Lo Stato Moderno - anno IV - n.6 - 20 marzo 1947

LO ~TATO MODERNO 119 CULTURAITALIANANEL MONDO Per realizzare migliori e pacifici rapporti nel mondo, è necessario che i popoli si conoscano di più, altrimenti - ha recentemente affermato il ministro Spaak - • un'atmosfera di mistero, suscita quasi sempre un'atmosfera di timore•· In Italia, dopo tanti anni di censura e di controllo pre– ventivo sulla produzione culturale straniera ammessa più o meno a circolare o essere tradotta, per conoscere di più e farsi conoscere, è urgente documentare italiani e stranieri. E' un dovere che scaturisce dalla necessità di vivere una esistenza a più largo respiro, per essere in grado di giudicare uomini e cose del proprio e degli altri Paesi. Secondo i più moderni indir-izzi anche gli Stati, inferiori all'Italia per popolazione ed apporto culturale passato e pre– sente, sono organizzati o si stanno organizzando, specie sotto la spinta dell'UNESCO, per sviluppare al massimo la propria attrezzatura culturale e farla conoscere agli altri. L'Italia non può di certo augurarsi di essere da meno degli altri Paesi. L'immanenza dei molteplici problemi che as– sillano oggi il Governo della Repubblica Italiana, non può giustificarne l'assenza quasi totale per la ripresa della cultura italiana nel mondo, pur sapendo che il prestigio culturale di un popolo non può essere disgiunto dal prestigio politico, in quanto politica e cu~tura debbono camminare affiancate. Oggi, molti uomini di cultura, a qualsiasi categoria appar– tengano, per l'alto costo delle pubblicazioni italiane ed este– re, non sono in condizioni di entrare in possesso del mate– riale necessario alle loro loro esigenze di documentazione e di informazione. Le biblioteche. le sale di lettura. i circoli, le varie asso– ciazioni culturali, sia per deficienza di mezzi adeguati. sia perchè sorti per conseguire determinati fini propagandistici, non possono fornire agli ita!iani materia'.e che risponda alle più esigenti e scrupolose norme di obiettività e serietà. E non sempre gli studiosi, specie i giov·ani in fase di orientamento e di formazione, posseggono la virtù di saper discernere ciò che è cultura da ciò che è mera propaganda. La ricerca delle fonti è necessario che venga resa più facile, veloce, accessibile a tutti: specie se si adoperano gli accorgimenti più moderni, che l'impianto di molti schedari comporta. Solo un organismo agile e sensibilissimo può soddisfare le esigenze cli un popolo come fitaliano, che ha il dovere di mantenere un livello culturale aderente alle esigenze moderne. La celerità delle comunicazioni e dei mezzi propagandistici usati in molti paesi del mondo, ne giustificano la creazione. E·solo lo Stato (don Luigi Sturzo, antistatalista per eccel– lenza, vorrà darci almeno una volta ragione) ha il sacrosanto dovere cli organizzare un tale organismo, una specie di « Centro internazionale di documentazione e informazione • a servizio degli italiani e degli stranieri. Chiunque, da qualsiasi città, da qualsiasi paese o paesino d'Italia e del mondo, dovrà avere la possibilità di giungere o un tale Centro, per chiedere la documentazione o le informa– zioni su qualsiasi argomento che lo interessi sull'arte, la scien– za, la letteratura, la politica, la cu:tura in genere che abbia valore retrospettivo o di attualità. Se l'I~tituto per le Relazioni culturali con i' estero diverrà, come è nelle speranze di molti italiani, organo esecutivo e amministrativo del Consiglio Nazionale della Cultura, viene spontanea una proposta da fare al Governo d'Italia, anche in vista dei rapporti diretti con l'UNESCO: ~i dia ampio respiro al negletto Servizio Stampa presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, utilizzando il mareriale umano e tecnico a dispo– sizioneda poN'e sotto la guida di un eminente uomo di cultura noto in Italia e