Lo Stato Moderno - anno III - n.24 - 20 dicembre 1946

LO STATO MODERNO 559 zazione degli uffid· tributari. D'accordo che la guerra ha· colpito anche in questo campo; ma ormai sono passati anni e la scusa sempre meno vale. Tutti sanno che la macchina tributaria marcia « au ralenti " e che finora ben poco o nulla si è fatto per imprimerle una ve~ocità- adeguata alle necessità. C'è stato, è vero, in questi ultimi tempi, un aumento delle entrate, ma se si va ad esaminare questo aumento, subito ci si ac– corge che esso in gran parte dipende dalle imposte indirette e dai proventi dei monopoli. Cioè da impo– ste e proventi che, irr un certo senso, si incrementano da sé man mano che aumenta l'attività produttiva e la capacità di spesa dei consumatori. Una grande speranza per sanare od avviarsi a sanare il bi]Jlncio dello Stato è l'imposta straordina- 'ria sul patrimonio legata al cambio della moneta. Non vorrei essere un uccello di malaugurio. Anche in que– sta rivista, a suo tempo, mi ero dichiarato favorevole al cambio della moneta, nonostante le indubbie dif– ficoltà tecni'Che di un tale provvedimentQ in Italia. Ma man ·mano che il tempo passa sempre più i miei dubbi crescono: e crescono, soprattutto, in quanto ri– tengo che ormai i buoi da· un pezzo siano scappati dalla staUa: onde vano è chiudere la porta. Anche per quanto riguarda l'imposta straordi– naria sul patrimonio, per quanto io sia tuttora favore– vole ad una fiscalità d'emergenza, non posso fare a meno di ricordare che questa imposta può essere pa– gata soltanto col reddito corrente. Inoltre è d'uopo che la macchina tributaria sia perfetta per fare i neces– sari accertamenti. Siamo sinceri: chi crede oggi alla ppssibilità, in queste circostanze, di dichiarazioni fe– deli alla realtà? E se queste dichiarazioni saranno in– sincere, non si correrà il certo pericolo di addossare l'onere soltanto ed uni-camente a quelle categòrie di ricchezza che da tempo sono « taillables et corvéables à merci » daglli uffici fiscali? Il ministro delle Fi– nanze ripone molte speranze nei Consigli tributari. A questo proposito, però, si può ricordare la nega– tiva esperienza milanese con le dichiarazioni della imposta di famiglia. Si è perso, insomma, del gran tempo con affermazioni spesso contradditorie, si è spaventato inutilmente il possessore di ricchezza, i,i sono spinti i detentori di capitali sotto forma mone– taria ad investirli in ?eni reali, per concludere ben poco. Sono problemi vastissimi quelli qui solta11to sommariamente accennati; ma anche la trattazione di scorcio indica che l'ottimismo del ministro delle Fi– nanze non è completamente fondato, a meno che non si utilizzino i 4-5 mesi di respiro concessi dai favore– voli risultati del prestito della ricostruzione per vera– mente attrezzare un sistema _fiscale efficiente per la raccolta delle imposte ordinarie, ch..e attualmente fanno così difetto. Naturalmente questa politica di ricostruzione fiscale dovrà essere -affiancata ad una politica produttivistica scevra da ogni demagogia. Finché, come ho detto un moment6 fa, si continuerà a ritenere che i fitti non devono essere 'sbloccati per– ché gli inquilini sono tutti « poveri ~; finché si con– tinuerà ad addossare allo Stato il gravoso peso di 90 miliardi di lire all'anno per vendere sottocosto il pane indiscriminatamente a tutti- i consumatori; finché si continuerà a parlare di nazionalizzazione, sciente– mente sapendo che i mezzi statali non sono neppure sufficienti a tenere in piedi le aziende già in possesso dello Stato, e così via, non si potrà certo parlare di avviamento ad un pareggio del biÌancio. E finché il pareggio del bilancio statale non sarà una meta sicura, incerto sarà l'avvenire della moneta. I sottoscrittori hanno ancora una volta (l'ultima?) dimostrato la loro fiducia nello Stato. Ma è chiara– mente una fiducia condizionata. Sappiano i nostri governanti fugare i dubbi che ancora