Lo Stato Moderno - anno III - n.14 - 20 luglio 1946

LO STATO MODERNO 315 JNSEGNAMEN1-lDI UNA CONFERENZA Due sono gli insegnamenti essenziali che noi possiamo trarre dalla terza sessione del Consiglio dei Quattro, svo!tasi a Parigi dal 15 giugno al 13 lug:io: l'uno è la inconciliabilità che permane, ne!le attuali circostanze, della po:itica, o meg:io de!Je politiche, inglese ed ,americana con quella sovietica; l'altro quello che, nooostante tutte le carte atlantiche e g:i statuti delle Nazioni Unite, i compilatori <lei trattati di pace troppe volte non riescono a mperare la grettezza dei nazio– nalismi tradizionali per e~evarsi ,a una visione superiore dei rapporti politici tra le Nazioni. Vediamo il primo punto. La posizione de:l'U.R.S.S. 1946 nei confronti delle due Potenze anglosassoni non differisce mo!to, benchè qui si sia all'indomani di una guerra com– battuta in comune, da quella della Germania 1939 ver~ lnghi:tena e Francia. Il giuoco si è spostato sul piano mon– dia:e, la posta è assai più importante oggi che allora, ma la situazione - è irruti:e nasconderselo - è abbastanza si– mile. Come la Germania era al centro geografico dell'Eu– ropa, in condizione di portare con eguale rapidità i suoi attacchi in ogni direzione, l'U .R.S.S. è al centro geografico dell'emisfero settentrionale (Europa, Asia, America de: Nord). Le zone di frizione, quindi, con i due grandi dominatori deg:i oceani, e le conseguenti possibilità di conflitto sono disseminate in tutto l'emisfero. E i confi:itti non si compon– gono mai, perchè manca ~•unica vera composizione possibi'.e, che non può essere se non di carattere generale e che do– vrebbe stabilizzare in una sola volta l'insieme dei rapporti (non definire tutte le. questioni particolari, ma questo ver– rebbe di conseguenza); onde si trascinano di conferenza in conferenza, a vo:te francamente riconoscendosi il « niente di fatto », a volte addivenendosi a compromessi che palese– mente non chiudono il problema, spesso ritornandosi, per una questione di procedura o di interpretazione, su pro– blemi che si erano creduti, o lasciati crede.re , risolti. Cosi, per un anno, si è trascinata la questione del trata tato di pace con l'Italia, e, accanto ad essa, queHa delle altre paci; e, poichè ad uri certo momento bisognava pur abbozzare un qualche schema di trattato non potendosi pro– lungare a:l'infinito µno stato di guerra che aveva perduto ogni senso già da q6asi tre anni, ma solo per questo, la· Conferenza di Parigi ha preso deMe decisioni. E' stata dap– prima - per non parlare degli argomenti di secondaria im– portanza - la decisione ·(20 giugno) di ritirare le. truppe sovietiche dalla Bulgaria e quelle ang.o-americane dall'Italia entro tre mesi da:fa firma del trattato; poi (24 giugno) il rigetto delle rivendicazioni austriache sulla Pusteria, con– fermandosi solo la posibilità di rettifiche di minor conto alla frontiera 'itroo-austriaca del 1919; poi l'attribuzione delle isole italiane· dei'l'Egeo a:Ja Grecia con l'obbligo di smi-lita– riz2;arle, e l'accoglimento di tutte le richieste francesi di cessioni terrJtoriali al confine alpino, con una clausola - di vlrlore comunque assai dubbio - che garantisce all'Italia lo sfruttamento di un!! parte dell'energia elettrica prodotta dalle centrali esistenti nelle :oone cedute (27 giugno); l'at– tribuzione di tutto i1 territorio giuliano ad est della ~inea francese (lin1la Wolfrom) al:a Jugosl~ e_l'erezione di Trie– ste e di una zona che va da Duino a Cittanova d'Istria in un « Territorio libero di Trieste » sotto la tute'la: del Con– siglio di Sicurezza dell'O.N.U., restando all'Italia solo Tar– visio, Gorizia e Monfalcone (3 luglio); la rinuncia dell'Italia a tutte le colonie africane prefasèiste, che resteranno affi– date a11' amministrazione attuale