Lo Stato Moderno - anno IV - n.2 - 20 gennaio 1947

L~ ~TATO MODERNO QUES1O NEO-FASCISMO Riesce piuttosto difficile dare una definizione del neo– fascismo, perché questo fenomeno di reviviscenza ha dei con– torni indefiniti e, attraverso tutta una gamma di sfumature, comprende da un lato i fedelissimi nostalgici ma daU'altro ... un po' tutti, per quel tanto che si è esposti al:a polemica di coloro che si tengono più a sinistra ne!lo schieramento poHtico. E' infatti =ncertante il palleggiamento di accuse che si svo!ge ogni giorno suJ,Ja nostra stampa. Lo stesso Merlo Giallo tiene in sospetto Rataplan e Rivo/,ta Ideale, e· nondi– meno tutti e tre sono accusati di neo-fascismo dall'Uomo Qualunque, benché questo trovi, in primo piano, tra i suoi accusatori anche i liberali. Se neppure i democristiani ri– sparmiano il partito di Croce, contro lo scudo crociato tenta– no il bersaglio i repubblicani storici. Un mese fa l'Avan– ti! metteva nel 5acco dei neo-fascisti, senza a:cuna discri– minazione, liberali, democristial1li e repubblicani; mentre c'è tutta una corrente del P.S.I., che fa capo al suo stesso segretario generale, continuamente bdl,Jata di neo-fascismo da parte dej_ comunisti. Manco male che neppure questi ultimi si salvano daHe frecciate trotzkiste. Ar.ivati così all'estremo :imite, ia situazione ,si capovolge e d'accusa di neo-fascismo si ritorce contro tutti i fanatici estremisti infettati da quel– l'irraziona:ismo, da quel-lo spirito mitcf.ogico nel quale De Ruggiero avrebbe colto l'u:tima essenza del fascismo. Questo è l'aspetto paradossale del neo-fascismo; ma sot– to l'iridata superficie si può cogliere una nota comune in ogni accusa di neo-fascismo: l'imputazione che si fa al neo– fascista di essere un antidemocratico. Ed è proprio l'uso po– livalente de1 termine « democrazia » che ingenera que:Ja con– fusione. Nessun dubbio tuttavia che meriti la qualifica di neo– fascista la terza reincarnazione del fascismo: il fascismo del– le S.A.M., ed anche del cosiddetto paitito democratico fasci– sta: si licet componere due cosi contr,astanti attnibuti. Subito vicino ! codesti militanti del « terzo fasciffllo » possiamo individuare la schiera, abbastanza numerosa, di co– loro che si sentono ancora avvinti ad un passato troppo re– cente: avvinti per un impegno morale o per una solidarietà di affetti verso chi è tragicamente scomparso o per situa– zioni personali; magari soltanto per trovare una ragione di fierezza nella diminutio ca.pitis che li ha colpiti. Attorno, poi, a costoro, che si considerano dei perse– guitati e che reagiscono come tali, si son venute manifestan– do delle fo.r.rnedi simpatia: fosse pure quel minimo di \Sim– patia che è sempre nella commiserazione. Notò una vo:ta Erasmo sul Risorgimento Liberrale (15 novembre 1945) che, finito il fascismo, come regime e come partito, agli antifa– scisti militanti, come tali, non è rimasta che la lotta contro g:r individui che sono stati fascisti: «' ed è fin troppo evi– dente ,che questa nuova edizione del vecchio saevire in mor– tuos non può essere a lungo replioata senza suscitare la pietà e fo sdegno del popO:o italia-no ». • Del resto fu lo stesso ano:fascismo a preparare incon– sapevolmente il terreno favorevo!e al diffondersi di quei sen-· timenti di solidale commiserazione, per la sua pretesa di mettere - come già osservò Corrado Alvaro (Gazzetta d'Italia, 21 ottobre 1945) - l'intera nazione sotto accusa, « una parte per questioni inerenti all'appartenenza al partito della ditta– tura, e quindi sempre passibile di giudizio, un'altra per la sua non aderenza al partito e quindi ritenuta tacitamente connivente;, Alla fine, concludeva l'autore del:J'Uomo è forte, «'1' antifascismo ufficia:e si è trovato solo »; perchè - spiegherà