Lo Stato Moderno - anno III - n.20 - 20 ottobre 1946

466 LO STATO MODERNO mente la vertenza. Ma la maggior docilità di fronte a Mosca del Governo di Bucarest in confronto di quello di Budapest doveva assicurargli i favori dell'U.R.S.S., a cui le Potenze occidentali non osarono opporsi. Meno male che è stata respinta (l' ottobre), con otto voti contro due soli favorevoli e tre astensioni, la domanda greca di annessione della Tracia bulgara fino al Rodope, che po– teva avere qualche ragione dal pu\ltO di vista strategico in considerazione dell'aggressione portata nel 1941 contro la Grecia proprio attraverso il territorio della Bulgaria, ma che avrebbe consacrato una nuova ingiustizia dal punto di vista etnico e creato nuovi motivi di irredentismo e di rancore della Bulgaria verso la Grecia. Ma si badi bene, queste con-· siderazioni non sono affatto entrate in giuoco nel rigetto delle rivendicazioni greche contro la Bulgaria; solo il fatto che la Bulgaria vinta ha un governo dominato dai comunisti, al contrario della Grecia, le ha assicurato la protezione sovie– tica e salvato la Tracia. E meno male che non sono ,state attribuite riparazioni all'Albania, che ha avuto bensl i danni dell'invasione fascista, ma anche i vantaggi della civiltà, del lavoro e del capitale italiano. E tuttavia la proposta di asse– gnare anche ad essa riparazioni ottenne il 4 ottobre 11 voti fra cui quelli dell'U.R.S.S. e della Francia) contro dieci (fra cui Stati Uniti e Gran Bretagna): ciò che ai termini della procedura della Conferenza equivale a un rigetto della pro– posta. -Insomma, Versailles non ha insegnato nulla nè ai grandi nè ai piccoli, e non ha insegnato nulla ai « signori de:la pace» alleati, cosi come la catastrofe del 1918 non aveva insegnato nulla ai « signori della guerra » tedeschi. La cecità di questi ultimi li ha portati a una seconda e ben più spa– ventosa catastrofe, coronata proprio in questi giorni dalla loro tr~gica fine; auguriamoci che la cecità dei signori della ace non ci prepari una terza e più spaventosa guerra mon– diale, favorita dal fatto (che ha avuto d'altronde gran parte nel determinare. gli sciagurati compromessi dei trattati di pace) che tra i vincitori del 1945 manca quel minimo di ef– fettiva solidarietà e concordanza di vedute che ispirava i vincitori del 1918. Perfino Le Monde ha potuto scrivere (6 settembre 1946) queste parole che noi non esiteremmo a far nostre, ancorchè le applicazioni che noi ne faremmo non collimino del tutto con que:Je del portavoce del Quai d'Orsay: « La rinuncia ai principi, non solo a quelli che ispirarono la pace del 1919, ma ai principi della più elementare giustizia, pesa gravemente sulla pace che si prepara da Jalta a Postdam. Le modeste riverenze che si cerca di farle oggi, i piccoli compromessi con cui si tenta di riscattare questi mancamenti tanto peri– colosi quanto imperdonabili faranno difficilmente dimenticare questo punto di partenza ». Solo in uno strumento stipulato ai margini della Con– ferenza, e stipulato fra due vinti, l'accordo del 5 settembre tra l'ItaHa e Austria, inserito poi nello schema di trattato a richiesta dell'Italia stessa, - e prescindendo qui da ogni giu– dizio sulla_sua opportunità per l'Italia e sulla portata specifica di certe sue clausole - si è visto aleggiare lo spirito che avrebbe dovuto pm.ieòere .a tutte le negoziazioni di pace, lo spirito che mira a comporre i conflitti, portando i conten– denti a incontrarsi su un terreno intermedio, non a risolverli apparentemente, imponendo una soluzione di forza ·che esa– spera la parte soccombente. 