Lo Stato Moderno - anno III - n.23 - 5 dicembre 1946

tuttavia rendere evidente, e basta leg– gere la stampa romana di destra per convincersene. La ripugnanza antico– munista dei d,mocr:stiani l certo moti– vata anzitutto da rag:oni mora:i: • Per noi le azioni sono buone o cattive se– condo che rispondano o no al Deca:ogo e alla coscienza; per loro le azioni sono buone o oattive secondo che risultino utili o nocive al loro disegno politico. A noi la morale serve anche per andare In Paradiso: a toro .serve solo per an– dare al potere. Tutto ciò che vale per la .conquista del potere è morale: ciò che non serve è immorale•. Ma questo di– stacco della morale dalla politica vale per il Giordani (• Conquista d il pote– re, Popolo, 23 novembre) anche per dif– ferenz:arsi dalla destra liberale, accu– sata di fare da battistrada all'immora– lismo comunista. • Allestita gid dal!'amoralismo fasci– sta, questa distruzione dell'etica si con– creterebbe nell'immoralismo comunista - del comunismo almeno come .io in– tendono .gli attuali capi da noi. A quello come a questo fece da battistrada, e tut– tora regge le staffe, quello scudiero ora– tuito e scapato, che è certo libera:ismo anacronistico, del tipo di Benedett~ Croce e di Pasqualino Vassallo, teoriz– zatori dell'autonomia della politica dal– la morale. L'autonomia, costoro la pre– tticano, quelli la praticano; e per essa si rovescia sull'Europa razionale quello srpu-rgo . d'irrazionalitd - di antiroma– nitd silvestre con ,guarnacca filosofale - che da Hegel passò a Marx, e da Bis– marck scolò in Hitler; ed è il rigurgito de.:la barbarie contro la civiltd. Non siamo noi che tiriamo la filosofia, e, ma– gari, la teologia, nella ,poUtica: sono loro che inJ rodu.cono nell'azione politica una f.orza antirazionale e ateologioo; e an tirazionalitd e ateologia sono i canoni del nemico di Dio Padre e dell'uomo suo figlio. Sono la morale deLl'Omicida •· Non insistiamo sul gusto culturale di questa pos:zione: essa è piuttosto gra– vida di ma:intesi politici: :nfatti a:J'an– Ufascismo e all'anticomun'.smo crociano si potrà se mai rimproverare p:uttosto uno stat:co moralismo che non una me– ra abilità pol:tica. Ma è d'a:tra parre comprensibile che questo tono sorga sul te-r,eno della contesa clerica:ismo-anti– clerica:ism-0, che con ,Ja messa al:',indice Ida; Don Basilio è tornato ad essere scot– fUV!le(v. Fe:ice Platone, • La Chiesa e l'anticler:cà1ismo •, Unitd de: 27 nov.; 1« FunzJona e Sant·umzio •• Avanti! del 23 nov.). Ma se da questo terreno de:le 'premesse morali si passa a que::o della congi,ura politica anticomun:sta, si può e.ssa: facilment.e rironoscere, pur attra– ,, :,rso ,delusioni e discussioni, una base, almeno J1egauva, cvmuo<!.La stampa di destra esige dalla D. C. uno sforzo di chiarif,icazione, tanto più urgente dopo i risultati assai discutibili delle ultime ele– zioni amministrative: si decida, scr:ve A,lbertoC-0nsigi:o («Dovunque scontenti•, Il Tempo, 27 nov.) Ja D. C. ad essere o un partito' di centro che :asc:a Gl'escere ac– can t-0a sè una forte d~stra, o ad essere tei stessa una forte destra, come preten– dono la maggior parte dei suoi e:ettorl. E' perfettamente pouibile, dal punto di • LO· STATO MODERNO ~!sta dell'aritmetica e del sistema par– tamentare, un gover,no De Gasperi senza o addirittura contro i comunisti, scrive l'ex-m:nistro Corbino (« Senza e forse contro•, Il Tempo, 26 nov.). Una ch:arif:cazione è .urgente, di fronte ad una po:itica estera che rischia di por– tarci a fare gl: interessi del:a Russ:a (Santi Savarino, • Dove v-0gliono arri– ,vare? •, Giornale· d'Italia, 24 nov.). La !formazione della destra diventa fatale dii, fronte a::•anticollaborazion:smo e– scJusivist:co dei socialcomunisti, secon– do la formu:a del discorso di Nenn: alla Spezia (« Che cosa vogliono ~ comuni– s.ti? • di Panfi:o Genti:e, in Corriere Lombardo del 30 novembre). C:ascuna di quèSle proposizioni e prop-0ste po– trebbe essere condivisa da quegli e-le– menti del:a base democristiana ai quali si rivolgeva iJ discorso di Piccioni, quand-0 cercava di g:ustif:care Ja appa– ireJ1te remissione de: partit-0 davanti all'invadenza socialcomunista, e fissava UJI term:ne al d: ;à del quale la D. C. Gvrebbe dovuto asso1utamente rivedere le sue p-05izioni. PUNTI D'INCONTRO D'altra parte non bisogna nascondersi ,Je fratture di sensibil:tà e d: ide-0logia •:he potrebbero fare della destra forse un fronte, ma diìf:ci.mente un b'occo (se non in momenti nei quali la coali– iz:one si imponesse per un .p=ricoloso spirito di salvezza comune). Perchè il grande prob:ema de::a destra è costi– tuito ormai dal qua•Junqu:smo: e b:so– gna