Lo Stato Moderno - anno III - n.14 - 20 luglio 1946

LO STATO MODERNO 331 RASSEGNA DELLA STAMPA ITALIANA Commento intorno alla pace ... J.n questi gliomi dr.!mmatici, nei quali si è steso a Pairi,gi ,un progetto di pace che non osiamo sperare sootanzialmen– te modificabile a.11'.Assemblea dei Ven– tuno, sono oorsi nella stampa ~taliana i più disparati commenti, e untoroo alla mala:f.ede -dei vi.ncitori, risoluti a con– sideraa-e ,lettera morta lo spirito delle dichiara:z:roni atlantiche e Je verbose promesse della propaganda di guerra, e <intorno aIJa pretesa dncapacità diplo– matica di noi vmti, già trapelata, se– condo i più severi ceooori di De Gaspe– ri, dalla asceticamente J.eale dichiarazio– ne del Ministro degl.i Esteri alla Con– sulta, di dover egli partecipare al g,iuo– co delle trattative internazionali senza nessuna carta i.n ma.no . Ora vengono fuori i cri tioi di destra e di sinistra, a prodigare COll&g!i che meglilO avrebbero doV1Utoessere prodiigati alla eonsu;ta, quando era tempo uthle di .farlo: ma allora, come si ricorda, i c.onsu:tori pre– ferirono in generale associarsi senti– mentalmente alle speranze, che il Go– venio esprimeva, intorno a.l conto che gli alleati avrebbero certamente tenuto della cobelligeranza itaJi.ana. Cosi, a destra, si parla <in termini di patetico naZU)Oalismo del nostro « Diritto al do– lore» (Il Tempo, 3 ,luglio), e si maledico– no, in termini che sembrano l['iecheggia– re le a<:erbe reori.minaziJOni di un quar– to di secolo fa, gli Srorza e i Salvemi– ru (« quegli uomini della irinunzia, che determinarono im il lfasoismo, di cui furono qu;isi i cattivi geni~ tutori •); o si ricorda a De Gasperl il torto di non essersi servito di un'abile. dip!omatia di carriera (-attaoco oosi sincerami:lnte disinteressato e diretto, oom,e osservò giustamente H Borsa - « A proposito di carte•, nel Corriere d.eUa Sera del 4 luglio - da monarchiol specifici al non monarchico Carandlni); o gli si 1a colpa di non essere se non il povero De Ga– speri e 111on Cavour e non, 'l'alleyrand. A sinistra si sono levati quasi analoghe critiche, chiaramente espiresse da Longo e Togliatti: che non abbiamo saputo condur,re una "politica realistica; che ci siamo fidati delle buone paroile e non abbiamo saputo .tal"le ,tradurre in pre– cisi impegni scr.f.tti; che abbiamo oscil– lato tra un lamentoso mocallstico at– ~amento di eautontimorumeni e un va.ouo sperare di anime belle; che ora non resta se rum accettare la realtà co– m'è e procedere oltire, evitando per lo avvenire irischiooe «gaffes» 111ei riguardi della cara, candida protettrice Unione Sovietica; e via dicendo. Attraverso tutta questa stampa oggi severa, l'ar– ticolo più dialetticamente pensato, con una so~ezza che .-asenta e anzi rag- giunge nelle conclusioni uno spirito av– vocatesco, ma che pone infine in modo i,casticamente rilevato la questione di tutta la poLitica estera Ha.liana, ci viene da uno scrittore di Napoli, ohe firma con il pseudonimo di Erasmo un edi– toriale, « Non concedere niente», nel Giornale (Napoli, 30 i~ugno): « La posizione ,dei 'Te~abi!i della politca estero italiana ,potrebbe euere definita con Ila f<>'Mnula « difesa elasti– ca deUe ,nostre posizioni». Per dimo– Btratre la loro bu.ona voiontà di t,ratta– .-e, i :nostri inegoziatori hanno progres– sivamente acced.u.to a ,wna serie di con– cessioni che non hanno minimamente mutato il punto ,di rvista deL!e alt.re pwr– ti contrae>nti. La pr.ima .concessione al punto di ,vista conbra.rio è BW.ta •l'ac– cettazione del concetto di « colpevo– lezza» de'lll'Italia ,netto ooatenamenllo del conflitto. Gli ,storici e gl,i scrittori politici delle più ,diverse teinàenze (compreso 11 Marx) hanno illustrato da ,secoli ,la puerilità dell'assunto che fo– rigine deUe guer,,-e isi debba rrice'Tcare inel,l'azione di un • colpevole ». E' ve– ,rissimo che ,certi ,uomini ,possono avere sostenuto campagne belliciste in con– trasto con altre campagne (P(l,Cifiste,ma il a>revalere del belWci8:mo è appunto il frutto di 'llln ambiente ,storico ten– dente alla guerra. E di questa