1 Per il resto, la Conferenza, oltre a confermare - come si è detto - le precedenti decisioni dei Quattro o modifi– carle molto lievemente (vedere per esempio l'emendamento americano ali' art. 13 del nostro trattato, approvato il 21 set– tempo: « per cui lo Stato acquirente di nuovi territori. dovrà •s~icurare ad ogni persona nel territorio, senza distinzione di razza, sesso, lingua, religione, il godimento dei diritti umani e delle libertà fondamentali • e quello greco approvato il 24 settembre dalla Commissione militare per la smilitarizzazione della frontiera greco-bulgara), ha elaborato delle soluzioni per i ,Punti ohe i Quattro ,avevano lasciati in sospeso: lo sta– tuto per il territorio di Trieste (progetto francese di allegato all'art. 16 del Trattato con l'Italia e clausole particolari del progetto americano, adottati l'uno e le jÙtre il 3 ottobre a maggioranza di più dei due terzi contro i voti dei Paesi slavi); la navigazione sul Danubio la cui Hbertà, appHcata ormai, in una o in altra forma, da 90 anni, è stata inserita (30 settembre) negli schemi dei trattati con gli Stati balca– nici col voto contrario dei Paesi slavi e l'astensione dell'India; le riparazioni. Ma le soluzioni adottate per le prime due que– stioni, che pure appaiono tra le più ragionevoli ed eque, sono lungi dal potersi considerare acquisite, poichè manca l'accordo dell'U.R.S.S., che si riserva di ridiscuterle negli incontri che i ·Quattro avranno a Nuova York, in occasione della seconda sessione della prima Assemblea generale del- 1'0.N. U. La quale ci darà la misura delle possibilità di collabo– razione che esistono tra i grandi vincitori sul terreno positivo della costruzione di un sistema di pacifica convivenza inter– nazionale, dopo le manifestazioni avutesi su quello negativo del:a liquidazione della guerra. Ma i due aspetti dei rapporti fra i Quattro (o fra i Tre) sono strettamente connessi ed è difficile s_t;erare di poter vedere a .Nuova York ~n che di dive,so da quel che è visto a .Parigi. ANTONIO BASSO Della libertà di stampa Motto si è parlato e dl.scu.sso di questo tema i giorni scorsi, aroche se poco è u.scito dal Congresso dei Giorna– iisti e. lunga è l'attesa di un provvedimento legi~lativo. Il problema fu già affrontato nei numeri clandestini dello Staro Moderno, e converrà certo ritornarci, per veder come 'sciogliere il dilemma in cui si lega, ohe è di assicurare la libertà di stampa 4 tutti, mentre solo poahi hanno il danaro necessario, e quei pochi l'u.sano per fini privati e illll>erali. E se si fa intervenire lo Stato, si uccide quella libertà che si vuole salvare. I! -dilemma pare insolubile e forse non · è. Ma oggi vogliamo accennare a un altro lato dell.a que– stione, un lato che è ima premessa. Come uno stato è ,libero sinohè i cittadini, per ignavia pigrizia o viltà, non cado~o nella tirannide, così una stampa è libera lfinchè I giornalisti sapranno mantenersi ltberi. Non c'è tecnica legislativa che possa salvare un'anima. Quando un giornale cambia pol\tica e i giornalisti restano a servire quel giornale è Inutile gridare allo scandalo delle leggi, perchè lo scandalo è « In interiore hominl.s ». · Uno dei miti più perniciosi di quest'epoca è il tentativo 'di trasferire la sede della libertà dallo spirito alle istitu– '.zi<mi; occorre quindi sempre ricordare che se gli uomini non vogliono la libertà, e non sono anche pronti a sacrifi• -carsi per ia libertà, è .sciocco e ml.serevole che disputino, su istituzioni libere. ' Se non S'UI frontone di tutte le case, almeno su quelle dei giornalisti farei incidere queste massime del Malvezzi sulla llibertd di parola: • Muore col dir libero il viver libero, ed 1 è odioso al tiranno, perchè è necessario aiie repubbliche. 'Non si può dire tpadrone di sè chi h4 soggetta altrui 1.a lingua. Un solo, che non teme di parlare e che sappia in tempo parlare, fa bene a mme: E' bastevole un uomo libero 'che abbia cervello, a conservare una dttd che si perda col silenzio. La l!bertd è da uguale, l'adulazione è da inferiore; 'quella è nutrice della reptwblica, questa è allevatrice del 'tiranno •, vrrro1t

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