domandarsi se è realmente possibi– le un fronte democr:stiano-qualunqui– sta-liberale. C'è un fatto che ha mo:to irritato i qua:unqu:sti: l'isolamento de– mocr:stiano ne:Ja questione dell'ammi– nistraz:on~ di Roma, che presentava Ja eventua:ità di un reg:me cornm:ssa·riale. Qui Giannini ha adoperalo parole gros– se: « La democrazia' cristiana (« P-0polo d: Roma tradito•, Buonsenso, 23 nov.) superba come sempre, ,cattiva calcola– trice come mai, non ha volw o • bloc– carsi» con nessuno, sicura di vincere. Noi, che volentieri ci ·saremmo accor– dati con i democristiani, dopo una inu– tiie personale telefonata de! Presidente dell'U. Q. all'on. Piccioni, abbiamo do– vuto conseguentemente badare ai jatti nostri da soli. I risultati sono stati quel'– li che tutti •sanno: ossia la sconfitta del– la Democrazia cristiana, l'avventura di Pirro del Blocco, i'affe,rmazione qua– lunquista». Ma se e:ezioni si fossero dovute rifare a Roma per imposs:b:lità di formare ,un corpo ammè,nistrativo ef– ficiente, l'U. Q. non avrebbe ricusato fa ,prova: « E' questo che vogliono « g:i altri » con •la loro stupida e spocchiosa incongruenze di cafoni che si credono signori della politica. Noi governeremo il Comune, come finiremo per gover– rnare lo Stato, ma non per nostra colpa nè per nostra volontd, bensì -per la mu– lesca ostinazione di piccoli uomini che non vogliono prendere atto d'una real– ·td formidabile e innegabile: la fl)Tesen– za operante di un gronde partito nazio– nale in Italia, continentale in Europa, che ~i chiama Fronte del!'U. Q. ». Non l)lù benevolo è· stato Il commenti dJ G:annini a'1discorso di Piccioni, al qua– ie Il Jooder qua:unquista rimprovero di vo:ere (come d'altra pairte eg:i rimpro- 111eraa Sa,ragat) cercare una nebulosa mediazione tra c-0mun:smo e liberali– smo: Nel suo vano zampettare di pul– cino nella stoppa, l'on. Piccioni non for– ,ni,s.ceuna p-rova meno contraddit cria di quèLla di Saragat; e per di più smen– tendo a Roma ciò che ha de~to a Mila– no, anna.spa.ndo, esitando, anguilleg– giando, non fa che trasferire sempre più ·e peggio il disorientamento della direzione del euo partito nell'animo dei suoi gregari •· Nel Ji,nguaggfo d: Chur– chl:l, questo è il bastone: la carota ai dem-OCrishani è offerta da: qualunquisti con le frequenti professioni di ossequio a: Santo Padre, che-f:oriscono sulle lab- 1bra d: Gug:.ielmo. Ma c'è anche un;t minestra che democristiani e qua!un– quisti possono f.ino ad un certo punto mang:a-re insieme: perchè quando P:c– cioni dice (con uno spirito ben diverso da Scoccima.No) che il suo I¾l•rt: to tu– tela la lib:irtà d'in:ziat:va privata, si de– term:na una larga, se non completa, a– desione a: l:berismo di massima che viene immaginosamente sostenutò, con rag:oni che non arfonda,no nel!a dottri– na ma s,mp:icemente in una rivend:ca– zione di eu.demon,,smo borghese del tut– to :egata a•! ,giorno che passa, dal qua– lunquismo. A questo liberi&mo :a De– mocraz:a cristiana potrebbe· in parte acced,2re, come a quel tant-0 di libera– ;ismo che non ~a spaventa più, in quan– to ha perouto I amico mordente contro privilegi dei qual: erano detentori :a Ch>:esa e la classe sociale ad essa le– gata. Di questo grosso:ano ma immagi– nosamente efficace eudemon:smo sono documenti recenti fra gli a:tri, gli ar– t:coli di Giannini • Vivere liberamen– te • e • Respingere il feudalesimo • ap– parsi r:spett:vamente sui Buonsenso del 28 e 29 novembre. Più comp!essa e insieme più semp·ice è la relazione !ibe,ra!e-qualunqu:sta. Più complessa, perchè l'innocenza cu:– turale dei qua·unqu:st:, mentre non è di ostaco'.o ad una intesa coi democri– stiani, lo diventa coi liberali, in quanto il qualunqu:smo esprime troppo rozza– mente Je ragioni ideali di cui giusta– mepte, anche se con statica retorica, si vantano i libera:!: ed è questa grosso– lan:tà di cultura che ancora trattiene i liberali da impegni nazionali, mentre _ in sed: decentrate l'intesa sta pratica– mente avven~ndo con profonda soddi– sfazione qualunqu:sta (vedi E. Stolfi, « Buon senso Jibera:e •, nel Buonsenso del 30 novembre). Ma più semp:ice in stretta politica; o almeno noi non r:u– sciamo à vedere le ragioni che potreb– bero profondamente d:videre oggi libe– rali e qualunquisti sul !:mita_to terreno delle operazioni elettorali. Pmttosto la difficoltà è un'a,ltra, che non può essere oggetto di questa rassegna: sapere· se l'l\lilità avverrebbe soltanto sul tema negat1vQ '1i pr'èservare :nteressi m:nac– ciati dal comun:3mo, o se i liberali r:.u– scirebbero a portare precis:one al cth– ~o mito g:anniniano del_;a• .folla •· . u. s.

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