Lo Stato Moderno - anno III - n.19 - 5 ottobre 1946

444 LO STATO MODERNO binetto le forze più avanzate della società; l'umco limite effettivamente posto all'azione dei partiti estremi è dato dalla autocoscienza di .questi dei limiti della loro azione. Questa autocosciroza è di molto progredita negli uiwni anni tra i quadri dei partiti comunisti; essi hanno impa– rato. che un avanzaua troppo rapida ed il tentativo di av– valersi ,deJ.;a p1essione de.lle masse in n.ovimento per for– zare la mano ag:i al:eati democratici esautora questi ultimi vei~o la loro base che rifiuisce su posizioni di reazione .so– c.iale; quindi anche nel caso che n0111 si rompa l adleanza tra i !Partiti che compongono la coalizione governativa (la pressione dei .nemici comuni ha quasi sempre, durante la lotta, l'effetto di cementarla), la rottura nel paese dell'al– leanza ,tra le forze sociali rappresentate dai partiti al go– verno provoca un fallimento nell'esperienza stessa del fronte popolare e di .conseguenza la sconfitta della rivoluzione. IV - ,I FRONTI NAZIONALI DELLA RESISTENZA L'esperienza rivolu:zriona,riadi fronte popolare si è ,ar– ricchita in questo dopoguerra con queJ:a dei Fronti Nazio– nali della .resiste= che pare (per le poche informazioni che si possono avere) si siano swJuppati nei ,territori sotto il con– trollo sovietico come fronti poipo,ari, con un programma molto avanzato di riforme sociali e strutturali, mentre, nei paesi occidentali la presenza .di grandi partilli cattolici a carattere conservatore ne ha bloccat:o lo .'ìviluppo alla for– mazione di un'ibrida coalizione semiunanimitaria, in cui tutte le forze presenti nel paese sono orappresentate nel go– verno. Nei Ba!lcani e wl Danubio e la V<istd.a i Fronti Nazio– naili hanno assunto sin dalla loro formazione una fisionomia di Fronte Popolare ed hanno condotto al governo un'azione fronte popo:aristica; i partiti de::a coalizione governativa (,comurusti, socialdemooratici, gruppi e frazioni rappresen– tanti contadini e piccoli proprietari) hanno cioè concordato un programma di profonde riforme di struttura, specie nel campo agrario, ohe hanno in gran parte attuato sin dall'i– nizio dela loro azi'one governativa, scompig:iando così le fila delle forze conserw-trici, che avevano sino adlora ap– poggiato i regimi fascisti, e creando co,n la loro azione nuovi consensi al loro regime tra quei ceti avvantaggiati da dette riforme. 1111 una situazfone di questo genere, gli elementi più mo– derati deJ:e coalizioni, rappresentati dai gruppi contadini e da:Je frazioni socia:democratiche, sono quasi prigiorueri dei parlliti com'llllisti ohe sono in grado di ricattarli continua- · mente con la pressione delle masse e di rinfacciare il loro più moderato antifascismo. In alcuni dei paesi orientali, in cui il movimento delle masse si è molto approfondito durante la guerra, questo (che si svolge sem!)1'e in senso unitario) ha reso la coali– zione del fronte nazionale una coalizione più appa,rente che reale; alla base le masse e gli orgaJlli del potere che su . queste poggmno sono organizzati unitari:ame,nte e fanno perno sui solidi piilastri dei partibi comunisti. Là dove la situazione si è già evoluta an questo sensG non vi è più colllllzione ma partito unico: gli. E_;lementi di contorno non sono altr!) che degli st.rumecti nelle mani . comuniste per al!Mgare i limiti deM'azione di questi e risdlvere pacifica– mente alcune s.ituaxioni looal.i od alcuni problemi di nazio– na!ità. Benchè poco si cooosca de:~o svfoppo politico di quei paesa, sa.rebhe tuttavia netta logica dei partiti comunisti e de::a « democrazia progressiva » che questi tendano col passare del