Lo Stato Moderno - anno III - n.24 - 20 dicembre 1946

558 LO STATO MODERNO COMMENTOAL PRESTITO Queste nòte sono scritte proprio nel bel mezzo del periodo corrente tra l'apertura e la chiusura de– finitiva delle sottoscrizioni al redimibile 3,50 %, me– glio conosciuto col nome di prestito della ricostru– zione. Scritte, dunque, pochi giorni dopo l'annuncio della proroga della prima chiusura, fissata, come è noto, per il 10 di dicembre. Non si hanno ancora ;.0tl:iae precise sull'ammontare delle adesioni, né sulla proporzione delle conversioni e delle nuove sottoscrizioni. Alcuni parlano di 300, altri di 400 miliardi di lire. Per quanto riguarda la proporzione delle nuove sottoscrizioni vi è pure incertezza. Al– cuni parlano del 30 %, altri. del 40 %. In questo fluttuare di cifre è difficile anche prevedere quali saranno i risultati definitivi, a)la sera del 4 gennaio. Una sola cosa è certa ormai: il prestito, ànnuncia– tosi sotto una cattiva stella e con auspici non rassi– curan\i, avrà, nonostante tutto, un esito buono, forse superiore a quello che il governo si aspettava. Siamo stati veramente tutti, sostenitori ed op– positori del governo, con il fiato sospeso durante i primi qùindici giorni di sottoscrizione: aperta svo– gliatezza, scetticismo generale, sfiducia imperante. Tutti fattori che non spingevano certo i sottoscrittori ad affluire agli sportelli delle banche. Poi, nell'ulti– ma settimana, una riviviscenza del senso di attacca– mento allo Stato ed un affluire inconsueto di sotto– scrizioni. Adesso il flusso si è un po' smorzato, ma tutto fa ritenere che ci sarà una ripresa poco prima della chiusura definitiva. La buona riuscita del prestito della ricostruzione lascia, dunque, un certo respiro al Tesoro italiano, il quale, dai primi mesi del 1945, ha cessato di far ri– corso alla circolazione monetaria come mezzo di fi– nanziamento dei bisogni statali. Da quell'epoca, in– fatti, sono state emesse soltanto amlire e la circola– zione è aumentata unicamente per bisogni del com– mercio. Il prestito Sol.eri, con la raccolta di circa 100 miliardi di lire tra l'aprile ed il luglio 1945, per– mise di tirare innanzi per tutto il 1945, senza altro ricorso che alle entrate di bilancio ed ai mezzi ordi– nari di tesoreria (buoni del Tesoro ordinari e conti correnti). Al principio di quest'anno, in seguito alla ondata di fiducia corbiniana, si poté incrementare il flusso dei mezzi ordinari; flusso, però, che ha fatto pericolosamente aumentare il debito fluttuante. Non si poteva evidentemente andare sempre innanzi con tale sistema. E' questa la ragione per cui si è lan– ciato il redimibile 3,50 %, approfittando dfl vantag– gio psicologico offerto dall'esenzione dall'imposta straordinaria sul patrimonio. Com'è noto lo Stato, con questo prestito, si propone di consolidare a più lunga scadenza i debiti a breve ed a media scadenza e si propone anche di far affluire nelle casse dello Stato la maggior quantità possibile di denaro fresco. Ho già detto che il ritmo delle conversioni, dalle pri– me notizie, è stato abbastanza ingente, ma i bisogni dello Stato soprattutto puntano sul denaro fresco, il quale può provenire dai depositi in banca e dai ca– pitali tesoreggiati sotto forma monetaria. A questo riguardo, però, non bisogna farsi eccessive 1llusioni. Una buona parte dei depositi in banca già sono uti– lizzati dal Tesoro, in quanto le banche versano l'ec– cedenza dei loro depositi alla Banca d'Iialia. la qual le, a sua volta, li dà al Tesoro. Anzi, a tale propo– sito, si può perfino osservare che questa politica non è perfettamente sana, in quanto funzione principale delle banche è quella di ritornare all~attività produt– tiva il denaro che dall'attività produttiva riceve. E' chiaro, dunque, che il denaro maggiormente utile per i bisogni del Tesoro è quello dei «materassi>. Le buone prospettive per l'esito finale del pre– stito attenuano le preoccupazioni per l'avvenire della nostra moneta, ma non le fugano completamente. Per questo ritengo opportuno soffermarmi un mo– mento sulla fondamentale questione del bilancio dello Stato. Nell'esercizio 1945-46 il disavanzo si è aggirato sui 200 miliardi di lire, nel 1946-47 si ag– girerà sui 350-400 miliardi di lire. Bastano qùeste cifre per indicare tutta la gravità d_ella situazione. Ed è su queste cifre che bisogna ragionare al fine di trovare una via d'uscita. Quella di dividere il bi– lancio statale in una parte ordinaria ed una straor– dinaria non è certo una via d'uscita. E' divisione puramente formale, è espediente contabile, che la– scia intatta la sostanza delle cose. Nel 1946-47 le spese dello Stato si aggireranno sui 700-750 miliardi. Si è facili profeti prevedendo che questa cifra, nei prossimi anni, tenderà ad aumen– tare. Non si dimentichi che prima della guerra il bi– lancio statale si pareggiava con entrate ed uscite di 25 miliardi circa. Tenendo conto della svalutazione della moneta, si arriverà certamente a cifre superiori alle attuali, anche se queste, oggi, -comprendono quelle riguardanti la ricostruzione. Lo Stato dunque deve, in tutti i modi, cercare di vincere le vischiosità che frenano il pareggia– mento delle entrate alle spese. Gli-ostacoli sono in– dubbiamente molti. Il ministro delle Finanze, in una recente intervista, ne ha ricordati alcuni: la riduzione della ricchezza nazionale; una minor produzione ri– spetto all'anteguerra; le larghe esenzioni fiscali a re– gioni devastate; la riduzione e l'annullamento della capacità produttiva e contributiva di parecchi contri– buenti, sempre in conseguenza della guèrra; l'impos– sibilità di aumentare talune imposte come quella sui fabbricati per l'esistente blocco degli affitti. Si po– trebbe obiettare subito, a proposito di questi osta– coli, che alcuni sono prp_prio voluti dal ministro che li ha elencati. Ad esempio, il blocco degli affittì per i locali che producono reddito e che quindi sono in grado di pagare un fitto economico, è una di quelle cose che soltanto in Italia si possono difendere. Il ministro delle Finanze, però, ha toccato solo di scorcio il problema fondafuentale dell'attuale de– ficienza dello Stato a riscuotere imposte: la riorganiz-

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