Lo Stato Moderno - anno III - n.14 - 20 luglio 1946

322 LO STATO MODERNO Crisi governative e Nel gennaio scorso, l'improvviso ritiro del gen. De Gaulle consenllì ai socialisti di assumere in· Francia la piena responsabilità del governo con l'appoggio del M.R.P.: fino «llora l'eminente personalità del generale aveva precluso aìla 6inistra quel ruolo direttivo a cui essa poteva legittimamente aspirare per i larghi suffragi ottenuti nelle e:ezioni politiche dell' ottopre. Per giustificare il suo gesto, il generale aveva addotto a motivo il personale con\tincimento di avere onnai assolto il suo compito: in rea:tà, il contrasto tra De Gaulle ed i forti -partiti di sinistra aveva determinato uno stato di malessere che si era venuto inasprendo per la polemica sui bilanci militari. La politica' di De Gaulle prometteva larghe -soddisfazioni al risorgeòte spirito nazionalistico, talchè fa de-' Ìusione per il suo inopinato ritiro accentuava la responsabilità dei socia:comunfati, che avevano mostrato di volere condurre fa loro politica di governo su di un terreno assai più realistico. Nel prin;io abbozzo del nuovo programma di governo furono poste chiaramente in primo piano la situazione finan– ziaria e la politica economica. Nel:a dichiarazione ministeriale vennero preannunziati dei « provvedimenti virili » pet rime– diare alle gravi difficoltà finanziarie: compressione delle spese, non soltanto nei settori dell'amministrazione militare ma pure in que1li dell'amministrazione civile; aumento de'.le tariffe dei p_pbblici servizi; drastiche riduzioni del personale dipendente dalle pubbliche amministrazioni, con l'alleggerimento di tutti i servizi e 1'iduzione del limite di ·età; falcidia nei contributi statali; rigoroso blocco dei salari. Una vera e propria « politica della lesina » da fare invidia allo stesso CoPbino e che pure ottenne il pieno appoggio dei comunisti, decisi ad impedire l'inflazione ad ogni costo: « Il popolo - disse Duclos all'As– semblea Costituente - non si lascerà trasportare dalla rea– zione e dagli uomini dei trusts sui facili sentieri qella dema– gogia ed accetterà tutti i sacrifici che sono necessari perchè è in gioco lo stesso avvenire della democrazia». I socia:comunisti son rimasti al governo quattro mesi. La loro politica deflazionistica, malgrado non sia stata at– tuata con il rigore preannunziato, ha migliorato la situazione finanziaria ed ha favorito la ripresa economica. Mà si sta– vano raccogliendo i pTimi risultati di questa politica quando, il 5 maggio, il progetto per la nuova costituzione, fatto vo– tare dai socialcomunisti, veniva respinto dal referendum po– polare che rivelava un minaccioso spostamento delle masse · elettorali verso il centro e fors'anche verso la destra. Mancato poi l'accordo per un blocco <li sinistra nelle elezioni per •la nuova Costituente, il Partito comunista si trovò improvvisa– mente isolato per la violenta campagna promossa contro di esso dai radicali e dai popolari e fiancheggiata dag:i stessi socialisti. La frattura, che si era così aperta a sinistra doveva 1 inevitabilment{l favprire i partiti più moderati che ~otevano aver buon gioco con le stesse critiche che i socialisti move– vano contro i comunisti, avvantaggiandosi contro questi ed anche contro quelli con l'additare nei comunisti un partit.o antinazionale e nei socialisti i loro correi necessari. • • • ag1taz1on1 salariali raie rev1s1one dei salari (v. l'Humanité del 30 maggio 1946). Subito dopo la vittoria elettorale del M.R.P. che poteva porre la sua candidatura alla Presidenza del Consiglio, la C.G.T. , venne a precisare (5 giugno) la sua richiesta per un generale aumento dei salari e degli stipendi 11eta misura del 25% e dava subito inizio alle agitazioni operaie. Un grosso bastone · tra le ruote della diligenza governativa democristiana, prima ancora che essa avesse a mettersi in movimento. « Quali -5ono le vere intenzioni dei comunisti? - si chiedeva Le Monde (7 giugno) .