Lo Stato Moderno - anno IV - n.5 - 5 marzo 1947

98 LO STATO MODERNO tanti alla Costituente. Il prol,lema che è stato oggetto del no– stro esame, non poteva non essere riso:to nel senso di un ri– stabwmento integrale dei diritti del Parlamento. E l'u:timo capoverso de:!' art. 89 de! progetto di Costituzione dispone in– fatti: « La .Jeggeprovvede all'ordinamento della presidenza del Consiglio e determina il numero, le attribuzioni e l'organiz- •zazione dei Ministeri•· A sua volta l'art. 91 dispone: « I pub– blici uffici sono organizzati in base a disposizione di legge, in modo da as~icurare i: buon andamento e ;'imparzialità de:-· l'amministrazione. Ne:l'ordinamento degli uffici sono deter– minate :e sfere di competenza, le attribuzioni e le responsa– bi!ità proprie dei funzionari ». Facciamo voti che le indicate disposizioni - che vogliamo pensare frutto di meditata rielaborazione giuridica dei prin cipi democratici - siano fedelmente riprodotte ne: testo defi, nitivo della Costituzione, malgrado ogni resistenza che si pos. sa verificare in proposito. Ma dopo fatta la Costituzione, biso. gnerà applicarla: e poichè nei decenni di regime assoluto la riorganizzazione delle amministrazioni centrali e ·dei pubblici uffici è avvenuta all'infuori di ogni influenza parlamentare, occorrerà che il Parlamento riveda l'intero ordinamento della amministrazione per renderlo adegul\tO alle nuove necessità del Paese. Anche in questo, auguriamoci che le rappresentan. ze nazionali siano all'altezza del loro compito storico: che esse intendano il Paese, e che il Paese si senta inteso da loro. VITTORIO ALBASINI SCROSATI I partiti - chiésa e • loro correttivi Il fatto centrale della torbida democrazia di tutto il Con– tinente dopo il diluvio è, ;per unanime consenso, il carat– ter; chluso e ideologico dei partiti. Tutti vedono che· i par:-' titi Ìionsaiinosciogliersi nella pratica parlamentare di gover– no o nella pratica pa~lamentare di opposizione, tutti deplo- . rano I affannato arraffare di vantaggi ministeriali e di c;ien– tele, la scarsa ambizione per il buon governo, la troppa per altre cose. Ma i giudizi sul fatto e le deplorazioni del ·fatto si Hmitano a registrare rl triste corteggio delie debolezze e del– le confusioni e talvolta a ricondurlo sotto la categoria della co:pa o de[' errore, per lo più senza considerarne le ragioni profonde e relativamente permanenti. Così l'opinione comu– ne, agitata da-:Jo sdegno e dall'amarezza (e chi potrebbe, a questi passi, confutare lo sdegno e l'amarezza?), si intona in prevalenza sul:e colpe, e accusa le debolezze degli uomini, la diseducazione degli uomini, la corruzione e I' eg-0ismo. E in questo giudizio moralistico è imp!icito che il fatto potrebbe presto correggersi correggendo poche idee e spostando poche cose marginali. La migt e ubblicistica non condivide certo questo sem– plicismo, e gli scrittori che se ne sono occupati - sul « Cor– riere de]a Sera » Guido De Rug&!_ero,Corrado Barbaga•::o e Adolfo Omodeo, nel bellissimo articolo scritto pochi giorni prima de[a morte; su questa Rivista Mario Paggi - hanno chiaramente mostrato che il fatto _11rioccupante d:pende dal– !' astratto ed esorbitante dottrinarismo. Ma non anno avuto l'occasione di risalire ad una spiegazione storica, e di com– pattere così la semplicità del giudizio corrente. E neppure la combattono, anzi piuttosto .