Lo Stato Moderno - anno III - n.17 - 5 settembre 1946

396 L O S T A T O -M O D E.R N O MA Z Z I.NI , OGGI Sono passati quasi trent'anni da quando Benedetto Croce, nella prefazione alla terza edizione di Materialismo storico ed ecanomia marxista, giudicava il Marx « per mo:ti aspetti assai più moderno del Mazzini». Si era nel 1917; non ancora era conclusa la. prima guerra mondial,e; non ancora vi era stata l'esperienza del fascismo e del nazismo, della seconda guerrn, e -dell'emergere <la questa di un mondo d!iviso in due campi ~!ili, senza una fede comune, senza un principio willicat.ore. on so re, già allora, quel giudizio potesse ritenersi fondato; certo mi !Pare ohe oggi debba essere rovesciato. • Il socialismo - e per socialismo io intendo ,iJ socialismo marxista - è stato indubbiamente 11più grande movimento politico e sociale -dell'epoca contemporo.nea, un movimento che ha saputo convogliare la pressione istlintiva rn larghi strati popolari in un'azione organizmta, sindacale e poli– tica, conquistando agli operoi e ai contadini condizioni ,più umane di vita, un nuovo senso di dignità, un iniz,io di edu– cazione po)itica e d'ammissione, almeno formale, all'esercizio dei Joro diritti di cittadini. N socialismo ha quindi agito come una grande forza propulsiva, non soJo sul piano economico, ma anche -sul piano morale, come morale era in forrdb l'im– pulso <lei ,suoi fondatori e lo ,stesso, pur rincor\Jessato, pro– .supposto della dottrina (ofr. Croce, ·op. cit., pag. 19-20). Senonchè quello stesso realismo che jJ Croce ammirava nel pensiero e nell'azione politica del Marx; quella ostenta– zione di indifferenza o addirittura quella irriSione ali valori spiritual:f (libertà, morale, rreligione); quell'aver posto dinanzi all'associazione degli uomini del lavoro un obbiettivo di conquista materiale, quale sòltanto ,poteva essere ·accessibile a masse politicamente impreparate (cioè l'obbiettivo di acce– lefare·un moto, già ru per sè fatale, della storia verso il rove– ·sciament:o della società capitalisl!ica, verso « l'espropriazione degli espropriat;o'ri »); quell'aver concepito tutta fa ,stoliia e tutta la )POiiticacome lotta di cliassi economiche, dnfondendo ·cpsì ali' associazione' dei proletari contro la borghesia domi- ' 'llatrioe uno spirito aganàstico che alle assocdazionì mazziniane necessamiamente man{:ava; tutto questo, se -spiega il 511ocesso, rapido e grandioso, del socialismo, ne segna anche de inevi– tabili debolezze· Trrascinati su} terreno rpolitico dalla forza delle circo– .-;tam:e e senza una ,preparazione spir.ituale adegua1Ja, per– corsi non di rado da una « forte co~ente di relativ.ismo mo• r11le » (Croce, lo.e. cit.), d movimenti socialisti si rivdarono spesso impari di fronte al problema della -difesa della demo– crazia e, oggi, al ,problema -della pace. Accenno solamente, poichè ·si tratta di fatti ben noti: la Seconda Internazqonale crollava nel 1914; in Italia il ,partito socialista non sentì a tempo 1a necessità di assumere· unà poS'iZiionedi piena re.spon- 1 sabilità per 4a di.fesa -della .demooi:a:zia; il grande partito social-democratico tedesco cadde quasi senza combattere di -front'e ~hl,'hitlerismo; Ja Terza Intémazionale divenne ben presto 6t!J,ument:o•della,politica di uno Stato contro gli Stati; ii comunismo russo, artefice <li una grande ii<ivoluzione, è sfociato nella -dittatura e nell'imperialismo; 'Ì partiti socialisti, in questo nostro osouro· dopoguerra, cercano un ubi consistam, un equilibrio !impossibile fra '1a fedeltà ai canoni marxisti e il bisogno sempre più. prepotente di un più largo respiro umano; gli stessi J.aboristi britannici, pure assai meno legati all'imposta7Jiooe marxista che non i socialisti del continente, non hanno neppure ~aputo ntroW1re fa l,irghezza di orizzonti, gli accenti di calda umanità del dèmocratioo e ire]igioso·pre- si<len te Roosevelt. • -lnuttile