Lo Stato Moderno - anno III - n.24 - 20 dicembre 1946

• LO STATO MODERNO 561 stata, e ~imane, la possibilità di un'imposta straordinaria pa– trimoniale (che anzi si annunzia a breve scadenza); ma a parte ogrri considerazione sul suo possibile gettito, resta sempre va– :ido rargomento de:Ia lentezza dei processi di accertamento, quando vediamo ancora esaurirsi in inspiegabili lungaggini l'aggiornamento dei vecchi tributi ordinari. Oltre - e questo è quel che più interessa ai nostri fini - al carattere coercitivo dell'imposta, che ,prescindendo da ogni considerazione sul grado di liquidità della ricchezza in relazione alla sua desti– nazione produttiva e su4 diverso rendimento di essa, può provocare un notevole turbamento nella produzione. Dunque, da un punto di- vista distributivo, il ricorso al prestito, oltre evitare le conseguenze disastrose di una ulte– riore inflazione monetaria con un nuovo insopportabile peg– gioramento nelle condizioni delle categorfo a reddito fisso, permette di assorbire per le ,più urgenti spese pubbliche, attraverso una vo:ontaria adesione del risparmio, quella parte di ricchezza che per varie ragioni esita a cercare invesNmento nella produzione; e ne suddivide l'effettivo onere su tutti i contribuenti attraverso un lieve aumènto de!Ja pressione tri– butaria su di un lungo periodo di tempo. Per quanto riguarda il problema nel suo riflesso sulla prpduzione, è necessario tener presente che buona parte del risparmio che affluirà nelle casse de:lo Stato sotto forma di sottoscrizione al prestito non seguirà quella via attratto da unà maggior convenienza di impiego nei confronti di un investimento nella produzione ,privata, ma piuttosto invo– gliata dalla opportunità che in tal modo gli è offerta di sfug– gire all'aocertamento per la gravosa imposta patrimoniale an– nunziata. Si vuol dire in a•:tre parole che, se non agisse forte– mente il timore di una imposizione straordinaria sulla ric– chezza formatasi per la congiuntura di guerra, e se il rispar– mio dovesse distribuirsi, su di un piano prettamente utilitari– stico, fra i vari investimenti privati e la sottoscrizione al prestito in modo da realizzare l'equilibrio fra le produttività marginali dei singoli impieghi, certo la somma sottoscritta risulterebbe inferiore a quel-la che sarà effettivamente rac– colta. Ciò significa che, per l'azione di cause particolari, una parte del risparmio segue una via d'investimento che non è economicamente la più conveniente, con un conse- ~ guente danno per la produzione. Resterebbe da vedere se la parte di ricchezza assor– bita con il prestito che lo Stato utilizzerà per opere pubbli– che o in altro modo· per far fronte al prdblema della disoc– cupazione, trovi ,rl suo impiego più conveniente, pur in relazione al fine che si vuol)aggiungere. Ma qui interven– gono considerazioni relative all'utilità privata ed all'utilità sociale che non trovano posto conveniente in questo ,scritto. Basta aver affermato la maggiore opportunità del ri– corso al prestito nel confronto degli ahri piezzi di cui il Governo avrebbe potuto valersi per fronteggiare la situa– zione straordinaria, soprattutto in quanto meno di ogni altro turba la produzione; senza peraltro credere in effetti mira– colistici del prestito in relazione alla ripresa economica. 5) Le difficoltà che la precaria situazione economica crea al·!a realizzazione del programma di alleggerimento e quindi di pareggio finanziario, dunque anche di risanamento monetmo, e d'altro canto la necessità di tale azione go– vemàtiva ai fini di una ripresa economica, sono superabili solamente a patto di far gravare nella minor misura pos– sibile il peso di questa ripresa finanziaria sull'organismo eco– nomico nazionale, lasciando che quanto più possibile· di reddito nazionrue vada a ricostituire e svi:!uppare le forze produttive. Cioè è necessario fare ricorso con la massima larghezza e con la massima urgenza al credito