Lo Stato Moderno - anno IV - n.2 - 20 gennaio 1947

38 LO STATO MODERNO 1 POPOLI A Se nel giudicare le cose internazionali si guarda e si dà .,eso soltanto alle manifestazioni degli stati, al gioco delle potenze che cercano la posizione più vantaggiosa e alle va– riazioni dell'equilibrio in cui si concreta quel gioco, non sarà possibile formarsi un'idea adeguata della realtà inter– nazionale e ci s'ingannerà spesso nei propri apprezzamenti, mentre si sarà condannati a una perpetua incertezza, a caw– sa del mutare frequente de:.Ja politica ufficiale. Infatti, oltre all'Europa dei govel'hi, delle diplomazie, degli esercit~ delle alleanze, delle .guerre e delle paci, c'è un'altra Europa, meno conosciuta e spesso confusa con la prima, ma non per ciò meno vera. Questa Europa è l'Euro– pa dei popoli, quasi sotterranea rispetto a quella degli stati. Essa non si riso~e mai intieramente nell'organizzazione del– lo stato, ma tende anzi, almeno in una certa misura, a svol– gersi secondo un suo genio e una sua legge, che fo stato non può attuare che in parte ed entro determinati limiti sto– rici. Mentre l'Europa deg!i stati si presenta come un insie– me di entità collettive, •le cui relazioni esprimono un radi– ca!e antagonismo e quindi si concreta nelle vicende di una lotta bellicosa o pacifica per l'allargamento de'!la giurisdi– zione sovrana dell'una ai danni dell'altra; l'Europa dei po– poli appare come una trama di innumerevoli vincoli indivi– duali, creata da bisogni e da aspirazioni che hanno la loro radice in una comune sostanza 9Pirituale. L'Europa degli stati è l'Europa de1le divisioni insuperabili. L'Europa dei popoli invece sorge. da un principio comune di civiltà che si manifesta nelle molteplici forme de1la cultura nazionale, pur nella loro varietà e diversità talvolta profonde. Al suo fondamento c'è infatti un criterio di valori comune a tutti i popoli europei, che si traduce in una maniera fondamental– mente comune di concepire la vita, cosi che essi si trovano ad essere solidali di fronte a quel:a aualsiasi forza che ne minacci le condizioni di esistenza. TI bellum omnium contra omnes e il mors tua cita mea è la legge dell'Europa degli stati, non di quella dei popoli, per la quale vale bensl una legge di soli– darietà che li accomuna in un unico destino. * * * E' superfluo dire che questa distinzione di due Europe non vuol essere assoluta, ma mira soltanto a rappresentare in un modo rapido e netto la contrapposizione dei due mo– menti della realtà europea, i quali, nonostante i'unità fon– damentale della loro sostanza, tendono a svolgersi ciascuno secondo ,ma ,ragione sua propria. Infatti, benchè o~i fatto e avvenimento che si verifica neH'uno abbia un'effettiva ri– percussione nell'altro, tuttavia il loro sviluppo non segue una linea parallela di progressi e regressi analoghi. Al contrario, la !oro concordanza, onde normalmente sono spesso confusi, si dà per •lopiù all'inizio del processo e duta solo un tempo più o meno lungo, per quindi lasciar ruccedere una forma di antitesi, che si potrebbe definire un divorzio della società e dello stato e che si conclude con l'esaurimento e lo sfascia– mento dello stato, mentre fa società tenta nuove strutture più adeguate ai bisogni e alle aspirazioni sorte dalle mutate condizioni di vita. Per comprendere come ciò avvenga, gio– verà esaminare un po' più da vicino la realtà dello -stato. Lo stato è l'espressione organizzata della società; ma CONGRESSO appena esso è (ed esso è _nell'atto stesso in cui è la società), esso tende ad attuarsi pienamente secondo una ragione sua propria, che non coincide con quella della società. Lo stato è, per sua· natura, sovrano, perché esso è la legge della so– cietà, l'ordinamento giuridico che ne costituisce l'ossatura fondamenta'!e. Perciò esso non può essere soggetto a sua volta a un ordine giuridico o morale che possa valere di norma per la sua condotta verso gli altri stati, con i quali esso non può conoscere che rapporti di forza, cioè di guerra o di pace. Per corrispondere al suo conoetto, vale a dire per mantenersi come diritto di fronte ai membri de:la società, esso è tratto-ad acquistare !a massi.ma forza ~elativa nei con– fronti con gli altri stati, giacché solo così esso può adempire il suo ufficio, garahtire I' esercizi~ della sua sovranità. Ma lo stato non può trarre la sua forza che dalla società, di cui rappresenta l'ordine e l'apparato organizzativo. Ora avviene talvo!ta che esso non possa raggiungere il grado di fon; di cui ha bisogno per mantenersi, se non sottraendo alla società e agli individui che la compongono beni ed energie necessari al loro sviluppo; fo stato, in tale caso, vive e si afferma a detrimento della società, Ciò però non può durare indefini– tamente, giacchè Io stato che sottrae alla società le forze che •le occorrono per una vita normale, indebolisce ed esaurisce infine la sorgente stessa della propria forza, ed è quindi a scadenza più o meno breve condannato a morire.. * * * Le ragioni a causa delle quali la forza dello stato è ot– tenuta talvolta a spese del vigore della società, possono essere di due ordini: interno ed esterno. Sono d'ordine interno, quando lo stato è cosl costituito da non poter per la sua stessa struttura soddisfare ai bisogni della società. Sono d'or– dine esterno, quando 1o stato si trova con gli altri stati in una condizione di tensione e di rischio eccessivi, ond' è co– stretto a compiere uno sforzo che richiede il sacrificio di elementi vitali della società. Nell'uno o nell'altro caso la società è naturalmente portata a opporsi al-lo stato, a resi– stere aHe sue esigenze, a rifiutargli cioè obbedienza. Si apre cosi un processo rivoluzionario che tende a creare una nuova organizzazione statuale più confomie alle necessità della so– cietà, più corrispondente alle aspirazioni dei suoi membri. Il processo rivoluzionario non è infatti che questo conflitto fra la società e una sua determinata organizzazione statuale, . ed esso è possibile appunto perché la società politica non è una unità semplice, ma è complessa e precisamente risulta di due momenti che possiamo chiamare la sua base e la sua struttura, aventi un loro sviluppo proprio, relativamente in– dipendente. La distinzione poi di un ordine interno e di un ordine esterno non significa naturalmente separazione di due realtà assolute. Lo stato è unico anche se ha due facce, cosicchè 4e mutazioni del-l'una non rimangono mal senza ripercussioni sull'altra e le difficoltà che esso può incontrare nell'assolvere i suoi compiti nomiali all'interno, possono avere una ragione esterna, come analogamente esso può essere imbarazzato nella sua uione esterna da condizioni interne sfavorevoli, La comp:essità delle :ragioni che conducono la società politica alla crisi rivoluzionaria spiega quanto sia dif– ficile la diagnosi di un _fenomeno riyoluzionario.

RkJQdWJsaXNoZXIy