aggiungere ohe quella larghezza di ispirazione umana, quella religiosa devozione a un pr,ihcipio spirituale, non si potrebbe neppur ritrovare nei grdppi e ~artiti. con– trapposti al socialismo: non certamente nei partiti cosiddett!i J.iberah, anch'essi derivati da una origdnaria ispirazione ma– terialistica e in .realtà sempre più legati ad interressi di mera conservazione oconomico-sociale; ma neppure, oserei dire, nei partiti cattolici, nei quali l'affermazione del primato dello spirito è troppo legata a un dogmatismo e a ,una d:iscipl:ina chiesastica e troppo spesso contrastata, nei suoi sviluppi pra– tici, da interne rnsistenze conservatrici. Intanto, più assai che quando Mazzini smiveva, 'il mondo giace « privo di qualsiasi Jede comune, privo di ogni con– cetto di un fine comune capace di unire le nazioni e di as– segnare a ciascuna 'il suo compito speciale da adempiere per il bene di tutte, privo di qualsiasi unità di 1 legge o di qualsiasi regola per dirigere la <Sua vita morale, ,politica ed econo– mica ... » (ediz. naz., vol. CVII, intro<luz. p. XXVIII sg.). In questa carenza di un principio universale; in questa crisi morale che da ogni parte si ril!eva (basti aooennarn alla Crisi della civiltà dello Huizinga), il mondo si div.ide rpaura5amente in blocchi contrapposti e 'rivali, le conquiste del,Jiatecn~ca di– ventano strumenti di morte, l'economia stessa è paralri:tzata. Ed occo la perenne vitailità, l'attualità di MazZi:ini:la dialet– tica delle ,forze materiali, 1b pseu<lo-realisrno negatore dello spirito ci hanno portato al marrasma, a due guerre mondiali nel corso di una generazione e all'incubo sovrastante di una terza guerra; soltanto riaffermando il primàto dellb spirito, il primato della legge morale, il primato dell'umanità sui particolarrismi egoistici, la civiltà può essere preservata, questa nostra dviltà che non si confonde con la perrezione della tec– nica, ma vive nell'intimo delle coscienze, questa nostra civiltà che è gentilezza d'animo, senso del limite, ,rispetto della legge, in una parola humanitas E Mazzini è àppunto, e soprat– tuttx>, il profeta-di questa verità. E~i dep!orava ugualmente l'individualismo iibellistico e il socialismo marxistico (non aveva ancora vedµto infu– riare il nazionalismo apertamente immoralistico e l'imperia– lismo senza limiti): il primo per cui ogni uomo « ,prese cura dei propri diritti e del miglioramento -della propria condizrone senza cercare di provvedere aWaltrui; e, quando i propri di– ritti si trovarono in urto con quelli degli altri, fu guerra; guerra non di sang-ue, ma d'oro e di insidie: guenra meno virue dell'altra, ma ugualmente rovinosa, nella quale gli uomini si educarono all'egoismo e all'avidità dei beni mate– riali esclusivamente »; il secondo, « sviato dagli appetiti ma– terialistici, nei quali ,j capi delle scuole socialistiche rimpic– ciolirono un problema sostanzialmente ·morale» (La réforme ìntellectuèlle et morale di Ernesto Renan, ediz·., naz. vol. VII~, pag. 250). E poco dopo, si scagliava contro la ~adice de~ermini– stica di entrambe quelle dottrine, rivendicando. la creatività dellb sp.inito contro una ,posizione meramente contemplativa, per cui tutto,,ciò che è ha la sua ragion d'essere: « La tiran– nide· ha purtroppo sovente la sua ragion d'essere- nella ooi:– ruzione d'un popolo, ~ell'egoismo degH iilteréssi sottentrato all'adozione del Dovere, neije adulremoni profuse al poténte da letterati codardi o da materialisti ohe accarezzano per accattar godimenti; ma i pochi giusti harmo èleqjto d'alrimen– tarre la fiamma della virtù, di suscitare la iresistenza, d'usar penna e spada conl!ro la tirannide e contro il tiranno ... ,Noi sia.mo quaggiù per trasformaLe, non per contemplare il crea:to per ·fondar sulla terra: quanìo ,più possiamo, 'I.IJlaimmagine del Tegno di Dio, 1110n per ammirarne G contrasti... Il mon<lo .,,,

RkJQdWJsaXNoZXIy