Lo Stato Moderno - anno IV - n.6 - 20 marzo 1947

LO STATO MODERNO 135 L' "AL 1 RA ,, Enrico Heine disse un giorno, più di un seco!o fa: , Quando penso al:a Germania, non riesco più a prender sonno •· Più di un secolo è passato, e mo:te notti insonni, an– goscia e lutti è costata la Germania all'Europa. Usciamo ora, stanchi e logori, dall'ultimo sanguinoso cauchemar che la Germania ci ha inf.itto per sei lunghi anni, e già dobbiamo pensare al domani, già sentiamo che il prob:ema tedesco è ancora lì, non riso:to, nel cuore de:I'Europa e, quel che è peggio, per lungo tratto si identifica e confonde, geografica– mente e spiritualmente, con quel vallo fra due civiltà che minaccia di dividete il mondo. I « quattro • lo stanno affrontando questo problema, in questi giorni a Mosca; e sarà affar loro tentare di riso:verlo, nel quadro appunto di questo urto di ideo:ogie e di interessi genera:i. Le difficoltà sono mo:te. La nuova, non ancora spe– rimentata ·Iormu'.11di « strategia dip:omatica globale » di cui Marshall sembra volersi far paladino, si sta urtando contro la e:asticità di manovra, che è fatta di forza po:itica non dis– giunta da bizantina abilità procedura:e, di Molotov e di Viscinski. La limitata visione francese de: problema tedesco, impersonata da Bidau:t che si sforza di esprimere in termini modernamente accettabili la « dottrina • renana della Fran– cia, resa illustre, anche se a:quanto surannée, da una serie di magniloquenti antenati, da Riche:ieu a Foch, deve far fronte a:!o spregiudicato empirismo inglese, che per servire la ricostruzione europea si mostra so:Iecito - troppo sol:e– cito forse - di ricostruire la Germania; e per ciò concede credito e fiducia a:la « nuova • Germania di Schumacher, così come vent'anni addietro lord d'Abernon, ambasciatore di Gran Bretagna a Berlino, disse doversene concedere al:a • nuova • Germania di Stresemann. Giacchè il problema, nei suoi limiti puramente tedeschi, è tutto qui. L'Europa, e la Germanfa in quanto parte di essa, devono essere ricostruite su basi di democrazia e di fiducia. Ma si può, e in qual misura si può, concedere fiducia alla • nuova • Germania democratica <li oggi, dopo le delusioni e i lutti che :e • nuove • Germanie di ieri ci hanno inferto? E' un prob:ema che risale più indietro assai del co:loquio d' Abernon-Stresemann e del tentato idillio Stresemann– Briand. Più addietro di Bismarck e de:J'ascesa della Prussia. E' prob:ema morale, oltre che politico, e ne::e sue remote premesse si ricol:ega a Lutero, che dando ai tedeschi :a li– bertà spirituale permise il loro asservirsi al:e potenze tem– porali. Molti, e non da oggi, hanno parlato de!le « due Ger– manie », e hanno creduto di dare a questa distinzione una loculizzazi011e geografica (Germania prussiana contro Ger– mania renana, bavarese, e non-prussiana in genere), oppure una looaNzwzione politica (Germania di tradizioni romanico– catto:ico-occident:ù, Germania del moto libera:e del 1848 e del!a social-democrazia, contro Germania protestante-reazio– naria degli Junker e dei loro affini e derivati, dal panger– manesimo al nazismo), oppure ancora una localizzazione più singolarmente umana (Germania di Goethe, di Humboldt, di ~ovalis, contro Germania di Fichte, di Lagarde, di Nietzsche e di Spengler). Astrazioni tutte, giacchè nell'ora decisiva quel!a che si è definita da:s andero Detttschland, I'• altra • Germania, non seppe mai preva'.ere suJ:a Germania n. 1. L'una e l'a!tra par– vero compenetrarsi, due volti d'una realtà sola, sintesi dl contrasti, di un comune dialetticamente inteso e sofferto sub- GE'RMANJA strato