Lo Stato Moderno - anno III - n.10 - 20 maggio 1946

LO STATO MODERNO 221 LE ULTIME CARTUCCE L'abdicazione di Vittorio Emanuele III (sul quale si leggerà con interesse il volume biografico meglio che storie~ ma curioso ed equilibrato, di Domenico Bartoli, Vittorio Ema– nuele III, edito da Mondadori) richiesta a gran voce da Gu• glielmo Giannini nel suo discorso di Napoli, per sgombrare il campo alle manovrn finali della dinastia, sebbene prevista, ha avuto un effetto che è inutile negare. Non è escluso che, di qui al 2 giugno, qualora il nuovo sovrano apparisse troppo compromettente o compromesso, ci sia un ulteriore tentativo di ripulire a fonde> la causa monarchica, lanciando la reg• genza, e Vittorio Emanue:e IV. Sono le ultime cartucce di una battaglia troppo importante, perchè non si debba far fuoco fino ·ad esaurire le munizioni. Oggi c'è l'amnistia, domani, un'altra astuzia: queste poche settimane che ci separano dalla decisione, saranno pesanti e preoccupanti. La grand~ al'Jlla è sempre la pau~a del bo:scevismo, il terrore di un governo comunista, che ha magistralmente fun• zionato pel « referendum » francese. Le sinistre, s11biscono l'impopolarità di alcuni capi invisi a molti (Nenni per es.) e non hanno il buonsenso di tenerli in disparte, mostrano un nervosismo che fa loro talvolta forzar la voce: meglio di certe prese di posizione come quella di Togliatti, la quale portava a una crisi che si voleva evitare e quindi era inutile dal momento in cui si rinunciava al contrattacco, valeva la fredda indifferenza, la vigilanza in sordina, il tacito disprezzo. Op· pure, dar battaglia aperta, scatenare la grande polemica, vuo– tare il sacco dei misfatti dinastici, scoprire. gli altarini delle persone: documenti alla mano, strali e saette senza ·risparmio. Invece, dopo alcune declamazioni si è tornati al tono minore, si è ricorsi alle grossolane notizie di « complotti », col rischio cli dar loro corpo e fiato. Probabilmente, ha giocato il cedi– mento democristiano, immediatamente sensibile, che da alcuni era stato anch'esso previsto: De Gasperi si è avvolto nelle nuvole del Sinai, e oracoli sibillini saranno diramati sino alla vigilia. L'Osservatore Romano e l'Azione cattolica sembran benigni alla dinastia, e poichè molte sono le p9ssibilità cleri• cali, c'è da aspettarsi qualsiasi compromesso, anche a dispetto del voto del congresso. Quanto ai socialisti, si sono affrettati a dire le due cose che dovevano tacere, e cioè a ribadire I' al– leanza con i comunisti, e a proclamarsi unicamerali, ciò che toglie loro la faco:tà di una politica autonoma, che li distingua agli occhi dei ceti medi, già riluttanti a considerarli come par• tito di governo. Repubblicani e azionisti sono i soli che ab– biano veduto chiaro, e si siano pronunciati per la repubblica clem6cratica, ma occorrerebbe un miracolo perchè sinistra li· berale, movimento di Parri, e anche P.R.I. pigliassero quella importanza <':ettora!e che hanno invece ,i soli tre partiti di massa. La democr:izia crbtiana, al momento di fare il salto, esita e vacilla, e c'è da credere che si getterà un po' di qua e un po' di là, mancando alla sua capita:e funzione di costi· tuire il perno centrista della repubblica. La quale, se l'analisi regionale da noi fatta su queste co:onne rimane valida, pas• serà forse ancora, ma con lieve maggioranza, e sarà quella repubblica settentrionale da Torino a Firenze, con prepon– Lle,anza social-comunistu, che dovrà rimorchiarsi, renitente e inquieto, il monarchico centro-,meridione, con tutti i guai che ne derivano. Il ricatto savojardo della unità da conservare, e la paura borghese della dittatura socialcomunista avranno spo– stato le maggioranze in modo da costituire due blocchi pres• sappoco ugual~ geograficamente omogenei, e tanto peggio per il paese. Questo pessimistico panorama clella vi!Jilia mi