Lo Stato Moderno - anno III - n.17 - 5 settembre 1946

400 LO STATO MODERNO tifiche, emesse da valenti etnologi, antropologi e simili, l'Ur, i'! IJ)rim'igenio, 1 viene lina1inente ritrovato, scoprendosi la vera natura de;!'u·omo ne:Ia razza: la bestialità viene alfine rag– giunta e potrà ce'.ebrare i suoi fasti di « matta bestialità » nel III Reich, da Buchenwald ad Auschwitz, da Dachau·a Belsen. Il nazionalismo naturalistico affoga nel delirio razzistico! Qua– le orrore non avrebbe percorso l'anima nobile di Nietzsche nel vedere il suo Uebermensch s-travo:to ne\;'Untiermènsch, nella bieca SSI Ma non solo a causa.dell'espansione dell'industrialismo e del contrappostovi mito marxista e poi sindacalista, da una parte e de: naturalismo naziona:istico dall'altra, il principi·v di 'nazionalità tra1p315sa in un l'lempre più chiuso nazionaJ.iismo; ;vi contribuiscono molti altri fattori, cui non possiamo che ac– cennare, richiamandoci a quel:a pagina de!la « Sroria d'Europa nel seoo/,o decimoT110110 » di Croce, in cui questo momento storico è magistralmente dipinto. La politica bismarckiana– guglielmina della forza, lo spirito revanchista francese, l'im– perialismo jingoista inglese, l'esa:tazi·one smodata della tecni– ca, dello sport, il dinamismo, come si disse; la guerra, il sangue, le crudeltà cantate in eccitanti romanzi e tragedie, commis-te at:a sensualità ed anche al misticismo, da D'An– nunzrv a Barrès, a Claudel; il futurismo in arte; in una pa– rola, l'attivismo sempre più baldanzoso di fronte al:a « sce- - mala meditazione attiva delle cose morali e politiche »: que– sti sono i J?rinçipali di tali fattori. Riassumendo, alla vigi:ia della prima guerra mondidle il principio di naziona:ità si presenta ·ormai trasformato in na– zionalismo, ben meritando· nel suo complessò questo nome che, intorno al 1910, era stato assunto dal partito monarchico- legittimistico-clerica1eggiante, e appoggiato dal Comité des forges, del Maurras in Francia e da quello consimile del Cor– 'rad:ini jn Italia. Or.a, 'il nazio,nalismo ,è ,venuto meno alle 'esi– genze che il ,principio di nazionalità doveva soddisfare; il. na– -zionalisrno è l'opposto, la negazione del principio di nazio– na:jtà_ La nazione, che in questo era un mezzo per l'ascesa de:I'umanità alla libertà, è diventata, nel naziona'.ismo, un « fine in sè » come dioe il Carr. Degradando la libertà da momento fmale e da essenza animatrice di un processo sto– ~ico a mero mezzo meccanico per raggiungere un fine parti– colare, che non è la libertà stessa, ma la nazione considerata in sè, quale valore supremo, il nazionalismo ha degradato il principio di naziona:ità sino alla più sfrenata bestialità, rinun– ciando, appunto, a quello che ne era l'anima più profonda, la libertà, di cui esso non fu per un certo tempo, che la contingente manifestazione. Così .noi possiamo concludere che oramai lo stato naz;io– nale sovrano non si confà più a:la dignità umana, è una tappa superata, scomparsa dietro le nostre spalle. Siamo di nuovo in cammino e ancora non intravediamo la mèta: se però l'idea di nazione è un concetto spirituale, croè il risultato d'una lenta evoluzione ,storica, !PUÒ ben darsi che una nazione europea &ia destinata a diventare concreta realtà. Poichè, però, non fac– ciamo di mestiere i profeti, non sapremmo dire se, quando, come, ,con quali mezz 1 i, entro quali limiti; tuttavia, !Personal– mente, nell'aspro cammino de:la vita ci illumina e ci sorride la speranza ehe ciò debba e possa avverarsi, nono~tante le odierne delusive apparenze in contrario, forse