tenden– za ,sono evidentemente ,responsabili tut– ti oli agenti storici, non .solo alcuni. Oome ~ese vinto, e ,quindi 'fl()n invasa– to d,a,l desiderio dii trovare giustifica– zioni morali a quel fatto idi pwra for– za che è iuma vittoria imi !liba.re , l'Italia poteva fare quanto era in suo potere per ricondurre le prospettive del con– fl,itto sul piano storico, ma non lo ha iatto. Ancor più era possibile respin– gere da noi l'accusa di colpevolezza neLlo ,scatenamento dei con.tutto. La stessa ItaHa ufficiale del fascismo era riuscita a starsene fuori del conflitto nel settembre del 1939, mentre uno de– gli attuali tre « Grandi» condivideva con Hitler aggressioni e conquiste. Era ev.tdente, in queste condizioni. l'incon– sistenza del.I.a pretesa di voier portare suL piano morale un giudizio su azioni che contemporaneamente venivano -ac– cettate e sanzionate per altri. Era illo– gico battersi il petto e condannare sul punto morale la• cosiddetta pugnalata n.ella <SChie.na di Mussoliini ·a.Ua Fro.ncia, accollandosene l.a ,respon=bilità (quan– do è universalmente noto che il duce agi conbro il parere dei Buoi più diretti co/,laboratori, oJtre che ~ popoto ita– liano), quando contemporaneamente si accettava di co!laborore sul piano sto– rico e di giustificare la simile azione fatta dall'attuale governo russo, nel 19}9 alla Polonia. Giudicare le azioni alt-rui std piallo mora.Le e le proprie sul Piano ~torico 9è cosa che cap~ta, ,special– mente in materia di storia coloniale; ma giudioa,-e le aziOTIJialtmwi ~ piano storico ed appropr,iarsi della responsa– bilità di azioni consimili chiedendo che siano giudicate sul piano morale era cosa mai capitata sino ad oggi. Eppure anche questo è stato fatto ». E l'autore, che scriveva qualche giorno prrima del dettato di Parigi, esemplifica: « Una volta accettata la pericolosissima tesi della • responsabilità morale• dell'Ita– tia, ne è venuta di conseguenza la ne– cessità di far fronte a questa responsa– bilitd con un'adeguata sanzione. Era evidentemente assurdo proclamarsi T'e– sponsabili e pretendere di non pagare. Anche qui, poi, è venuto fuori il "Siste– ma 'della difes,a elas tioa. ossia delle suc– cessive concessioni per dimostrare, la « buona volontd » dell'Italia. E' acca– duto cosi che il Governo italiano, non richiestone da nessuno, dichiarasse di assumere come ba.se di trattative ,la li– nea Wilson per Ila. Venezia Giulia. Gli Slavi, che non sono affatto imbecilli, hanno accettato la mano tesa, e subito hanno 11ichiesto il braccio»; e consimili errori sono sta~ fatti con la Francia, per Ja questione tunisina e per le terre di caccia. E lo scnittore conclude con uno spirito di av.vocatesca destrezza di ingegno: « Di fronte al progrediiente sgretolarsi delle posizioni italiane e al– ta prospettiva di una pace rovinosa, prima ancora di rifugiarsi in gesti poco meno che inutili, bisogna rettifioo'Te i metodi usati fin qui con esito cosi ne– gativo. L'Italia non si trova in una trat– tiva amichevole, dov.e in manoan= d'ac– cordo ognuno ,r,imane ~e $1Le posizioni, ma è al cospetto di un tribunale che in– tende giudicarla. In -attesa di un simile giudizio non occorre l'acume di un Tal– leyrand, ma basta :i.a pratica di wn av– vocato di pretura per capire che ogni ammissione de[l'accusato gioca sempre e sol!lanto contro di lui. Perciò l'Italia non può seguire altra via che quella di chi afferma i suoi diritti avanti. a una corte, non importa se parziale o imparziale: difendere tutto e non con– cedere niente •. Questo discorso merita senza dubbio una a,ttenta considerazione. Difendere tutto: era senza dubbio cosa non faci– le, anch~ in stretta sede di abilità po– litica, senza rdschiare di dare alla corte l'impressione di voler avallare almeno parzialmente il fascismo. Ma certo il problema era qui: svolgere una politi– ca estera, come sostanzalmente pensa Erasmo, che non fosse nè fascista nè an– tifascista; realizzare in politica internl il più strenuo antifascismo, condursi in politica estera su un piano superiore a

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