umano, di doti e co:pe comuni e di comuni tentativi di purificazione. Ancor ieri, questa amarissima constatazione è sgorgata da una lucida analisi di Thomas Mann: « Respingo la teoria del:e due Germanie, l'una buona e l'a!tra cattiva. La Ger– mania ma'.vagia è quel:a buona ma traviata, la Germania buona nel:a sventura, nella colpa e nel:a rovina ». E più oltre: « La storia del!a « interiorità » tedesca deve insegnarci una cosa: che non vi sono due Germanie, l'una buona e l'altra ma:vagia, ma che vi è una Germania soltanto, il cui bene per una perfidia del diavolo degenerò in ma:e. La Ger– mania ma'.vagia è que!la buona finita male, è quella buona nella sventura, è il bene precipitato ne!la co:pa e nel:a ro– vina... In ultima analisi !a sventura tedesca è il paradigma per ia tragicità de:la vita umana in generale. Abbiamo tutti bisogno di quel:a Grazia di cui ha bisogno, e con tanta ur– genza, la Germania». Oggi infatti, come nel 1918-19, la Germania sta affron– tando una svo:ta, una possibile svo:ta, nel suo cammino. Ma può dirsi che la Grazia l'abbia toccata, o stia per toccarla? Mo:ti mesi sono passati ormai dalla fine della guerra guer– reggiata; partiti po:itici sono risorti in Germania ed e:ezioni si sono avute: un processo di democratizzazione è, almeno apparentemente, in corso. Ma è esso sufficiente? E' esso specchio esteriore di queJ:a più profonda bonifica politica ed umana di cui la Germania abbisogna? Voci di monito e di dubbio si levano. E sono voci profonde, le ,più profonde forse, che dal mondo tedesco sia dato oggi di raccog:iere. Thomas Mann stesso, che ama definirsi « tedesco co– smopolita » (uomo teutonico se mai ve ne furono, costrut– tore, ma morso da un crepuscolare scavarsi, e non immune, come di recente ci ricordava un acuto commentatore da ma!sane indulgenze verso Federico II, Wagner, Nietzsche e altri cattivi maestri del pangermanesimo), invitato a rientrare in Germania ha risposto con un documento, d'alto interesse umano, in cui contrappone i! suo ormai distaccato soffrire, ed il suo egoistico forse iso!amento, ad un possibi!e ritorno · nella Germania d'oggi, ne:la qua:e egli dice, « il nazismo è tutt'altro che morto e sotterrato •, e un colloquio fra chi è partito in esilio e chi è rimasto gli appare difficile, e forse impossibile. « Ho paura - egli afferma - di non pochi incontri. La Germania è un paese che atterrisce. Confesso di aver paura del:e macerie tedesche, di quelle materia:i e di quel:e umane. Ho paura che riuscirebbe pur sempre difficile intendersi fra noi, che abbiamo assistito al:a tregenda delle streghe dal di fuori, e voi, che avete ballato e avete reso !!Jmaggioa Belzebù». E ancora un altro grande tedesco, fuoruscito anch'egli, il socio:ogo -e pedagogo Friedrich Wi:he:m Foerster, in un ~uo recente messaggio pubb:icato sul:a Newe Ziircher Zeitung ha creduto - a conc:usione di una spietata analisi della storia e de:J'anima tedesca che ha sollevato un non ancor spento strascico po!emico - di ammonire che « il popolo tedesco fu un giorno un corpo reale, e potrà un giorno pren– der di nuovo consistenza, ma oggi non è aùro che un'ombra, una nebbia incorporea, con la quale nulla si può costruire ». E continua: • Tal:eyrand ha detto che un uomo di Stato deve avere l'avvenire nel proprio spirito; ma è necessario che abbia nel proprio spirito anche, e soprattutto, le rea'.tà del momento; per questo, non si deve essere troppo « pieni di futuro », non si deve aver fretta di ricostruire senza le ,necessarie garanzie: il fare esperimenti costruttivi con una

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