tempo a mr marciare una situa:zrione (che se fosse lascìata sedimentare potrebbe forse svilupparsi ln forme <kmccratiche di tipo occxientale, CQ[1 pluralità di partiti, tanto più stabile ed efficiente dopo la liquidaziobe delle ·forze fusciste di reazione agraria) con successivi tagli a destra ~ella coa'.izione governativa, accompagnati da prov– vedimenti che sblocchino (ed in parte liqu..:d.ino)nel paese le forze rappresentate al gov~no dai partiti democratici. L'esperienza stalinista della collettivizza2iione, condotta con un partito unico, combinata con l'esperienza occiden– tale fronte popolaristica ha dato ai partiti comunisti del– !' oriente europeo sufficiente materiale per avere probabilità di condurre simili operai.ioni successiv~ con un certo suc– cesso. Molto dipende anche dadla situazione internazionale di cm n\.llllaconosoiamo e dai rapporti che g1i anglosassoni, sino a qualche tempo fa le_gati ancO'fa con le forze reazio– narie locali, sono riusciti -.a stabilire con i partiti democra– tici di quei paesi. (Continua) GIORGIO DIENA DIMISSIONI Non è, no, un drammatico grido volto a chjeJ,ere la testa dt qualcuno crei nostri governanti. E' Mmplicementie un ac– cenno fatto così di sfuggita - e suggerito dall'esperienza di quest'anno e mezzo di nùooo regime - alla ca1'enza di una delJe consuetudini più fondamentali e più essenziali a un sistema che voglia dirsi oomocratico. MiAle e mille hanno 'scritto e ri,,ktuto che una oomo crazia rum si fonda sol.o su istituti giuridici, ma anche su isti.tuti di costume. E' un certo 01'dine di abitudini, una certa cort.ese tradizione degli uff ic-i, una certa signori/.itd di com– portamento, un certo distaoco dilll'utile mondano: cose dif– ficili, come si vede, ma che pure devono essere raggiunte dalla nostra ol.asse dirigente, se essa vuole veramente dar maiw alla creazione di una nuova storia d'Italia. Perchè far storia è cosa difficile e seria, e i dilettanti qualche volta ten– tano, ma spesse volte falliscono, con danno, :purtroppo, non soltanto 'personale. Ora uno degli istituti più aristocratici, più rivelato-Ti <il questo nuovo costume, più sintomatici di quella libertà inte– riore, che è un altro dei tanti presupposti di una denwcraiia, è quello delle dimissioni. E' un anno e mezzo che aspettiamo, propri.o con ansia, con desiderio at/Jento, uno di quei casi di dimissÌ0114discrete ed eleganti, senza frac<Msoe senza ostentazione: le dimissioni di un puro di cuore che, non volendo accettare una situa– zione da altri creata, prende il cappello e .se ne va, in punta di piedi. La nosOra ingenuUd è tale, che sin sotto '1 fascismo at– tendemmo che - almeno nelle occasioni cruciali, come si diceva allora - qualcuno osasse, giunti alle I.eggi razziali, o alla dichiarazione di guerra, allontanarsi discretamentie e dire, magari plano, « no ». La nostra speranza andò naturalmente delusa, ma una grande ·a11egrezza ci innondava il petto p~ sando che la democrazia rivendicasse la gloria- delle dimis– sioni di fronte al pallore esangue del cambio della guardia. Forse si è cominciato con C01'bino? Ma mi darete atto • che anche stavolta t 11UJrwata queUa spontaneitd, quel senso di vo!ontd unilatieràle in che consiS'~ il pregio e il profumo deUe dimissioni. Pensate alla grandezza deU' uomo che abbandona le luci de:Ja ribalta e torna tranquillamente ai propri affari... ( ecco perchè è necessario che un uomo politico abbia anche « I propri affari/>). E allora aspettiamo ancora, fiduciosi. Non sono gli &confitti che mancano in quest'ora della storia d'Italia. Ci sarà ben qual= che oorrà dare l'esempio. · . vrrroa

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