Lo Stato Moderno - anno III - n.11 - 5 giugno 1946

246 LO STATU MODERNO IL GIUOCO È AI TRE GRANDI Ai tre grandi partiti di massa, dico. (Chè, quanto ai Big Three c!assici, siamo ormai avvezzi al loro intricatis– simo ed estenuante poker, fatto più cli sospetti che di bluff, di attese che di rilanci, ed ancor lontano comunque dal vedere la fine). Con un poderoso distacco di suffragi dalle altre for– mazioni politiche, vecchie e nuove, sarà ai tre partiti di massa che la volontà degli ita:iani affiderà la responsabilità dell'avvenire. Noi siamo troppo picoo:i per condividere que– sta responsabilità e per entrare nel loro decisivo giuoco. Ma proprio questo ci consente il privi:egio di una più libera e spassionata critica, e forse una visuale più sgombra da preoccupazioni politiche ed elettoralistiche. Non solo: ma proprio questo ci permette cli rivolgere ad essi un serio e non interessato ammonimento. Essi hanno ne'.le loro mani non tanto e non so!tanto il loro proprio destino, ma la sorte della democrazia italiana e della repubblica itaiiana, se re– pubblica sarà. eppure per un istante devono scordarsene, a pena della catastrofe e per sè e per il paese. Una situazione elettorale fata:e e non rovesciabile, quale so!o la faticosa esperienza deJ.:'intera Costituente potrà mo– dificare per nuove consu:tazioni, ha riprodotto, anche se con un faci:mente profetizzabile cospicuo vantaggio per i demo– cristiani, quel predominio schiacciante e pressocchè esclusi~ vistico dei tre partiti di massa che ha contrassegnato le e!e– zioni per la prima Costituente francese. Ma da:l'indurre che questa mo'.to approssimativa analogia cli risu:tato elettorale conduca ad anO:oghi conflitti e ad analogo disastro finale, ci corre. Anzi, proprio per quesro, si'avrà un diverso corso di cose e un diverso risU:tato. Se c'è una cosa della quale si può star certi si è che la fallita Costituente francese opererà su.J:aCostituente italiana come una specie di ombra di Banco, sin troppo gravida di ammonimenti e di paw-e, giacchè il fatto che per noi sia previsto il rendiconto finO:e di un refe– rendum non significa nulla. Lungi dall'inasprirsi in conflitti o dallo sboccare in rotture, o, ancor più, dal!'effettuare qual– che cosa che meriti il nome di rivoluzione, proprio da quel– l'esempio la Costituente italiana trarrà incentivo per evitare strappi, urti e contrasti e per cercare a tutti i costi la via de:l'accordo. Di un accordo che accontenti un po' tutti, e che anche un po' tutti deluda - e forse non solo quanti aspettano la Costituente come un toccasana o addirittura com" una palingenesi. Sarà probabilmente una Costituente mansueta: il che non è poi un giudizio pessimistico, se i costituenti sapranno concretare una Costituzione vitale, effi– ciente e capaoe di dar adito alle conquiste democratiche del domani. Una Costituente più propen98 alle formule conci– liative che alle grandi battaglie politiche, che molti sogna– vano o si aspettavano. A meno che... Già: poichè le ipotesi, constatiamolo, sono due. La prima ipotesi, quella che sembrava e tuttora sembra la più probabile, quella che ha improntato la campagna elet– torale, quella che specie per i partiti cli sinistra ha costituito una certezza, è l'ipotesi di una collaborazione dei tre grandi partiti. A loro tre, sia pure in proporzione al foro peso, re– sterebbe affidato il compito di elaborare la Costituzione. e quello di reggere nel frattempo l'Italia. Diciamolo subito e senz'ambagi, con buona pace di tutti gli illusi e di tutti i moralisti: una simile collaborazione non si istituisce che per via di compromessi. Senza preventivi ac– cordi tra i tre partiti, senza reciproche rinunce e transa– zioni, senza intese circa i limiti e le mete da raggiungere, , senza