-. Ohe sia loro intenzione servirsi di codeste ri– vendicazionj come una potente arma di opposizione e di agi– tazione?». Come tutti i dottrinari, i comunisti sono alquanto mo– notoni. In Italia, nel giugno dello scorso anno, mentre la crisj governativa si avviava al!a soluz_ione in seguito alla chiamata di Farri, proprio nella fase più delicata di quello che Silone chiamò il « mercato delle vacche », vaste agitazioni operaie furono promosse per sostenere de:le rivendicazioni salariali. Giunto ·in porto il governo Farri, distribuiti i porta– fogli ed· i sottosegretariati, cessarono le agitazioni e l'Unità (23 giugno), « facendo il bilancio di questi movimenti», si compiacque rilevare, come principale risultato, « la possi– bilità di valerci delle energi9 e della maturità popo:are per affrontare e risolvere i probfemi che sono oggi di fronte alla nazione». Durante la crisi governativa di novembre non fu neces– sario addurre pretesti salariali: la manovra dei liberali aveva offerto :;ufficianti motivi d'ordine politico per promuovere le solite agitazioni operaie nel momento più critico della crisi. Nel corso del recente rimpasto ministeriale, dopo le ele– zioni politiche, ,proprio nella fase più delicata. delle conver– sazioni tra i gruppi parlamentari, in vista della ripartizione d~lle responsabilità di governo, ecco la C.G.I.L. rinnovare le sue rivendicazioni salariaJ.i per promuovere le solite agitazioni operaie. Raggiunto poi un accordo di massima con la con– cessione del « premio della repubblica » e con la conserva– zione di certi importanti dicasteri, ogni agitazione è sospesa: gli stessi comunisti richiamano le masse operaie alla disciplina invitandole a considerare la serietà dell'ora e le minacce reazionarie che gravano suil capo della gracile repubblica. Non -sivuol qui giudicare l'opportunità del compromesso, di pretta marca d~"ll)eriana, che può offrire pretesto a nuove agitazioni di qui a due o tre mesi, quando i comunisti avran– no potuto megìio va!utare i vantaggi e gli svantaggi della loro collaborazione nella nuova compagine ministeriale (vedi l'articolo di Di Vittorio sull'Unità del 12 luglio); nè si vuole invitare i comunisti a considerare, quanto siano effimeri, i ri– sultati di quella loro politica che, a distanza, si è rivelata piul!tosto deficitaria; non .è però 'fuor d'i. luogo richiamare l'at– tenzione dei sindacalisti sinceri, che abbiano ancora una qual 0 che aµtorità in seno ai nostri organismi sindacali, -sul danno che a questi deriva dal sempre più manifesto asservimento alle esigenze politiche di un partito che è troppo forte per stare all'opposizione, ma non lo è ab astanza per guidare il : Fu proprio alla vigilia della nuova prova e!ettorale che la C.G.T. sollevò .il problema salaria!e invocando un largo, ma non ancora precisato, aumento generale delle retribuzioni. Di fronte alla improvvisa richiesta dei sindacati, mentre i so– cialisti restava!)o perplessi sospettando una manovra degli estremisti contro il successo del prestito americano appena concluso da Léon Blum, i comunisti prendevano subito par– tito a favore della C.G.T., facendo presente come da più di un anno essi cercassero d'intavolare trattative per un~ gene- ~ governo. · L'ambiziosa teoria del sindacalismo rivoluzionario è sca- • duta assai in basso, se oggi rivjve so!tanto nelle periodiche • agitazioni. salariali comandate per sostenere la posizione in seno al governo 1 di un partito che non è riuscito ad ottenere una sufficiente b se parlamentare. ERNESTO BASSANELLI

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