all'estero al di sopra di ogni ideologia; specie se la decisione di non istituire un Ministero delle Informazioni in Italia (quello francese e gli altri di molti paesi in Europa e d'oltre oceano dovrebbero farci meditare) è da considerarsi irrevocabile, pur se non tuttii i partiti italiani e le correnti culturali si siano chiaramente ed esplicitamente espressi. E' •necessario convincersi una volta per sempre in Italia che la cultura per espandersi ha bisogno di mezzi modernissimi e di organizzazioni perfette. Al lettore che appartenesse alla categoria degli italiani ancora ingenui in materia di propaganda - arma dei popo'.i in pace e in guerra -, cioè di coloro i quali sono convinti che la cultura, specie se ottima, circola da sè, per forza propria, tra privati uomini di cultura di una nazione e privati di un'altra, per libere relazioni, si può rispondere che il tempo degli agnelli è finito: oggi tutti sono leoni o vorreb– bero essere tali. E poi, a chi crede nelle iniziative private esclu– sivamente, si può obiettare che oggi è molto difficile trovare cittadini, o libere associazioni di cittadini disposti a sacrificare i propri mezzi senza ricavare nulla di apprezzabile in valuta estera. L'esistenza di tali liberi organismi costituisce 5empre una pietra del grande edificio culturale di un popolo, mai ba– stevole a •ricostruire - questo è il caso dell'Italia - quelle correnti favorevoli che la gue11raha distrutto verso la cultura italiana. Liberissime in libero Stato le relazioni tra privati delle varie nazioni del mondo; ma per gli Enti morali, per le associazioni varie, un coordinamento di indirizzo è sempre utile per non incorrere negli errori madornali commessi dal fascismo, che pur si peccava di possedere una propaganda al– l'estero, quando permetteva ad una Confederazione di stam– pare in moltissime lingue estere opuscoli a forte tiratura dando dettagliate informazioni sull'industria italiana nel periodo pre– bellico, circolanti nei Paesi poi in guerra con l'Italia. Le spese, poi, che lo Stato sopporterebbe per l'adempi– mento di compiti cosi delicati ed importanti, si possono para– gonare a quelle erogate per il mantenimento e l'incremento della istruzione obbligatoria. E chi ali'estero non conosce nulla sulritalia, non è questi da considerarsi un fanciullo da ... edu– care a mezzo del'.e informazioni più precise, per accrescere il numero mai sufficiente degli amici de'.:a nostra Patria? Si potrà obiettare che i mezzi attualmente a disposizione sono esigui; ma che almeno si cominci con quelli che si può, per non correre il rischio di essere fra breve travolti dalla valanga di materiale propagandistico che le organizzazioni cul– turali delle Nazioni Unite e non unite verseranno sull'Italia senza contropartita. Il patrimonio culturale di un popolo è la merce che apre le porte e abbassa le barriere a tutte le altre merci. La diffu. sione della cultura francese in moltissimi paesi del mondo è merito di una organizzazione perfetta e di una sensibilità ecce– zionale; e se oggi in moltissimi paesi anche europei vicino al libro, al giornale, al catalogo, alla rivista francesi non si vede materi'aie identico in lingua italiana, la colpa è dei politici, come lo stesso prof. Guido Calogero e Guido Piovene in una recente conversazione alla radio italiana hanno fatto presente da uomini di cultura agli uomini della ,politica. I mercati cultura.Ji vengono così satuuti e difficile sarà per l'Italia far opera di penetrazione e di divulgazione. Bisogna, perciò, creare gli strumenti per un lavoro serio, dignitoso e principalmente obiettivo e rispondente sempre alla verità, se le relazioni culturali dell'Italia con tutti i Paesi del mondo do– vranno riuscire efficienti, utili e degni delle tradizioni dell'itala gente. GUGLffiLMO CIDLLEMI

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