lino alla decisione defini- tiva, da prendersi ·entro un anno, delle grandi Potenze, o, in difetto, dell'Assemblea generale deJe Nazioni Unite: de– cisione che potrà comportare l'indipendenza, l'incorporazione in Srati o territori vicini.01i,o l'assoggettamento alla tiutela di una o di tutte Je Nazioni Unite, ivi compresa l'Itaìia (3 lu– g:io); il pagamento da .parte deN'Italia all'U.R.S.S. di ripa– razioni per un valore di 100 milioni di dollari, comprendenti impianti di industrie be:liche, proprietà italiane ne]'U.R.S.S. e nei Paesi da essa oocupati, le navi Saturnia e Vul"aznia, e, per la differenza, merci di produzione corrente (4 luglio);"la convocazione per tl 29 de:ia Conferenza dei Ventuno, con esC:usione dagli invitanti della Cina - che pure la Dichia– raizone di Potsqam aveva inc!uso tra i membri del Con– siglio dei Minist,ri degli Esteri - e con 1a raccomandazione alla Conferenza stessa di adottare un determinato regola– mento che fra l'altro prescrive la maggioranza di due terzi per le de!iberazioni (4-9 ~uglio). Tutto deciso, dunque, per ciò che concerne l'Italia e Ja procedura de'll'imminente Conferenza della Pace da parte dei « Quattro »: e tuttavia - noi diciamo - questa Conferen– za, al pari dei precedenti incontri dei' tre o dei quattro grandi, ha dimostrato l'impossibilità loro, rebus sic stantibus, di in– tendersi, la .man~za di una base comune. Perchè di tutte le decisioni prese, ben ,poche, come l'attribuzione alla Grecia de!hleisole dell'Egeo (non ci 'si potrà certo accusare di na– tzionalismol) rappresentano la so:uzione più :logica del ri– spettivo problema; le altre, o sotto colore di decidere rin– viano in realtà la questione (com'è appunto il caso delle co– lonie, per cui tuttavia noi dovremmo sottoscrivere una cam– biale in bianco), o mostrano lo sforzo non già di trovare la <Sd:uzionemigliore nell'interesse della giustizia e di una reale pacificazione, ma di trovare un compromesso purchessia, pur di concludere ameno su un_ punto, d· turare una falla dell'ìmmenso ·pericolante transatlantiOQ deYa politica mon– diale dei grandi vincitod: ad onta di tutti i principi (ma è chiaro oon non ci sono principi comtmi: la Dichiarazione di Washington che incorpora la Carta Atlantica e que:la di San Francisco che fonda l'O.N.U. portano la firma anche de:l'U.R.S.S., ma sono essenzialmente di marca anglosas– sone), ~d onta del buon senso, in contrasto con le stesse decisioni adott;ite in precedenw. Tipico il caso della Venezia Giulia. Il 19 settembre 1945 la prima sessione - londinese - de: Consig;io dei Ministri degli Esteri aveva deciso ali'unanimità che i sostituti stu– diassero la soliizione del problema sulla base di una linea , etnica, ohe lasciasse il minimo delle due nazionalità sotto dominazione straniera. All'uopo nei primi mesi di quest'anno una Commissione si recò in looo e riscontrò - anche Se' il delegato sovietico concluse col proporre una linea che asse– gnava alla Jugoslavia persino una porzione di tenitorio ita– liano di ante 1914 - che una frontiera basata su criteri .etnici avrebbe dovuto andare pa'Cecchio al di là dell'attuale linea, puramente mi:itare, di demarcazione. Conclusioné: -del1etre proposte, informate essemiaimente a criteri etnici, (quella sovietica rispondeva a criteri meramente politici) si ,adotta quella -più sfavorevole .a,ll"Italia, ma non come con– fine fra l'Jtalia e la Jugoslavia, bensì tra la Jugoslavia .e uno « Stato libero di Trieste"• col risultato che dei territorio et– <nicamente italiano una parte (Istria occidentale) viene la– sciata a Tito, una parte (Trieste, Capodistria, Pirano) costi– tuita in Stato indipendente, e solo una esile striscia, da Go– rizia a Monfalcone, fasciata all'Italia. Senza contare che la

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