consenso reciproco su di una linea comune, è vano sperare cli istaurarla. Nè tanto meno lo si fa senza un mi– nimum di fiducia reciproca e senza la subordinazione ad un comune fair play. Questa co!laborazione tra i tre grandi partiti si sdoppia. C'è la Costituente; e c'è il governo. Quanto alla Costituente, se essa sarà veramente domi– nata, come dovrebbe esserlo, da volontà di realizzazione, non mi sembra che con l'orientamento programmatico assunto dai tre partiti nei rispettivi congressi, un'intesa sia troppo ardua. Anzitutto gli stessi partiti di sinistra hanno non so'.o capito ma affermato che la Costituente deve mirare a darci uno Stato democratico, sia pure aperto a quelle conquiste sociali che della democrazia sono presupposto, e non uno Stato so– cialista. In secondo luogo la maggior parte delle so:uzioni che dovranno tradursi nella Costituzione - sia in ordine alle ga– ranzie di libertà, sia in ordine alle riforme strutturali - non sono prerogativa esclusivistica di alcuno. Sono delle s0- :uzioni necessarie, vorrei dire obbligatorie, delle esigenze fa– cilmente individuabili a cui s'imposta un moderno Stato de– mocratico. I tre partiti non hanno che a prenderne atto e a considerarle terreno di comune realizzazione. Naturalmente ciò presuppone tuttavia una chiara cognizione tra attività oostituente e opera legis:ativa ordinaria. La Costituente è chiamata non già a realizzare tutto l'insieme delle riforme strutturali dello Stato, del!a società e dell'economia ita:iana, ma a gettare le fondamenta di una vita politica cbe consenta di raggiungerle, con democratiche decisioni, attraverso la le– gis!azione ordinaria, ed a porre, con le sue norme l'abbrivio alle realizzazioni future. Con questo non si vuol negare che ci siano dei campi dove la comunanza di esigenze e di ·so!uzioni vien meno e dove sussistono motivi di potenziale o attuale contrasto. La necessità di ricorrere a compromessi ris,chia qui di sacrificare delle esigenze essenziali, nella cui individuazione e nella cui difesa si proveranno appunto e la capacità politica e l'abi.:ità manovriera dei tre partiti e in particolare del Partito socia– lista che assai spesso dovrà assumere funzione mediatrice. Ed è in questo settore che si possono nutrire le più giustificate preoccupazioni. Ma, si badi: non tanto per il timore di rot– ture, quanto piuttosto per troppo corrivi compromessi. L'osti– lità democristiana allo Stato laico si limiterà ad una difesa• della libertà cli religione e cli culto, che non verrà certo con– trastata, o non pre!ude ad un'offensiva per l'accaparramento di preminenze e privilegi confessionali, di fronte alla quale le sinistre rischiano di mostrarsi deboli, specie se si offriranno loro compensi sul terreno economico-sociale? E, viceversa_, quel che cli economia pianificata c'è nei programmi delle si– nistre non è esposto al pericolo, combinandosi con quel « controllo organico dell'economia» di cui abbiamo sentito parlare al Congresso democristiano, di approdare a soluzioni corporative, sia pure sotto l'egida cli Gronchi? E sapranno le sinistre trovare i limiti e le posizioni-chiave per la difesa della scuola cli Stato contro un assalto (che, a mio giudizio, aprirà uno dei più scabrosi contrasti della Costituente) cripto-confes– sionale ma che inalbererà la bandiera suggestiva della libertà della scuola? E, purtroppo, questi interrogativi si potrebbero moltiplicare assai. Di fronte a questi non ipotetici pericoli occorrerà tenere gli occhi aperti. Vi si dovrà rispondere, con la più franca ed esplicita critica. Non solo con quella di forze politiche estra– nee ai tre grandi partiti o con quella manifestantesi attraverso la pubb:ica opinione, ma attraverso l'autocritica degli stessi . .

RkJQdWJsaXNoZXIy