rimangono r.on una politica fiscale adeguata ai compiti che ci aspettano. LIBERO LENTI La "tregua" dei prezzi Il governo ha • intimato » una tregua ai prezzi, alnumo fine alla fine di gennaio. Veramente doveva essere il. contrarle, cioè doveva « chiedere » una tregua. Ma tant'è: quando i tempi strin– gane non si guarda tante per il sottile quanto alla terminologia. Il fatte grave è che i prezzi, da qualche mese a questa parte, mani– festano una forte tendenza aU'ascesa e che, proprio negli ultimis– simi tempi, tale ascesa, per alcune merci, è dioentata spasmodica. Per quale ragione? - La gente si domanda. La quantitd di mane~ emessa è aumentata, sì, di qualche decina di miliardi: ma non certo ili misura tale da giustificare tale ascesa. Difficile ri.,pondcre perchè, in economia, le risposte non sane mal legate ad un fatto solo, ma ad una molteplicità di fatti tra di loro non facilmente districabili. w Intanto c'è da osservare che l'ascesa del prezzi è mondiale: onde, mano a mano che il ncstro mercate si reinserisce In quella internazionale, sempre più si tende a segttirne rintonazione gene– rale. I prezzi mondiali sono ili ascesa poi, perchè, finita la guerra, la gente compra per rifarsi delle privazioni del recente passato, per rifabbricare quanto è andato distrutto, e così via. La quantità di· merce afferra sul mercato è ancora assai infe– riore a quella potenzialmente richiesta: e aulndi I prezzi aumentano. E' la ferrea legge della domanda e dell'offerta che, a dispetto di Ntti, tuttcra gioca. Pe,- un po' di tempo la sl era neutralizzata con Il razionamento eguali,fario. Ma. cessato qiiesto. è intervenuta I.a selezione del prezzo. Una ola d'u•cita, in ca.; di questo genere, è la grande produzlqne. Solo u11'offer1aabbnndo.n'e, appunto ~o– lata da altii prezzi, può ristabilire r eauilibrio. Questo tanto per U mercato interno quanto per auello internazionale. Può sembrare moralmente ingiusto, perchè danneggia le classi più povere, ma è così. - Non soltanto ai fattori mercantili dobbiamo, però, badare: bensì anche a quelli monmari. Di poco, abbiamo detto, è aumen– tata la moneta in circol.azione. E' vero: ma probabilmente di molto è a•,men•ata la veli;,:cUd i circolazione. In I talla era iJ{noto il feno– meno del te.roreg,tlamento dei capitali sott,0 forma monetarla. Il tesore~gimnento è .'/Vantaf!,f! ,io.ro , senza dt,bbio, sotto mnl•i a~I; ma almeno serve di cuscinetto In un momento di rapida immls– sione di moneta cartacea sul mercato. Oifattl r,arte di auesta mo– neta viene neulf'alizzata avendo una velocitd di circolazione .n,ulla. Ma dagli un giorno, dagli un altro, con il cambio della moneta che sempre si minaccia è mai si fa, si è raggiunto il risultato di stanare tali te<ori. Anch'essi sono entrati In circolazione e au(ndi af!,i.•conc nel fare lievito~e i prezzi. Inoltre continuamente sbandierando la imposta straordinaria sul patrimonio si è ,~dotto produttori e con– sum,1tori a.d investire In beni reali, più facilmente nascondibili agli occhi del fisco. Ecco un'altra ragione di rarefazione di merce sul meroo•o, con conseguente ascesa dei prezzi. Disgraziatamente poi In (fuesto mese di dicembre sl stanno ltccu– mulando I rirul·tati di due fattori di aumento: i risultati di un fat– tore genericamente stagionale che porta ad una diminuzione di alcune produzioni, e quelli di un fattore specifico riguardante la maf!,e/ore auantitd di moneta in mano al COTIS".tmatori, i ouali hannc tittt' altro che voglia di risparmiare. Sane fattori, d'accordo, tende,,,. zialmente passeggeri, che .tuttavia pos30110diventare duraturi se il t?overnc, da parte sua, non abbandonerà ogni ubbia circa la nos– sibllitd di « controllare • i prezzi. Sole attràverso Uln « autocontrollo • governativo, soprattuttc nelle spese pubbliche, si potrà arrivare i1ulir~1,wl}t~ l'!'l sqljq~nie'l ~ P.d 1!11{1 tregtJ(J dei p,rei;i. *"'

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