamente· non si vuole aggravare il' pericolo stesso. L'inutilità de::a sorveglianza igienica della prostituzione, è ormai stata dimostrata,. ed essa è intuitiva per le seguenti ragioni: è unilaterale, ossia de:Ie donne soltanto, e non dei clienti che restano liberi dr infettare, e che sono in numero molto maggiore delle prostitute; costituisce un fortissimo in– centivo alla frequentazione di prostitute; allontana dai centri di cura, per timore dell'isèrizione o di inv!lstigazioni umi– :iànti, le prostitute c!andestine ed innumerevoli altre donne· che temono di essere sospettate a torto o non vogliono tro– varsi in certe compagnie. Poiché igienicamente il va:ore de:Ja sorveglianza si rivela nuilo, e poiché. giuridicamente la. regolamentazione costituisce un delitto, in quanto è creazione artificiosa di una categoria di fuori legge, non esiste, per mantenerla, altra ragione che non sia quel-la di assicurare le maggiori comodità ag:i uomini e di permettere favo~osi guadagni a-i trafficànti in carne umana. Per quan.to riguarda il problema della prostituzione, esso è un prob!ema di rapporto tra richiesta ed offerta: la rego– lamentazione favorisce regolarmente l'uf!a e l'altra, sia crean– do speciali abitudini maschiìi, sia impedei;ido la ~otta contro il lenocinio e la tratta, sia (ed è il suo torto capitale) incate_– nando le dònne al mestiere, siano esse donne che spontanéa– mente non avrebbero pensato a prostituinii, siano esordienti · ancora incerte,. siano deluse che vorrebbero· cambi~r vita. Il timore di catastrofici aumenti della prostituzione che potreb– bero seguire l'abo:izicme di misure repressive contro le sole donne, e non contro i ,'.enoni ed i c:fenti, è dunque del tutto infondato: per meg;io persuadersene basta pensare che più di un certo numero di donne non potrà mai vivere di prosti– tuzione, per r~iioni economiche: ciò che ora si fa è serppli- cemente di sostituire la merce usata èon merce fresca,tenendo conto dell'interesse di prosseneti e clienti invece che dell'in– teresse .delle donne. La segregazione e I'« accasermamento » (secondo l' espres– sione tedesca) di donne in ~uoghi speciali, ben lungi dal]'es– sere desiderabile, è deprecabile sotto tutti i punti di vista: igienico, umano e mor-ale. Igienico: perchè provoca un for– tissimo aumento del numero dei c:ienti' di ogni dorina e per conseguenza un aumlmto delle probabilità .di diffusione di maJattie; e perchè espone la donna non solo alfa contamina– •zione di malattie veneree, ma a:la tubercolosi, data la vita de– bilitante •di ambienti affollati e senza so:e. Umano: perchè con– danna ia donna ad una rapidissima degradazione, alla perdita di ogni nozione di esistenza civile e di rapporti normali coi propri simili. Moi-ale:_perchè annui,:! il senso di responsabilità dell'uomo e la retta coscienza del lecito e dell'r:Iecito, e coinvolge l'intera popolazione in una losca.complicità. Non è delittuoso il concludere un contratto privato con una persona responsabile dei suoi atti e perfettamente libera di sè; è delittuoso I'asservire od avvilire il ,proprio 5imi,le. Tutti debbono essere eguali di fronte alla legge: se si vuole che fa legge sia legge e non arbitrio ìegalizztto. Nel caso specifico la legge non deve mettere la prostituta in condi– zione di inferiorità di fronte al cliente: si tratta di corre– "J.X,m ... bi:i che compiono un atto comune: non spetta a::J'uno più che all'altra un privi:egio od una garanzia. In altri termini la !ugge deve assicurare in genera:e l'eguaglianza dei cittadini, ed ignor:are in particolare un patto· riprovevo:e, ma non cri- . , m1na,e. Per quanto riguarda la cosiddetta pericolosità dell'esem– pio de:!e prostitute per le doniìe .per bene, essa è irrisoria: sia perchè la prostituzione libera si eserciterebbe negli stessi luoghi in cui si esercita oggi la prostituzione clandestina (che è ed è sempre stata infinitamente più diffusa deEa prostitu– zione ufficiale), e cioè, in appartamenti privati, camere ammo– biliate, alberghi; sia perché l'esempio• più pericoloso per le dorine non è -già quello di altre donne, ma que:lo deg:i uo1~ini che, ne:lo stesso ambiente familiare, ostentano- licenze d'ogni genere. Con la fine della regolame,ntazione, ossia del privilegio ufficiale di servirsi di donne ridott~ ad oggetti, probabilmente si comporteranno meg;io. Non vi è ragione perché la prostituta so:tanto resti al <lj fuori del progresso sociale: oggetto di proprietà privata dei lenoni e proprietà pubblica d'<i clienti. $e nessuno deve nascere schiavo, nessuno deve diventar:o. Non si tratta af– fatto, come certuni pretendono in buona o mafa fede, di negare la sanzione ufficia'.e aèla. prostituzione per poter ipo– critamente pretendere che la prostituzione non esista: si tratta di proscrivere lo schiav,ismo. D' altrÒnde, i membri della inter– naziona!e della tratta sanno fare benissimo que-:Je distinziopi che non -sa fare l'ingenuo 'Pubblico: con tutte le forze, ricat– tando o corrompendo gli ·uomini politici, amidando medici e giornalisti, cercano di scongiurare' la catastrofe della aboli~ zione della regolamentazione. E' ·:a patente di stato al leno– cinio quella che và!e. ·miliardi; i lenocinio c:andestino rende molto meno ed- è sottoposto ad una terribile spada di Da– mocle: la condanna pena:e, magari a dieci o quindici anni di carcere e la confisca di tutti gli iìleèlti guadagni. L'abolizione inverte i rapporti tra lenone e prostituta: è quest'u:timo a trovarsi nel'.e mani della· prima che può de– nunciar'.o senza temere la minima sanzione: egl<inon può. più reclutarla, sfruttarla e gettarla poi nel:a spazzatura senza alcun timore, anzi col concorso e l'appoggio delle autorità. Non bisogna dimenticare che è la prostituta che pàga di persPna: che si disonora, si ammala. Il lenone non ha neppure il distu·roo·di restare aI:a cassa, perchè vi mette un'impiegata: si l!mita ad intascare i· dividendi deJ.l'onorat~ società.

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