Lo Stato Moderno - anno III - n.18 - 20 settembre 1946

LO STATO MODERNO 417 in tal caso, di leggere sul Tiroler T~g del 10 settembre questa diohiara7Jione del ministro G1'uber: « Mi è stata rivolta m .domanda se noi coooludendo l'accordo abbiamo rinunciato '111 nostro .diritto di autodecisione? Io ritengo nece&Sario sot– tolaneare che n·e.ssuno di noi ha :voluto una cosia simi'le; noi non abbiamo ,rhmci'ato ,a nulla e non rinunceremo. E' stato futto sollo il tentativo ,di .dare al Tirolo meridionale condizioni di vita sopportabili e ,passib& ,di miglioramento, e ,questo ci è riuscito ». CQsì pure ci ,avrebbe fatto minore impressione lo articolo del prof. G'SOhn'itzerde4il'Univensità· di lnnsbruck e deputato al Parlamento austriaco, il quale ha voluto celebrare l'accordo, affurmando anch'egli che il diritto di autodecisione è .irrimmciabil-e, cll'e ,« autonomi-a non è autodecisione! un am– ministratore che non può <lispoNe, .non~ padrone! », che scopo dell'accordo è di aMiourare ai Tirolo meridionale le migliori condi2lionJidi vita possibili, perchè « fin .ohe e' è v'ita, c'è ;;pe– ranza ». (Tiroler Nachrichten, dei 9 settembre, ripreso dal cle– ricale separatista bol:mmino Dolomiten .dell'll settembre). Que.sto è dunque lo spirito degli uom~ni pontici austriaci all'!in<lbmaniideill'accordo? Si potrà obiettare eh-e il ministro Gruber, dopo aver tuonato col oancelliere Fi~ su tutte le piazze d'Austria per circa .un anno, ohe Ja liberazion·e del ,Ti– rolo meridionale dalla dominazione italiana era un Herum– sache, una ,questione cli ~ore. e di .giustizria internazionale, si trova in <liffico\tà a dover ,annunciare al popolo che la partita è .peTduta; e ,5ipotrà obiettare amohe, in questa lm6'1 di ragionamento, che 6'i può dire di .non :voler rinunciare al diritto ddl'autodecisione, e rinuncirue invece a farlo valere. Ma questi sono ragionamenti .sottili ,che si .preferirebbe pon dover fare all'indomani della firma di un 'accordo interna- zionale. . Sarebbe anche stato .desiderabile .che l'accordo fosse un po' mooo .generico in relazione alle due nuestioni più im– portanti clre dovraono essere sistemate con ulterioi:i negoz'iati: l'autonomia e le opz.foni. ,Non sarebbe stata possibile, in tal caso, alouna divergenza di interpretazione circa l'estensione tenitoriafo dell'autonomia, che invece è ,g,ià .sorta. e alcuna inoertezza oircà il contènuto dell'autonom'ia stessa. E non ci troveremmo di fronte al pericolo .di veder naufragare l'mt,es,a, e di vederci add~ata la re5ponsabiiità reiativa., qualora da. parte illilia.na non Bi credesse di poter accedere a quak:una, deJ.lllpretese che jJ, piidtiroler Volkspar.tei ia vanzerà con la ,con– suefa improntitudine, .aHerm'alldo che .solo _il loro acco~– mento può creare .a3ila popofazfone sudtirolese, in .ann'ooia con, lo spirito del patto, i;opportabili ,condiz'iolllidi ,vita. ~on ha . forse il pres-ident'e di ,quel. partito, ET.ich Amonn, iJwiato a Bevin ,una lettera nella qua~e, CO'Iltroogni verità facilmente controllabile, definisce.« mtoll.erabilé" l'attuale i;ituazione in Afto Adige? (DolomUen, 2 sett.). li partito 6eparaesta, im– p-regnato di sp'irito pailita e pangermanista, tenterà di ,5trap– pare all'•ltaiia le concessioni più iarglie possibili per raggiun– gere .il suo scopo <li dominBTe politicamente ed economica– mente l'Alto Adige e lame .una cittadetla avaruzata del ~r– manes'imo 6W versantè mttidionale .delle Aipt. LJe ,pretese del Volkspartei, al qua'le .noi ste&Si avremo fornito l'a,ppoggio di .un governo straniero, trovernnno un limite solo nella fer– mezza .con la quale i -nostri negoziatori difenderanno i diritti dello Stato e della popoi.afZioneitaliana deli' Alto Adige. li presidente De Gllsperi avrebbe dichiarato al corrispon– dente del Ttroler Tages:reitung .che nei primi mesi le trattative urteranno contro grosi;e dlfficohà. L'esperieoea personale di un anno di at-tività poilmca in j\:lto Adige mi porta a condi- videre pienamente quesm .pr!Wisione. . Jr.