Lo Stato Moderno - anno III - n.15 - 5 agosto 1946

.tbbonomento per un onno L. "8 soc. An. Ruuo EdltOTe - Mllono Vl4 Merovlgll N. 7 - Telef. IJ.1171 conto corN?nte po1tale N. 3/30f/JI Esce il 5 e il 20 di ogni mese LO STATO MODER ORJTJCA POL1Tl(!A EOONOMIOA E SOCIALE Anno III • N. 15 5 AGOSTO 1946 Una copia L. 20 SOMMARIO ARTURO BARONE: Dire la verità ANTONIO BASSO: I problemi del Medio Oriente . MARIO BONESCHI: Il problema amministra• tivo italiano UMBERTO CAMPAGNOLO: Rivoluzione /e• deralista . • VITTOR: Sul referendum costituzionale . GIORGIO DIENA: L'opposizione democrati– ca (II • fine) . pag. 337 » 339 » 34.1 » 34,3 » 34,5 » 34.6 NINO PITTALUGA: Accordi commerciali e riconversione economica . L. L.: Problemi migratori . AMBROGIO GADOLA: La rivoluzione dei tecnici LETTERE AL DIRETTORE: Un'ombra che non è tornata (Silvio Poz. zani) . RASSEGNA DELLA STAMPA ITALIANA.. RASSEGNA DELLA STAMPA ESTERA NOTE QUINDICINALI . pag. 349 » 350 » 351 » 353 » 355 :t 357 » 359 DI.RE LA VERIT A' Col voto di fiducia al Governo dell'Assemblea Co– stituente del 25 luglio scorso si è chiuso il processo di assestamento politico imposto dai risultati della grande giornata del 2 giugno: la proclamazione dei risultati del « referendum » aveva segnato la fine del– la crisi istituzionale, formalmente apertasi con la legge del 25 giugno 1944 che istituiva la luogotenenza e sanciva l'impegno, del Luogotenente e del Governo, di convocare un'Assemblea Costituente dopo la libe-– razione del territorio nazionale, ma che in realtà risa– liva per lo meno all'8 settembre 1943; la prima con– vocazione dell'Assemblea Costituente aveva a sua volta segnato la fine della più che ventennale vacanza delle liberè istituzioni parlamentari in Italia; final– mente, il voto di fiducia della Costituente ha dato con votazione schiacciante (338 voti favorevoli contro 53 contrari .e 7- astenuti) il crisma della legittimità a1 primo governo della nuova Repubblica Italiana. Si potrebbe quindi pensare con un certo ottimismo c~e, finita la guerra e chiusosi il periodo luogotenen– ziale durante i quali tutto era ancora malcerto ed oscuro - persino la stessa convocazione della Co– stituente -, il paese si avvii ormai sicuramente ad uno sta~ile sistema di democrazia parlameqtare nel segno d1 quella repubblica che era stata l'aspirazione ap~a~sionata di molti fra gli uomini più rappresen– ta~1v1del nostro Risorgimento. Eppure non è cosi; chi anche per poco presti l'orecchio alla voce popo– lare, identificando tale voce non con questo o quel partito o giornale od uomo politico, ma col signor Tizio, casuale compagno· di treno, o col signor Sem– pronio, incontrato fortuitamente in un ristoratore economico, dovrà invece ammettere che l'enorme maggioranza dei nostri concittadini è ben lungi dal . giudicare con fiducia la nostra attuale situazi!(ne, ed è invece portata assai facilmente a dubitare della democrazia, mettendo in rilievo errori e difetti del Parlamento e del Governo e ponendo in forse, talora, anche la stabilità della stessa forma repubblicana. Sarebbe ingenuo credere che si tratti solo del 45,8 per cento di elettori monarchici che godono delle dif– ficoltà del sistema a loro inviso; ma sarebbe soprat– tutto pericoloso ritenere che si tratti solo di persone interessate in qualche modo a gettare il discredito sulle istituzioni democratiche per affrettare il ritorno di un profittevole « ancien régiroe ». Certo, nell'op– posizione militano - e ormai spesso apertamente in prima fila - uomini che dal crescere del malcontento si ripromettono di poter tentarè di riporre in discus– sione la forma istituzionale o le istituzioni democra– tiche e magari l'una e le altre, ma dietrò di loro si affollano gli infiniti uomini qualunque d'Italia, che solo in piccola parte hanno votato per il partito di tal nome e che sono in tutti i partiti, anche in quelli più lontani, secondo la topografia di Montecitorio, dal partito del signor Giannini. Questa situazione - si dirà - è da un lato il na– turale frutto di una secolare diseducazione politica

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