Lo Stato Moderno - anno III - n.18 - 20 settembre 1946
428 ricevuto un messaggio di importanza non minore nel Manifesto dei Comuni– sti. Il chiamare « i~tanze umanitarie • Il diritto all'istruzione, all'assistenza, al lavoro, alla casa, al riposo, allo svago, è cosa così drammaticamente lontana dalla sensibilità della vita sociale e ,?Olitica contemporanea, che ci aiuta a spiegarai 1a perduta risonanza politica del Partito alla cui direzione, se non er– rfamo, appartiene anche l'Astuti. Sul metodo di ele:mone del Capo del– lo Stato si sofferma un altro insigne giurista, A. C, Jemolo (« Il capo dello Stato•, Giornale d'Italia del 5 settem– bre), che scarta come inadeg,uato sia il metodo americano sia quello francese, e propende per la nomina o da parte di istituendi consigli regionali, o, e con maggior favore, di un corpo misto , di elettoru: « Migliore mi sembrerebbe l'idea di tremila elettori, che accogliessero in sè elementi diversi. E cioè i membri delle due Camere (un migliaio circa), alcu– ne centinaia di rappresentanti degli en-· bi locali (Presidenti delle Deputazioni provinciali e sindaci dei maggiori Co– muni, rappresentanti di collegi dei co– muni m'inlOri, per non dare una prefe– renza alla cittd suUa campagna), al- 1.-une centina'ia di rappresentanti dei arandi organi sindacali, alcune decine di' rappresentanti della magistratura, della scuola, dell'arte. Ad un collei,io elettorale di questa natura si può opporre che quella del capo _dello Stato è pur sempre una ele– zione eminentemente politica, e che qualunque sia 'il modo di scelta degli elettori, essi si raggrupperanno e si contrapporranno sempre secondo crite– ri politici. Ed inoltre che sono g~ stessi fattori di scelta degl'interessi da rap– presentare che si faranno giocare non una sol volta. Così è molto probabile che la seconda camera sia scelta sulla base debla rappresentanza delle cate– gorie di datori di lavoro, di prestatori d'opera, di professionisti, ed altresì su quella delle regioni o delle provincie. A che pro allora, fare intervenire una aeconda voita tali categorie e tali enti locali, a comporre il collegio per la ele– zione del capo dello Stato? Ma a que– sto può rispondersi che gli stessi cri– teri elementari si modificano e si at- Re~azioni Internazionali Settimaruiae a cura de!ll'Istìtuto di Studi Internazionali - I. S. I. esce Il sabato Redazione: I. S. I., via Clcrici, 5 Amminist. Casa Ed. A. Garzanti già Fratelli Treves Via Filodrammatici, 10 Prezzo di un fascioolo: Lire 20 / LO STATO MODERNO tuano diversamente passando per l'una o per l'altro trafila; che le varie trafi– le non operano contemporaneamente nel tempo; che è ben possibile che al– la elezione del Presidente la seconda Camera sia gid nel suo quarto anno di vita, e quella d.esignazione di elem.enti sindacai.\ o regionali che portò alla sua composizione non risponda più cfel tutto al sentim.ento degli elettori; ~ che possa essere utile una sua correzione. Le mie preferenze rimarrebbero dun– que per questo collegio di composizione mista, che comprendesse dai duemila ai tremila elettori •. Sili limiti dell'autonomia regionale in rapporto all'unità dello Stato sono da segnalare le osservazioni di Rena1o A– lessi (« L'autonomia regionale•· sul Popolo del 13 settembre) intorno alle misure di legale controllo che debbono impedire una attività legislativa regio– nale sia in contraddizione con leggi sta tali preesistenti, sia « la emanazione di atti amministrativi regionali in vio– lazione della legislazione v'igente, sta– tale o regionale che sia; con esclusio– ne, invece, di ogni coTlltrollo di merito, il quale costituirebbe di contro una troppo stretta limitazione dell'autono– mia dell'ente regionale». Sul sistema parlamentare bicamerale è da sottolineare ancora l'attegg!iamen– to deHa Democrazia Oristiooa, per boc– ca del giurista torinese Giuseppe Gros– so, (« Sistema bicamerale•, Popolo Nuo– vo 10 settembre), il quale, conforme– mente al programma presentato dal Gonella al Congresso dei Partito, si oppone alla tesi delle sinistre di una seconda Camera che rispecchi sostan– zialmente la configurazione politica