Lo Stato Moderno - anno III - n.12 - 20 giugno 1946

LO STATO MODERNO 277 RISANAMENTO DELL'INDUSTRIA E RICOSTRUZIONE EDILIZIA III - L'ASPETTO ECONOMICO E TECNICO DEL PROBLEMA - LA STASI DELLE INIZIATIVE La .situazione sembra paradossale: da un h1to una larga disponibilità di materiali, una notevole esuberanza di mano d'opera; dall'altro un acuto bisogno del prodotto, un'im– mensa richiesta poteniiale, una non indifferente quantità di capitali liquidi tenuti inattivi. Come mai non .si fa neppur quel poco che si potrebbe 1-'0imateriali che sono a disposizione? Il capitale che s'investe nella costruzione non può es– sere - chiedo scusa di enunciare una ovvia verità - che risparmio esuberante alla produzione, il quale con l'inve• stimento rinuncia a rientrare nel ciclo produttivo. La casa è, economicamente, un bene di consumo. L'investimento edilizio vuole vedere, davanti a sè, « lon– b'Um aevi spatium ». Gli occorre quindi la certezza di un ,egime giuridico stabile. Cru pensa a un investimento im– mobiliare ha bisogno di .sapere, più di ogni altro, come sarà valutato nel futuro quello che fa; come lo sarà dalla col– lettività, come lo -sarà ,dal fisco; e, come ogni altro, ha bi– sogno c:l!i una ,·era libertà economica, di un assetto pofitico e finanziario che dia le garanzie di un minimo di stabilità. Alla mancanza di queste premesse fondamentali si ag– giunge la presenza di tutto un complesso di fatti che sem– brano veramente significare un dispregio al diritto di pro– prietà. soprattutto immobiliare. Così il capitJale dvsponibille, che ancora si rintana in svariati nascondigli, sterili per la collettività, rifugge dal– !'impiego immobiliare. E i pilastri dei fabbricati colpiti, già erosi .dalle intemperie, sembrano moncherini levati al cielo in un ormai sconfortato gesto di preghiera. Due ,sono i provvedimenti che più hanno spaventato la iniziativa individuale: il blocco degli affitti e la mancanza di risardmento dei danni ili guerra. Ho sentito dire, abbastanza argutamente, che oggi cir– colano <in Italia almeno tre monete di diverso valore: l'una, quella di cui ,si ,serve il mercato libero, alla quale si attri– buisw un valore di cirea un ventesimo dell'anteguerra; l'altra, con la .quale si acquis!ano i generi tesserati, che ha un valore variabile da 1/5 a 1/10; fa terza, a cui si dà un valore da un mezzo ai tre quarti del 1935. E questa moneta serve 50Jtanto per pagare gli affitti. Certo il problema non è da guardare -solo da questo angolo visuale, che può essere quello dei proprietari di casa 'colpiti nei .Joro redditi; qui ,si afferma sdlo che quel « bloc– co » così fatto fu ed è uno dei fattori più contrari alla ripresa. Quanto al risarcimento, non si può negare - se la proprietà privata è mantenuta, se la giustizia deve essere il principio regolatore della vita sociale - l'equità del cri– terio che è obbligo della collettività di indennizzare i danni bellici. Essa deve ripartire in modo equo Ira i suoi membri tutti i danni: che i più abbienti debbano pagare di più i: evidente; ed è evidente che la proprietà edilizia, la quale ha conservato, almeno potenzialmente, il suo valore capi– tale, evitando gli effetti dell'inflazione, debba pagare in maggior misura dì ogni altra. Ma che -si debba rure che la guerra è una catastrofe alle cui ingiustizie è impossibile riparare, o in altre parole che chi ha avuto <lei danni se li tenga; che jJ fortunato sig. Caio <lebba conservare integre le sue cinque o ·dieci case, e il rusgraziato signor Tizio (che può essere un pic– co1o risparmiatore, una vedova, degli orfani minorenni), debba restare a piangere sulle rovine dell'unico stabile che posse– deva, tutto ciò è assurdamente ingiusto. Il risarcimento, promesso dalla legge 26 ottobre 1940, limitatamente ai valori venali del giugno 1940 (che sono, ricotdiamolo, 1/20 degli attuali) non fu ancora dato a ne,s– suno, neppure per quella irrisoria frazione. La legge 9 giugno 1945, che prevede un concorso a fondo perduto <li L. 150 mila per immobile, o un contributo di un terzo a carico '<iello Stato per il finanziamento totale occorrente, lasciando gli altri due terzi a carico del proprie– rario, senza dargli la ~curezza di un aumento di reddito che basti almeno al servizio degli interessi di questa quota, non ha dato alcun incitamento alle ricostruzioni nè alle riparazioni. Ai redditi nulli o negativi (in causa del blocco degli affitti e deMe spese venti volte aumentate, oggi forse tutti gli immobili sono largamente passivi) e ai mancati risarci– menti, si aggiungono altri fatti che, se pure hanno le loro specifiche giustificazioni, spaventano il capitalista e lo al– lontanano dall'investimento immobiliare: requisizioni, coa– bitazioni forzate, e il timore generico che, nei futuri prov– vedimenti tributari, delle varie forme di ricchezza (beni immobili, beni mobili, merci, oro, ecc., e titoli di credito) solo una, la prima, sarà veramente colpita <la! necessario assalto del fisco. Certo la politica economica dell'Italia liberata, o me– glio - per essere espliciti - l'inesistenza di una poilitica economica, non ha giovato a dissipare questi timori. Gli errori sono stati molti. Il contrasto tra le due tendenze, che, dentro e fuori dei partiti, -si dividono il mondo, si delinea qui più minac– cioso che altrove; il contrasto cioè tra chi vuol lasciare 1ibero • campo alle iniziative individuali e chi vuol far preordinare dal potere emanante dalla collettività un piano e imporne l'esecuzione dall'alto. Tale contrasto -si riflette in tutti e due gli aspetti del– !' esecuzione concreta dell'opera·, ossia tanto nell'aspetto pro– priamente tecnico, quanto in quello econofroco e finanziario. Sembra evidente che, nel campo tecnico, almeno i più generali criteri informatori· debbano rispecchiare le aspira– zioni del cittadino, come membro di una società politica. E' una inveccruata idea del secolo dell'illuminismo quella che spetti ai tecnici, agli specialisti, di governare il mondo. Non è vero - questa è una dicruarazione di modestia di. noi tecnici - spetta ai politici. Compito del tecnico e .dell'economista sarà di· giudi– care della possibilità di attuazione delle tendenze che la collettività mostrasse di preferire, e di indicare i mezzi più idonei aU'esecuzione. Il piano della ricostruzion·e edilizia non può essere con– cepito isolatamente dagli altri, ma· deve essere inserito ar– monicamente nel piano complessivo della ricostruzione na– zionale.

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