Lo Stato Moderno - anno IV - n.2 - 20 gennaio 1947

Abbonamento per un anno L. IOO soc. Ed. Lo stato Moderno - Am– ministrazione e Di1'ezlone: Milano, VIII Senato 38, t~ef- 12.440, 71.911 .Esce il 5 e il 20 di ogni mese LOSTATO MODER OR11'1CA POLLTlOA EOONOMJOA E SOCIALE Anno IV - N. 2 20 GENNAIIO 1947 Una copia L 30 SOMMARIO MARIO PAGGI: Un armo dopo . UMBERTO SEGRE: le ragioni del contrasto GUSTAVO PREDAVAL: Il viaggio di De Ca- speri . L. L.: Pensarci in tempo EDMONDO BASSANÉLLI: Questo neo-fascismo EZZETA: Cronache di Via Morone _ SERGIO SOLMI: Rovescio di una sconfitta UMBERTO FORTI: Il manifesto dei ci.nque par- titi e la crisi del/ClScuola Italiana . pag. 25 » 27 » 28 » 29 » 30 » 32 » 33 )) 34 ACHILLE BATTAGLIA: Misticismo democratico - Il reato elettorale di turbata propaganda CARLO CASALI: Politica industriale (Com– mento ad un Convegno) UMBERTO CAMPAGNOLO: I popoli a con– gresso ANTONIO BASSO: Conferenze internazio- nali 1946-47 RASSEGNA DELLA STAMPA ESTERA . RASSEGNA DELLA STAMPA ITALIANA NOTE QUINDICINALI . pag. 36 » 37 » 38 » 40 » 42 » » 43 44 AN No· DOPO Nel febbraio 1946 avveniva la scissione del par– tito d'Azione; nel gennaio del 1947 si è diviso il par– tito socialista. Tra i due eventi c'è qualcosa di più di un suggestivo richiamo di ciclo temporale; c'è iden– tità di logica politica, e c'è, purtroppo, possibile ana– logia di conseguenze pericolose. Cominciamo da que– st'ultima ,che, per riguardare il nostro futuro, i fatti della nostra vita di domani, merita pfecedenza su una analisi puramente intellettualistica, anche se ricca pur essa di fecondi insegnamenti storici. Nel febbraio del 1946 la democrazia italiana era già in fase di ripiegamento; era già avvenuta la crisi del governo Farri (non raccomanderemo mai abba– stanza agli storici futuri di fare attenzione a questo episodio, di studiarne attentamente i protagonisti, i modi, le forme e la sostanza, perchè si tratta, a pa– rer nostro, di uno degli eventi decisivi di questo scorcio di storia italiana); già si andava delineando nel paese il moto di resistenza agli errori imperdo– nabili di una politica interna che si esauriva in una sterile quanto impossibile « epurazione», già si pro– filavano le prime delusioni internazionali. La frat– tura del partito d'Azione, mettendo politicamente fuori combattimento la maggior parte della esigua pattuglia degli « uomini nuovi » usciti dalla frana del ventennio, aggravava minacciosamente la evi– dente incapacità dei « vecchi democratiéi » e delle vecchie ideologie ad affrontare una situazione ribol– lente di novità. Ogni sforzo di rinnovamento veniva bloccato da due motivi che si facevano sempre più chiari: da una ~arte la frattura tra i dirigenti e la burocrazia, dal- l'altra la mancanza di freschezza, di agilità, di com– prensione dei dirigenti stessi. Passata la euforia del 2 giugno, dissipatasi rapi– damente la illusione cli un rapido ritorno alla ferti– lità produttiva, che avrebbe da sola e senza bisogno di misure fiscali impedito lo slittamento della mo– neta, rivelatasi la Costituente anzichè un organo so– vrano un'accolta di uomini supini a esterne gerar– chie, la situazione andò facendosi sempre più pesan– te ed opaca. Era chiaro che sul partito socialista - scomparso dalla scena il partito d'Azione - si an– dava addensando la responsabilità della difesa della democrazia. Senonché il partito socialista si rivelò ben presto incapace ad assolvere questo ,compito. Era grave il compito, e richiedeva lucidità di riflessi, acuta e moderna sensibilità politica, prontez– za di azione. Il partito socialista non poteva, allora, soddisfare a queste esigenze perchè logorato dal per– sistente dissidio di una dottrina logora e di compiti originali, dal vec,chio equivoco riformismo-massima– lismo (le parole sono state ripudiate, ma i fatti sono sempre q'.lelli), e infine dalla infelice composizione paritetica di un esecutivo uscito dal Congresso cli Firenze, dove la massima preoccupazione di una parte consisteva nell'impedire all'altra di sviluppare un'ar– monica ed organica azione politica. In questo tor– mento socialista andavano consumandosi le ultime possibilità della sopravvivenza della democrazia ita– liana. La scissione era dunque ad un tempo inevita– bile e pericolosa; precisamente come inevitabile e pericolosa fu quella del partito d'Azione. Soltanto gli imbelli ottimisti possono pensare a una conciliazione

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