Lo Stato Moderno - anno III - n.10 - 20 maggio 1946

LO-.STATO MODERNO 219 Se fosse così poco male; almeno la sovra_nità del– l'Assemblea sarebbe fuori discussione. Ma cosi non è. In realtà l'azione dei gruppi parlamentari è diretta da organi estranei all'Assemblea e cioè dalle dire– rzioni dei partiti, il che significa, in ultima analisi, che tutta l'azione del Parlamento sarà sotto il con– trollo di organi non dipendenti dalla sovranità po- polare, e non verso di lei responsabili. - Ecco perchè non è accettabile il criterio_ dell'As– semblea unica e sovrana, senza controlli ~ senza li– mit11zioni,ed ecco perchè la Francia si è ribellata alla costituzione,che le era propo:,ta. Non solo le si proponeva la morte della libertà, ma per di più per mimo di ignGti e qi irrespo!llìabili. Sarebbe estremamente grave se l'esempio della Francia andasse perduto per noi e, e se dopo esserci liberati di un re irresponsabile, che almeno regnava ma non governava, lasciassimo che la direzione della cosa pubblica andasse ad altri irresponsabili (giova accennare che si tratta solo di irresponsabilità giu– ridica?) ma che per di più regnano e governano. La necessità di controlli severi e funzionanti sulla Camera dei Deputati non è dunque nè un ricordo delle antiche costituzioni, nè uno sfasamento storiço su vecchi giudizi, ma appare come una precisa ne– cessità dettata dalla realtà della situazione politica esaminata sotto l'angolo dell'organizzazione delle forze.. . Tali controlli non possono essere costituiti che da una seconda Camera e dall'Alta Corte Costttv.zionale. Ed è chiaro che il m0do di elezione della secimda Camera non deve essere tale da ripetere gli stesisi inconvenienti che si lamentano per la prima, e che sono pressocchè inevitabili, perchè radicati nel co– stume, frutto dell'epoca. Si dovrà cioè cercare un ,tipo di elezioni capace di sfuggire il più po~sibile al controllo dei partiti. Tutto qu~sto naturalmente è scritto non in odio ai partiti la cui esistenza e il cui funzionamento sono strettamente necessari per una democrazia, ma per– chè lii responsabilità sia tutta dei respons9:bili, e il potere degli organi dello Stato. A questo punto dell'indagine il problema potreb– be allargarsi. Non è·forse giunta l'ora di.di.51ciplipare giuridicamente i partiti? E in caso positivo non si po!oSonotrasferire ad essi giuridicamente. poteri co– stituzionali per impedire che se ne impossessino di ,fatto? E tutto ciò non potrebbe avere riflessi es:,enziali sul tipo costituzionale da costruire? Se si vuole uno Stato nuovo si deve badare alla realtà nuova. Ma qui occQrre un più lungo discorso che faremo altra volta. Mario Paggi DALLAPOSIZIONEDELLO STATO MODERNO AL CONGRESSO DEL PARTITO SOCIALISTA (Continuazione dal numero precedente) I ceti medi possiamo distinguerli in ,più categorie che, come cuce Segre, non .sono unificabili in un'unica visione politica. E .precisamente: a) la parte .che teme rivolgimenti costituzionali e sociali perchè appog,giata a ceti economici privilegiati da cui dipende la conservazione del suo benessere; b) la parte che avversa rivolgimenti costituzionali e sociali perchè sentimentalmente o praticamente legata al fascismo. e) la parte già orientata verso ,partiti pwgres.sivj, dei quali accetta e promuove l'ideologia e la prassi, e che nçm intende perciò costituirsi in partito a sè, sapendo che ha da comp~re una funzione liberale e democratica in seno ai partiti cui appartiene, per frenarne la demagogia; d) la parte sinceramente conservatrice, che è at• tualmente divisa tra il partito democristiano e quello liberale. In questa situazione, un puro partito dei ceti medii (determinazione che se è culturale e economica non giuqge ad essere politica; e se è politica non sfugge probabilmente all'analisi .su propoota) non ha senso. Il Con,gresso del partjto socialista, a chi si pone nel modo suesposto i problemi, ha dimpstrato due cose: .che ji I>artitopuò essere vero e tenaoe .ditensore delle ~rtà de– mocratiohe; ohe !PUÒ, senza incana~irsi ig .una ~\()Ile an– ticomunista, definire nel « metodo democrati~ ·,. il limite di frattura tra par.tit~ socialista e partito comunista, e col partito comunista continu;ire ,a collaborare per la creazione, in Italia, di quella demoorazia ,popolarjl che è poi l'obl;>ietr tivo ,comune. Al di fuori dj ciò non ci può essere che fr11zion3qiento di forze democratiche col pericolo di da.r viti\ a possibili~ di carnu~nto di forze veramente conservatrici che con– dividono posizioni addirittura reazionarie. Di fronte alla nuova situazione noi dobbiamo seguire fiqQ in fondQ le n08tre idee originarie e, se volete, i nostri istinti e senti,roenti.. Ad un certo momenti) non possiamo ignorarn, perchè le idee vincano, quegli strumenti che la reatlt,à politica ci propone. Questa è ancora éoncretezza po– litica. D'accordo 5U ,questo, come pare .in mdti siamo, io mi domando ,quale debba essere la ,l:inea di coerenza della no– stra rivista rispetto a4 nuovo movimento poiljtico della de– mocrazia .repubblicana ed al ,partito ,socialista. I mali della vita politica italiana sono molteplici: V{lllno dai conformismo alla « paura di rest:p:e in m.inoranza ». Manca ,una opinione p\lÌ)blica, nè .i giorn~li fanno alcunchè per promuoverla. I partiti organizzati si risolvono spesso in altrettante dittature (nelle loro 1>egreterie,po1itiche), ed il mate direnterà esplicil'o a Costituente aperta, quando si ,rjpresen– terà, probabilmente, una situazione bloccata del tipo di q~lla francese c<he ha suscil!ato 005Ì profondo risQ!!timeQl:O nel P4ese vicino. L'opinione pubbljca, per ìl ·IUP~to, .si manifesta nel· modo più bas!IIQ e nei suoi strati più vili attraverso fenomeni

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