della prima: . « Perchè questo lim'ite? Che la secon– da Camera non sia più concepita pu– ramente come _un freno alla volontà popolare, è òvvio. Ma quando si dice che essa è rivolta a dare completezza di espressione politica a tutte le forze vive della societd nazionale, la preoc– cupazione deve essere puram.ente quel– la che effettivame111te anche in essa ci sia un'espressione popolare, che essa ritragga appunto nel loro rapporto quelle forze che formano la fisionomia del paese; il che si ottiene contempe– rando la base regionale con la rappre– sentanza di categorie e·d ent'i che espri– mano interessi economici, sociali e cul– turali. Che in questi enti la vita pub– blica si esprimo nella sua spontaneitd fuori dagli schemi fissi dei partiti, sard (l'abbiamo detto altra volta) base di QU~ rinnovamento della vita politica che attendiamo; ché la rappresentanza popolare si esprima dunque nella se– conda Camera in altri rapporti che in quelli dei partjti, che dominano la for– mazione della prima, rientra in questa maturazion,e politica. Perchè riportare tutto a priori al rap– por-to dei partiti fissati nella prima Ca– mera? Rinascerebbero in sostanza t per'icoli del sistemo unicam.erare, so– prattutto coi grandi partiti organizza- ti che esistono oggi, che invece coll'aÌ– tro sistema, attuato in modo da easere vivo, possono trovare alla base il ter– reno su cui si attutliscono i loro urti e le ioro rivalitd ». Sul tema della confessionalità/ o lai– cità dello Stato, sono infine da segna– lare la presa di posizione. naturalmen– te prevedibile, della Voce Repubblicana (Ugo della Seta, « Religione teologale•• 3 settembre, e « Crirruinologta teologa– le», in polemica col Quotidiano del. 12 settembre), contro il riconoscimento della 'l'e!Lgione cattolica come religio– ne di Stato; e la felice stroncatura che Igino Giordani («Lo Stato Laico». Cor– riere de! mattino, Verona 5 sebt.) com– pie della formulazione nennlana di uno stato laico, con morale propria, secon– do, crede Nenni, la tradizione liberale del Risorgimento. Il Giordani giuoca facilmente sul pericolo d!ttatorJale di questa presunta morale dello Stato: la quale, è inutile dirlo, non è una dot– trina dogmatica, come assume il Gior– dani, ma una sintesi sempre mobile delle correnti morali, culturali, e reli– giose della v.iltadi un Paese. Il Giordani si batte molto bene contro il confusio– nismo di Nenni e contro un mulino a vento. QUARTO PARTITO Sono in lizza j partiti storici, pronti ad autoproclamarsi « quarto partito di massa •; ma una cosa è notevole, che nessuno di essi, nè il liberale nè il re– pubblicano, si presenta più allo stato puro, ma si riconosce, di fatto o -ideal– m'erute, associato a forze politiche nuo– ve, sorte nel dopoguerra. Cosi ad es. la Voce Repubblicana (R. Pacciardi, « Il quarto Partito•, 11 settembre), ricono– sce ai SUl>i la funzione di quarto « gros– so•, dopo la fusione con i liberali ere– tici ed d parristi. Ma tale funzione le è contestata dai liberali, sia con voce qua– si ufficiale dal prof. Cassandro (« Il quarto partito•• Risorgimento liberale del 29 agosto), sia con considerazioni critiche dal prof. Alberto Giovannini (v. La Patria, Firenze, 4 e 5 settembre) che dice nel suo studio ben più di quanto lo autorizzerebbe la Direzione del Par– tito liberale. Questa infatti ha smentito o si adopera a smentire la collusione coi qualunquisti: dallo scritto di Gjo– vannini si intende invece che la possi– bilità di fusione, a quella data delle trattative, era limitata dal desiderio li– berale che i qualunquisti si adattasse– ro, e a riconoscere nel partito liberale la guida in dottrina politica storico-li– bresca, e a serbare a-:na nuova unione il nome e l'insegna del Partito pii) anziano. SUL PROBLEMA DEI GidVANI Vi si ritorna di tanto in tanto, e spesso per motivi demagogici (e E i giovani?•• Senso Nuovo, 3 settembre); ma segna– liamo una parola pensosa e una nobile impostazione morale del problema, in rapporto al fatto politico dell'amnistia, nell'articolo di PJfredo Poggi: « Parole ai giovani•• (Il Lavoro, 8 settembre). u. 8.
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