auguro sia smentito dai fatti, ma le impressioni dei giorni success1v1 all'abdicazione non sono molto favorevoli alla tesi Tepubbli– cana. Il te~tativo di conquistare alla causa della repubblica la bo"rghesia, non credo si riveli fruttuoso,, e anche certa parte del popolino, non se la sente di tentare l'avventura, Le de– cise minoranze comuniste, e - si dice - le meno decise socialiste, hanno fatto della causa repubblicana un dogma di partito, e si vota per il partito, più che per la repubblica. Carlo Sforza, Paciardi, Parri, hanno rovesciato il concetto: votate per la repubblica, e poi vedremo i partiti. Ma poichè vent'anni di fascismo hanno abituato la gente a dar ragione ai molti contro i pochi, trovate parecchi a dirvi che siete ottime persone, e che la vostra repubblica democratica sarebbe l'ideale, ma che essendo quattro gatti, la repubblica vi verrà tolta di mano dalle estreme sinistre: argomento, ·questo, non del tutto da gettar via, per il suo peso polemico. Col più profondo disprezzo per la dinastia, oon la più aperta indifferenza verso l'istituto monarchico, larghi strati sociali, si apprestano cu.i.ndi a votar per i Savoia~Carignano, in odio, o per timore dei socialcomunisti. La borghesia ita• liana, che poteva avere la repubblica di Sforza e di Parri, si prepara con le sue stesse mani, a varare la repubblica di Nenni e di Togliatti, alla quale De Gasperi volgerà le terga alla prima occasione. Leggevo l'altro giorno la prefazione di Victor Hugo al Roi s'amuse, dove non c'è che da metter « 25 aprile» in luogo delle « giornate di luglio », per avere la più esatta de– scrizione dello stato d'animo di mo!ti italiani: « Il momento politico è curioso. E' uno di quei periodi di stanchezza gene– rale in cui tutti gli atti dispotici sono possibili, in una -s<>cietà. penetrata dalle idee di emancipazione e di libertà. La Francia, nel luglio 1830, ha fl!,tto tre buone giornate, tre grandi tappe sulla via della civiltà e del progresso. Ora, molti sono stanchi, sfiatati, desiderosi di fermarsi. Vogliono trattenere quegli spi· riti generosi che non posano, e procedono: vogliono aspettare i ritardatari. Di qui, un singolar timore di tutto ciò che è moto, agitazione, parola, pensiero. Situazione bizzarra, facile da comprendere, da definire difficile. Tutte le esistenze, hanno paura di ,tutte le jdee. La lega degli interessi, urta contro il movimento delle teorie. Il commercio, si adombra dei sistemi, il negoziante vuol vendere, la strada spaventa la bottega, e quest'ultima si arma e si difende. Il governo abusa della ten– denza al riposo, del timore di nuove rivoluzioni. Tiranneggia meschinamente. Un giorno gli sarà chiesto sev'eramente conto di tutti gli atti illegali che vediamo accumularsi. Quanta strada abbiamo fatto! Due anni or sono si temeva per l'ordine; adesso è la libertà che è in pericolo ... E' triste vedere come finisce la rivoluzione di luglio ». li 2 giugno, è la data in cui si constaterà se il paese ha in sè il desiderio del rinnovamento e il coraggio di affrontare i problemi che suscita la instaurazione çli una repubblica, o se vuole rimanere nell'illusione del quieto vivere monarchico, nonostante che dal 1911 in poi, la monarchia si sia identifi• cata con la guerra. E' una grande prova di maturità, che dubitiamo si svolga secondo quelle linee centriste, che sole potevano rassicurarci, giacchè sul centrismo· socialista non crediamo, nè confidiamo. Sarà, per la borghesia italiana, la ultima occasione di fare la sua repubblica e per mantenersi al potere. E probabilmente la perderà, {)OJTie col fascismo ha perduto e sofferto invano. Possibile che non comprenda questo elemehtare ragionamento, e si lasci trasci::.,--c, nell'illusione di tornar• ali'antico, ver,o la ,ituazione in cui si trova la Grecia? ARRIGO CA.JUMI

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