De Ruggiero (Il Mondo, 23 dicembre 1945) - « ul\a grande massa grigia, che non è mai stata veramen– te fasci!.ta nè antifascista», ha finito per essere conquistata « in misura notevo:e » dal neo-fascismo », L'osservazione di De Ruggiero mette in luce l'aspetto più sorprendente di lJ.Uesto neo-fascismo: il fatto ché han finito per essere presi da:Ja sua malia molti, moltissimi di coloro che non sono mai stati fascisti, che anzi furono irri– ducibilmente osti:lial regime del ventennio. Dopo il 2 giugn2, codesto fenomeno, còlto in sul nascere dal ce:ebrato auto– re della Storia del liberalismo, ha assunto forme addirittura epidemiche. Fin tanto che il neo-fascismo si ~imitava agli « irriducibili » ed ai « perseguitati », poteva essere con-si– derato come un norma:e residuo del cambiamento di regi– me: residuo da riassorbire in un lasso di tempo più o meno breve; ma, da quando codeste nuove creo:ute son venute ad infittire Je schiere neo-fasciste, il prnblema si è spostato su un altro piano: i fattori 5ono più complessi e più difficile è la soluzione. Un giornale torinese aveva già rilevato che « via via che il tempo trascorre, gli italiani sembrano abbandonare gli idea– li cui avevano aderito con tanto entusiasmo, durante il pe– riodo della resistenza ed al momento della liberazione (Gaz– zetta d'Italia, 26 ottobre 1945). Nel ricercare ,le oause di co– desto « preoccupante fenomeno», l'anonimo artico:ista tro– vava « indiscutibile che i partiti 5i mostrano più preoccupati dei rispettivi interessi elettoraJistici che non de:Ie necessità urgenti della società nazionale. i sistemi adottati non sono purtroppo dissimili da quelli del fascismo; la faziosità, I' in– tolleranza, la demagogia, i'improvvisazione sono all'ordine del giorno.,, tanto che troppo spesso si sente ripetere che, 5e questa è democrazia, tanto valeva restasse il fasci6mo », Per– chè, notava Alvaro in un altro suo articolo, « il fatto più gra– ve è che non si a.riva più a capire che cosa significhi de– mocrazia», Ce ·lo aveva detto Silone quale avrebbe dovµto essere la « effettiva e giovane democrazia », capace di debe:Jare i focolai d'infezione fascista in modo « più efficace del vtc– chio antifascismo ». « La democrazia a:la quale noi aspi– riamo, non può essere, non deve essere, una democrazia di comitati o ,di segretan federali, una république des camara– de5 o dei compari; ma fa democrazia, ,la repubb:ica di tutti i cittadini, una democrazia nel:a quale la legge protegga le .minoranze dalle sopraffaziof!i della maggioranza e dia ogni possibilità a:Ie minoranze di diventare a doro volta 111aggio– ranza » (Avanti!, 30 ottobre 1945). Soltanto un ,letterato come Si'.one ha potuto sognare la fine del fascismo ed il superamento de:l'antifascismo in co– desta sua repubblioa platonica. Ma pure un vecchio e fine dip:omatico come Car1o Sforza ha ,vo!uto fare un bel sogno: il sogno di un partito che avrebbe primeggiato sug:i altri cosi par:ando al cuore degli italiani: « questi tali posti mi spettano, ma sono posti tecnici; non ho oggi gli uomini adat– ti, li offro perciò ad altri i,artiti purchè essi mi diano dei nomi che si rispettino », Per avvincere l'Italia ad un partito - condµdeva il conte Sforza - bisogna che quel partito riesca prima a vincere se stesso, « Se ciò non accadrà, non dico certo che vedremo un neo-fascismo che fingerà di abo– minare il partito che portò i'Italia a1la rovina, ma che, for– se suo maJgrado, erediterebbe dal:e sue già numerose schie– re. No, questo mai. Ma potrebbe accadere qualcosa di altret– tanto nocivo: che il paese si assenti dalla palitica e cominci a ripetere l'aqtico scettico ed. impotente motto: si stava me– glio quando si .stava peggio ».

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