[a incoraggiano e condividono, le diagnosi coltivate e ragionate di parte liberale-conservatrice. La rigidità dei partiti, la ioro inettitudine all'opera di go– verno, non è evidentemente che l'aspetto minore, la facciata verso l'interno del maggiore fenomeno internazionale, che è il con~ ideologico delle parti e ;l'a~osfera di guerra santa che ci arvolge da venti anni, anche quando la guerra santa non conflagra. Ciò dà ai nostri tempi quello che John Gals– worthy chiama l'odore del m:.Jlennio: ne fa un crepuscolo · oscuro, pervaso di voci e di segni premonitori. Ma si sa che ;1 liberalismo storico ha in generale poca comprensione pér i contenuti nuovi ed esotici della politica, e che questa sor– d:tà lo espone o-ll'odio degli uomini immersi nelle crisi e con– tag•ati dalle ideologie. Questo pensiero e questa incompren– sione del liberalismo conservatore ~ono espressi in modo ma– gistrale in un celebre articolo che gira da sei mesi n~ mon– do anglosassone sotto lo pseudonimo di Sebastian Haffner, uno pseudonimo che per le idee che esprimil e per fo splendido vi– gore che lo anìma non andremo en,ati a correggere con il no- me wro di Winston Churchill. (« La fine dell'Europa?» irl Eco del Mondo, ottobre 1946, n. 2). Haffner-Churchil: conosce il fenomeno, ma lo respinge come la maligna intrusione di un elemento estraneo a-:la civiltà europea. La storia dell'Eu– ropa è la storia del particolarismo delle genti, è la costruzio·– ne delle molte bar·riere, di fattura cristiana, che si ~orto alzate nei secoli a proteggere le personalità dall'invadenza del col– lettivo. L'Europa è la ribellione alla teologia e alla teocra– zia; è la critica, il' costituzionalismo. Perciò, quando da più parti si avanzano idee e forme che mirano a distruggere dalle fondamenta le loro rivali, con uua ipoteca di dominazione universa:e, come fanno appunto le attua:i parti ideo:ogiche, aliora fEuropa è ·sotto l'incubo de::· Asia, e delira. Ma nella storia europea e cristiana stanno di pieno di– ritto anche le lotte di religione e le crociate, e non solo i te– naci particolarismi; e quello cbe si svolge sotto i nostri occhi è un processo organ:co di questa storia, non un delirio india· no. Ma processo organico significa processo presumibilmente s.tablle e durevole, processo col quale bisognerà fare i conti a lungo e a fondo, e che sposta le tattiche e forse anche le stra– tegie. E, per cominciare, non bisogna nullificare il contenuto positivo della attuale ripresa di tensio9e ideologica, come non di rado fanno le mentalità di destra con la loro critica intinta •li miscredenza signorile. Il primo e il più generico ·rilievo da fare infatti t che i partiti hanno oltrepassato i loro limiti classici, e non si arti· colano più sui programmi o più esattamente su peculiari me– todi nel porre i programmi; perchè )e .Posizioni culturali ge· neroli, che sempre esistono dietro i metodi e i programmi e c'tie ono •leEt~ne Madrf aella politica~ ma che nel partito pu ro e c ass!.:_ono~ntr~no à'Ffatto, so~ òra avlnzate in pri· m2,_;piano,incorporando i metodi e minimiz~ando i program· mi. Chi distingue più i partiti secondo i programmi, oggi? M,1 questa avanzata, da una parte ~egna la fine di quanto resta va della tradizione umanistica di cultura apolitica, di cultura indifferente o ~prezzante della politica: risultato che è visi· bilmente in atto, e che non è certo lecito considerare atte– nuazione o pervertimento del patrimonio idea-le europeo, per chè è anzi l'esaltazione dell'europeismo sulle ultime difese della qu:eta retorica classica. Dall'altra parte l'incombere del le posizioni culturali nella politica avrà infine anche provo• care un regresso della politica concepita machiavellicamente come pura tecnica o croc!anamente come pura economia - il che non è molto diverso - e insomma eleyare e moraliz zare la politica stessa. Questo sa certamente di paradossale, col crudo e sconfortante spettacolo che ogni giorno ci offre la moralità interpartito, ma con"iene riflettere che peraltro certi

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