Lo Stato Moderno - anno IV - n.7 - 5 aprile 1947

LO STATO MODERNO 155 renza del partito comunista; aveva rivo:to un infervorato ap– pe:lo al « lavoro, a:Ja disciplina, all'ordine», denunzian-do i Comitati di fabbrica come elementi disgregatori dell'economia sovietica. Dopo aver duramente represso il sabotaggio dei ca– pitalisti, 'bisognava reprimere non meno duramente il sa– botaggio deg!i operai. « La democratizzazione_ non consiste affatto - questo è l'a b e per ogni marxista - ne:l'abo!ire fa funzione delle energie qua:ificate ... Le commissioni e!ettive, che non possiedono le necessarie cognizioni tecniche, non possono sostituirsi neppure ad un solo tecnico ». Mo!to più importante del controllo operaio sul!'azienda è la creazione ,,in ogni fabbrica di una ce:lula modeJ:o, che rappresenti la coscienza di lavoro ne'.la fabbrica stessa ». Occorre rendere naturale questa nuova coscienza del dovere e del lavoro e del!'onore del lavoro - insiste Trotskji - e, per convalidarla, occorre istituire dei tribunali davanti ai qua'.i sia chiamato a ri;pondere ogni operafo « ché non co'.mi di lavoro tuUi i pori deI:e sue ore lavorative ». Così Trotskji nel 1918: ma vent'anni dopo, lo stesso Trotskji formulerà, nella Rivoluzi'on!! tradita, il suo violento atto di accusa contro Staiin per rin– facciarg!i di aver to:to agli operai russi ogni inf.uenz.a ne!la direzione del:e fabbriche: « essendo soggetto nel'.a stessa of– filcna ad un terribile regime poliziesco, l'operaio non può sentirsi un libero lavoratore. Il funzionario è per 'lui un capo, lo Stato il padrone. TIlavoro !ibero è incompatibile con I' esi– stenza de'.!o Stato burocratico ». Eppure, lo abbiam visto, fu . proprio Trotskji, col suo discorso del 28 marzo 1918, davanti al congresso del partito comunista russo, a dar l'abbrivio aUa più ferrea burocratizzazione del!'economia sovietica. Cita il Mondolfo, in un'aggiunta a:la seconda edizione del suo Sulle orme di Marx, un rapporto del Commissario al lavoro Sch'.iapnikof, ,iJ quale giustifica i' abolizione dei Con– sigli di fabbrica e la loro sostituzione con dei dittatori, « i11;– vestiU di poteri &!Umitµti di vit>a e di morte sugli operai », con i gravissimi inconvenienti a cui aveva ·dato luogo il contro!lo operaio. Secondo Carlo Radek (in Corrispoodenza Russa, fa– scicolo 10, A. I) l'istituzione del controllo operaio portò ad un vero « sface:o economico», soprattutto perchè « ogni gruppo di lavoratori conduceva la fabbrica a proprio criterio ed organizzava la produzione senza affia-tarsi con gli altd, mosso esc:usivamente dal suo particolare interesse ». Nell'in– dustria rus..a si era giunti a tal ·punto di disorganizzazione, proprio in conseguenza del controllo operaio, che il governo sovietico si trovò nella necessità - afferma Otto Bauer in Bolscevisnw e socialàemocrozia - « di vo'.tarsi contro gli operaì, obbligandoli passo passo ad una prestazione più in– tensa ed alla sottomissione 11llavolontà dei direttori d'azienda, fino ad assoggettar:i ad un regime disciplinare militare vero e proprio ». Lo Strèibel (La ,socializzazione) contesta che i gravissimi inconvenienti denunziati possano essere tutti giu– stificati con « la mancanza di cultura » del proletariato russo, lamentata da: Bauer. Secondo lo Strèibel, anche in paesi eco– nomicamente più evoluti e con un proletariato più discipli– nato e responsabile, il controllo operaio avrebbe portato in ogni caso, attraverso la dittatura dei Consig:i di fabbrica, ai medesimi risultati negativi. Del resto lo stesso Bauer, delineando il programma d'a– ~ione per la- socialdemocrazia austriaca, affermava: « Ai Co- 1nitati di fabbrica non si può trasferire la direzione tecnica ed economica de:l'azienda. Per non compromettere la pro– duzione, la direzione tecnica deve essere affidata ad elementi tecnici; d'altra parte la direzione economica deve essere egual– mente esclusa da'.le attribuzioni dei Consigli di gestione, per– chè un'azienda deve essere gestita, non già nell'interesse dei suoi operai, ma nell'interesse della generalità•· Il Bauer ri– serva, iJTOprio in considerazione de:la esperienza