assai più pre– sto di quanto non si creda, FERDINANDO VEGAS • IL LIBERALISMO DEMIURGICO di· Filippo Burzio Come era da attendersi e come lo stessv autore-dichiara, il presupposto de:la dottrina libera!e di Filippo Burzio quale appare anche dal suo ultimo libro (F. Burzio - Essenza del liberalismo - U.T.E.T., Torino 1945, pagg. XVI, 228 L. 350) va cercato nel suo mito del « demiurgo », ossia in un program– ma di sincretismo culturale quanto mai seducente, ma che ,non supera i limiti de:J'edonismo da cui piglia le mosse. La formula di Aristippo lo può esaurire per intiero, anche se con ~ richiamarsi al principio de:l'attività l'autore si illude di salvare le prerogative della persona e di trasformare il demiurgo in un moderno spregiudicato moralista. Da!la difesa deJ:a personalità all'ambizione di un neo– umanesimo il passo non è lungo, e il Burzi~ lo aveva già iniziato nel campo sociale, dove ~ demiurgo viveva da pri– vato la vita pubb:ica e correggeva con qualche contributo alla convivenza comune il suo egoismo individualistico. Oggi lo compie anche nell'arengo politico, con un programma di libera!ismo consono a que:le premesse. Premesse, lo abbia{IIO detto, che a noi sembrano piuttosto la debo:ezza che la forza de: su\J sistema, almeno in sede politica; per la .stessa ragione per la quale l'edonismo costituisce bensì uno spunto di ,ogni forma di umanesimo, ma, non lo sostiene nè lo esaurisce. La libertà della quale il Burzio ci parla nel suo pro– gramma funge da postulatv del:a personalità, come in ogni razionalismo etico,. anche se la posizione del Burzio è irra– ziona:istica. Ma un tale concetto della persona rimane vuoto, senza un contenuto specifico, se se ne toglie que!lo cu!turale del_demiurgo. Nella concezione del Burzio l'irraziona:ismo di Bergson ha sostituito rtl razionalismo kantiano, senza peraltro mutarne di molto l'imposizione. I concetti di coerenza, di organicità e di originalità della persona va:gono per Bergson come valevano per Kant e per Fichte, o addirittura per Socrate: ma per nessuno di costoro çostituivano un fine in se stessi, come invece lo cgstituis,cono per il demiurgo. Del quale perciò è caratteristico nvn :'ideale autopedagogico delt!.n persona, comune a tanti roman– tici precedenti, ma proprio la gratuità, la sufficienza, il vuoto del:a persona. Che ciò costituisca una vigorosa denuncia della crisi che agita lo spirito cvntemporaneo, non si discute: si dubita che possa fornirne una soluziòne. In compagnia di certi eretici, anche noi crediamo che l'unico modo di sanare una ma!attia morale non sia que:Io di combatterla, ma di accettarla, trasformandola in salute. Certi aspetti di crisi vanno assunti essi stessi come rimedio. Ta!une forme denunciate di decadenza .si guariscono so!o col farsi risolutamente decadenti. E' la coscienza viziosa che crea il vizio; perciò al:'irrequietudine della personalità mo– derna nessun'altra so:uz.ione ~he l'irrequietudine stessa. Ma que::o che mancava ne:la dottrina del Demiurgo era proprio il sistema della personalità sufficiente. Donde il continuo ricorrere a paragoni e a simboli (Leonardo, Goethe, ecc). e quella generale tinta di edonismo che oggi disturba più che mai, e che probabilmente oltrepassava le intenzioni del:'au• tore. Terminati di leggere certi capitoli sul demiurgo, non si poteva evitare il ricordo de:1' « attività •, dell' « energia», della « diversità, signora del mondo », di dannunziana memoria. Questo vital!ismo eclettico ed edonistico vorrebbe sostitiure

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