internazio– nale, sotto forma di carbone e di materie prime di ogni ge– nere, prima di h.itto per le nostre industrie produttrici di beni capitali e di beni da esportare. La rapida ripresa delle esportaa:ioni nelle industrie tessili è in questo senso un sin– tomo confortante. E ben venga il capitale straniero anche sotto forma di partecipazione •finanziaria nel,e imprese. m nostro organismo economico è dissanguato: se a ristabilire l'equilibrio della circolazione deve provvedere da solo il poco sangue rimasto, la ripresa sarà lenta ed estenuante, se non incerta. E' necessario una pronla ed energica trasfusione di energie: ciò <leve venirci dai paesi anglosassoni. Per fare questo, essi non hanno bisogno di ubbidire a nessun .senso di umanità o di amicizia od altro, ma al loro più elemen– tare ed evidente interesse. Non v'ha paese al mondo in que– sto momento che non si trovi a dover superare colossali problemi di riordinamento economico, se pur çi genere di– verso: non potrà essere che la solidarietà ad aprire Ja via ad una soluzione sicura e durevole di questi problemi. L'im– perativo della complementarietà internazionafo, consacrato nella legge dei « costi comparati » e nel « principio degli sboc– chi», si farà sempre più evidente in questo dopoguerra tor– mentato, se la méta a cui si mira è il ritorno al benessere ed alla pace. Per questo ogni azione da parte dei paesi stra– nieri che tenda a risollevare la nostra produzione, e con essa il nostro organism0 economico, risponde anche ad un innegabile foro tornaconto: perfino una cessione a fondo per– duto di capitali, se questo fosse il prezzo del ristabilimento di una libera economia di mercato nel mondo. ALBERTO GIULINI Cronache di via Morone L'ultimo giorno di novembre Peppino Disertori ha parlato de:l'autonomia trentina con sensibilità storica e po– litica, suscitando una discussione animata e serena. Egli è partito da akune documentate precisazioni di natura etnica, ha criticato l'accordo Gruber-De Gasperi, che lascia insoluti molti prob:emi donde possono nascere da un momento al– l'altro superflui e nocivi moti irredentistici, e ha concluso af– fermando che il problema va risolto in una forma unitaria, concedendo l'autonomia non solo all'Alto Adige, come vor– rebbero gli Austriaci, ma a tutto il Trentino. Nel quadro di una autonomia che regoli e protegga g;i interes~ dell'intera regione, si aoqueteranno le divergenze e saranno meglio scon– giurate le possibilità irredentistiche. Dicembre si è aperto al!a Associazione dello Stato Moder– nò (gioved', 5) con una conversazione di Ugo Guido Mondolfo sulle prospettive dell'azione socialista. Mondolfo ha fatto, con un tono vibrato e in alcurn h'atti patetico, un discorso turatiano. E' merito di Mondo'.fo aver chiaramente ,rivendi– cata l'autonomia del partito socia'lista, in po}emica aperta con i fusionisti e gli appassionati de: patto di unità d'azione; aver criticata la nostra politica genera:Je, ohe sì agita fuori dai limiti di una schietta azione democratica, e la particolare ambigua politica del partito comunista; aver poi confermato che il partito socialista, pur liberatosi da:la più o meno appa– rente schiavitù alla tattica e aè:a strategia comunista, vuol rimanere un partito classista e mantenere come base, come pista di lancio la classe del proletariato. Il Mondolfo non ha però dettagliatamente precisato COIJ?eesso intenda inserirsi nel gioco della lotta politica ita•:iana.._ evidentemente bloccata fra una estrema destra e una estrema sinistra, con quali ri– sorse di suffragio, con qua1e programma immediato e media~o. C'era tra il Mondolfo e il nostro pubblico una simpatica in– tesa che escludeva ogni equivoco; lo stesso intento di tener vivi gli ideali del passato da inserire in quelli del futuro; la stessa volontà di operare in prof_ondità con rigore morale e con chiarezza intellettuale. EZZETA

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