<l è proprio per ,questa ,ragione .che l'Italia _dovrà op– porsi energicamente al tentativo di Gruber. di far inserire lo .accordo del 5 settembre nel o06b'o trattato cli pace. Non è possiln,le ammettere ohe ritafta assuma ,una responsabilità nei oonfronti dei .fitmatari del. trattato per impegni ambigui e generie'i quali quelli deli''Bccordo,. che potranno essere defi– niti nella loro oonc.ret,a ed ~tta portata solo dopo lunghi ne– goi/:ati. L',Italia .non' ,può assumersi il ,rischio di vedersi de– nunciata come v'iofa.llr:i<le del -trattato, ,qualora Jn un perto momento roccia comodo lrll'Awtria d'i <lich'iarare che ii man– cato .aocogiimento di ,una richiesta $1.ta o del Volksparlei oo, stìbursce una vidliraione de'H"accordodel,5 settembre, c<iivenuto parte integrante ,del nostro t>rattato ,di ,P3.ce . .La situazione Jn– .ternazionale è ancora .troppo fluida ,per non doverci preoc– cupare di .ta!le evmtu'a'hltà. ,E' ,già aibba~taraa che l'ltaiia, senm essem-e formalmente Ii.chiesta dai vinci.toni, \Si offra di regolare 111Il11 quesl!ione inrema id' accordo con. un .governo stra– niero, per il .quale doveva essere sufficiente garanzia l'impe– gno solenne .ma un'ilateralle dlèl. ,governo italiano <li creare alla minoranza ,tedesca condizioni di vita pienamente rispondenti a priteri pemocratici e ,di larga solidarietà ,internaziomrle. ,Che son po'i quelli cl1'e .il gowrno italiano, ~ia pure con hmgag– gini ed .incertezze, ,va applicando ,da .tempo .in 1 A1to .Ad'ige. Credo &i.afac:ideprevedere ohe l'accordo del 5 settem– bre complicherà, anz>0hè liaoilitarla, là sistemazione d~ll'Alto Adige. Non va dimenticato che qui non ci sono solo gli interessi e le passioni più o meno genuine della minoran– za, e che questa è oggi organizzata politicamente in una formazione che fa delfa sistematica deformazione dei fatti e della eccitazione dell'opinione pubblica in senso antiitalia– no la base delJ.a sua attività politica. Il Siidtiroler Vol~ viene posto dal!'accordo in una posizione fortissima, della quale sono certo che approfitterà largamente, tendendo la corda sino all'estremo, se non si troverà di fronte degli ita– liani capaci di richiamarlo con fermezza al senso della ~ealtà. In questa siruazione sernbra intempestivo considerare l'accordo del 5 settembre dal punto di vista dei generali rapporti futuri fra Italia e Austria. Tutto dipende dall'esito dei negoziati previsti dall'accordo e dalle condizioni che si creeranno in Alto Adige. Non è l'accordo che influirà sulla situazione in Alto Adige, bensì questa che detem~i.nerà la vitalità dell'accordo e lo sviluppo ulteriore cli amichevoli re– .}azione .lira Italia ed Awtda. Naturalmente è ancor più pre– maturo voler proiettare questo avvenimento diplomaticc_>su •un più vasto piano politico europeo. Il tentativo ,dire_tto di eliminare un contrasto fra due stati giova indubbiamente alla pacificazione internazionale. A ciò è in parte dovuto il generale consenso raccolto ,all'estero dali' accordo De Ga– speri-Gruber. Che poi esso possa influire in qualche modo sulla situazione giuliana, creando un precedente che raf– forzi la nostra posizione, è assài dubbio; e comunque il fatto che rafform la iPOsizione· ita<iiana in rela7lione al trattamento delle nostre minoranze che resteranno in Jugoslavia, è la nostra politica minoritaria, e .non l'accordo con l'Austria. Se e quale più largo significato europeo si possa dare a qqesto avvicinamento fra Italia ed Austria, in relazione ai rapporti fra blocco occidentale ed orientale, quasi che l' Au– stria debba' ormai gravitare verso il sud sfuggendo aHa pos– sibile stretta della influenza russa, può solo essere oggettv di speculazioni. Non sappiamo se lii. nostra politica estera neonata abbia già le gambe così salde da consentirle di fare passi decisi in una direzione precisa. ~on mi pare del resto che una politica nei confronti dell'Austria possa essere ev– scie,ptemente adottata, prima che si abbiano orientamenti precisi suli'avveniTe della Germania. E' il pa·ngermanesimo che domina e condiziona ques·te possibilità. Ed è il panger– manesimo che potrebbe domani rendere pericoloso un Alro Adige autonomo oltre una certa misura e dominat6 dalla corrente Volksparlei, e volgere in danno quello che oggi può apparire un van~ggioso e lodevole tentativo di pacifi- cazione. ENRICO BONOMJ·

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