sovietica, aj Consigli Òperai di fabbrica soltanto « gli affari del!'azienda ooncernenH il benessere dei lavoratori ». Una semp:ke fun– zione di assistenza nell'assunzione e ne'! licenziamento del personale nonchè nel dirimere le vertenze con l'impresa. Già Lenin, al 3° Congresso panrusso dei consig'.ieri del– ]'economia, aveva individuato chiaramente ne:là natura stessa del contro:lo operaio r origine prima dei deprecati inconve– nienti: « L'amministrazione da parte di un comitato operaio porta per lo meno con sè un mnnenso sciupio di forze e uou dà la garanzia di esattezza e di oontinuità di lavoro indispen– sabili ad una grande industria centralizzata •. G!i esempi che ci porta Kautskji (Terrorismo e comunismc) su:le disastrose conseguenze del controllo operaio ne:Ja Russia sovietica sono veramente interessanti: « Le mercedi sa:ivano al massimo mentre 'il rendimento del lavoro scendeva al minimo, con la conseguenza che, per esempio, 1n un certo periodo le Offi– cine Putiloff di Pietroburgo costarono at:o Stato, come -sov– venzioni, 96 milioni di ruh'.i e gli fornirono un prodotto del va'.ore di appena 15 milioni ». Benchè si sia esaurita nel rapido volgere di una brevis– sima parabo!a, l'esperienza sovietica dei Comitati di fabbric:a ha largamente dimostrato quale sface:o economico può provo– ca-re !'ingerenza -di un controllo operaio negli affari dell'im– presa. Anzitutto per il capovolgimento del principio di com– petenza tecnica. In Russia, in particolare, l'arretratezza del ceto operaio avrà indubbiamente accentuato, più di quanto avrebbe potuto avvenire altrove, questo aspetto negativo del contro:lo operaio su:J'impresa; ma il capovolgimento de:la competenza tecnica non può non costituire un gravissimo intralcio, in ogni caso, per rl noimale rendimento di un orga– nismo economico. Inoltre la menta!ità esc'.usivista deg!i operai russi, la loro inadeguata coscienza di classe, compromettevano, con gli ar– bitri di una gestione operaia diretta, la possibilità di un qual– .!asi piano di razionalizzazione economièa. Su questo « ego– centrismo pro'.etario • - che è ben lungi dall'essere un fe• nomeno esclusivamente russo del ,periodo in esame - Trot– skji ha pronunziato un giudizio severissimo, che occorre qui ricordare, anche perchè ci dimostra quanto il proletariato russo di al:ora fosse lontano daHe condizioni indispensabili per effettuare una rivoluzione marxista: « Il nostro proleta– rio, oggi redento dal'.a schiavitù, si sente per la prima volta persona ed incomincia subito a credere di- essere tutto, di esserè addirittura il centro de:J'universo. Vuole prendersi per– ciò tutto quel:!o che può, pensando soltanto a sè e non è disposto ad adeguarsi al punto di vista generale del:a c'.asse ». Proprio per questa mancanza di una coscienza di classe quando, nel dispiegarsi de:le loro prerogative, i Comitati di fabbrica non arrivavano subito alla « espropriazione degli espropriatori » e si limitavano a rea:izzare un regime di diar– chia con l'imprenditore, a quest'ultimo il più delle vo:te riu– sciva abbastanza agevole .« valersi degli istinti egoistici degli operai per ridurre quei Consig:i di fabbrica a suoi docfa stru– menti » (Losovski, D~ Gewerkschaf&m ,in Sovietrusland, cit. da Strobel). Per intendere l'insegnamento de!-;'esperienza sovietica dei Consig:i di gestione, occorre distinguere due fasi: quel'.a che precedette l'avvento dei bolscevichi ·ai -potere, da quella suc– cessiva. Nel primo periodo, codesti Consigli di gestione vi– vono, nella prassi rivo:uzionaria, la pienezza della loro espe– rienza realizzando la specifica funzione del control:o operaio di « espropriazione degli espropriatori », con la· disgregazione di tutti gli organismi economici ad esso soggetti; nel secondo periodo, dopo la promulgazione della prima costituzione prO'V– visoria dello Stato sovietico, manca ad essi la capacità di rea:izzare un nuovo ordine economico. Non riescono a supe: rare la loro posizione negativa rispetto a~ processo produttivo:– non riesconQ ad inserirsi proficuamente in esso, vivificandolo

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