Lo Stato Moderno - anno III - n.7 - 5 aprile 1946

150 LO STATO MODERNO detlwarle meridionale dell'Iran- Poichè tra l'Inghilterra e l'America si è addivenuto a suo tempo, dopo lunghe ed al– terne trattative, alla regolamentazione, almeno in via di prin– cipio, di tutti i rapporti .derivanti ,a qu~te due ,potenze dal- 1' essere direttamente o indfrettamente produttrici di petro– lio, ben si può comprendere come esse marcino di conserva. Ed è anche qu~ta una delle ~agioni per cui i russi, dal canto loro, intendono raggiungere con l'Iran un accordo prima di evacuare il paese. Ma il piano sovietico è certamente più ambizioso. Da tempo essi perseguono nei confronti delle minoranze armene e curde, oppr~se e divise fra cinque Stati (Turchia, Iran, Irak, Siria e Russia) una politica protettrice, non solo all'in– terno, ma anche aY'esterno. Se i curdi e gli armeni godono nell' U. R. S. S. di autonomie cuiturali ed amministrative e di estesi privilegi, diversa è la loro condizione negli altri Stati, dove oono trattati alla -stregua dei servi della gleba. Ben si può comprendere quindi quale forza di attrazione sia in g,rado di esercitare su di essi, oggi, la propaganda sovie– tica; la fortuna del partito tudeh nel nord Iran, la procla– mata aptonomia dell'Azerbaigian, e la recente rivolta filo– sovietica <lei curdi lo stanno a dimostrare. Nè si devono di– menticare gli errori della tradizionale politica inglese che finora ~i è limitata ,a comprare i pochi grossi proprietari ter– rieri, condividendo così agli occhi degli oppressi tutta la grave responsabilità della classe prìvilegiata. Per la Russia, questa volta, disegno politico e questione sociale si com– pletano felicemente, perchè -nel Kurdistan e nei territori ar– meni della Turchia si trovano -non solo i pozzi petroliferi ma anche gJi importanti nodi stradali che aprono la marcia sia verso il Mediterraneo che verso gli Stretti. Cosi posto il piano è di vasto disegno. L'azione del- 1' O. N. U. sat'à certamente importante, ma difficilmente po– trà condurre ad una rapida e totale soluzione. Dopo la crisi della guerra, il mondo segue una naturale evoluzione poli– tica ed un processo di assestamento a lungo respiro. Prima cosa, per poterlo valutare, è di non confondere la cronaca con ~a storia nè fa tattica con la strntegia. ENRICO ~ERRA Biblioteca dello STATO M DERNO C11ll11ra Polillca MATTEOTTI, di P. Gobetti CASA SAVOIA NELLA STORIA D'ITALIA, di L. Salvatorelli NOI E GLI ALTRI, di C. Sforza DEMOCRAZIA CRISTIANA, di R. Murri IL PENSIERO DI LENIN, di W. Giusti LA DEMOCRAZIA, di W. Giusti LA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA di W. G~ili ' ANTOLOGIA DELLA « CRITICA SOCIALE » a cura di G. Pischel ' IL CATECHISMO DEI COMUNISTI, di F. Engels STUDI SUL MARXISMO, di A. Graziadei IL PROBLEMA DEI CETI MEDI, di G. Pischel Se le giocano ai dadi Durante a periodo clan.desti1W, tra un arresto e l'altro, tra una schioppettata e una deportazione, ogni tanto si tirava il fiato e si parlava di politica. E già da allora i democratici stava ne da una parte e i socialisti e i liberal-socialisti dall'altro a co,itendersi la paternità del Partito d'Azione. Ma il war cli fiato, allora, dur(lva poco, e giù tutti insieme al più grande lavoro, quello che ci trovava tutti concordi. Venne la liberazione, e i « sinistri » trionfarono, se non nei fatti almeno nelle intenzioni e neUe parole, nei giomali e nel,le mozion'i. Nessunc riusciva senza affannc a star dietro alle audacie stilistiche e verbali dei dirigenti del Partito d'Azione, e non mancava chi, con sdegno sprezzante, cominciava a mcr– morare -che se il Partito non aveva ancora fatto ile barricate la colpa era del solito destro « Jean Jacques » il 'SOBito bonhomme inamidato di pregiudizi e di terrori. E venne finalmente il Congresso. Fu la sagra della Rivoluzione, il trionfo del sanculottismo, l'apoteosi del socialismo a/Jeato a! liberal-socialismo. Non si arrivò fino alla definizione classista, ma via, prQprio e soltanto per ncm ~ingere fuori deM'uscio qualche vecchio amico che meritava certi riguardi. E fosse ben chiaro una v&ta per tut– te, che il partito era e voleva •essere il terzo pamto socialista italiano. U « destro » - lo credano {!}i amici di sinistra - since– ramente, prQprio .s'inceramente spaventato dalle parole e, più ancora, dai fa:flti cRe certo alle parole avrebbero fatto seguito, disse amareggiato arrivederci ai vecchi compagni, e si costruì un vocabolario, timido e rrwdesto ma a proprio uso e consu– mo, avvertendo che quel poco iche diceva avrebbe cercato di farlo, con tutte le sue fqrze. E poi si trasse in disparte, ancora, trattenne il fiato in attesa di oodere di che cosa mai sarebbero stati capaci i sinistri, ,liberati del suo peso. Ma ora, lui, il destro ha ripreso a fiatare con tranquillità. Già molto tempo è passato, nulla è accaduto e i leaders delle sinistre ,locuti sunt: han parlato anche loro di repubblica de– mocratica, e han detto che il socialismo, o Dio, si, oo bene, ma proprio nullo di più di quello che <irmdJ è penetrato In tutta la civiltà rrwderna, qualcosa come il cristianesimo (per· chè non possiamo non dirci cristiani, dice persino Benedetto Croce. in attesa che Vittorio Emanuele Orlando scriva un opuscolo, i"itit-Olato perchè non possiamo non dirci socialisti, e sarà firuilmente il trionfo dei sinistri del. Partito d'Azione) e 11Wle ha fatto il « •timido destro » a pl'endere paura. Meno male; ora la paura è passata, e siarrw tutti t!oc· corda. I Morale? La morale I.a potete trovare in un articolo ai Panorazi e precisamente a pag. 245 del. fascicolo di 11UJrZO del/,a rivista fiorentina « Il Pon,e ». Lì si parla di poeti e qui di politici, ma il male è lo stesso: la frenesia deMa parola. Non riportiamo il testo perchè, via, c'è un certo verso del. Giusti piuttosto enerl!.icO,e non vorremmo che i nostri antichi amici (antichi in italiano non vuol di1'e ex), se ne aoessero a male. « Costoro - dice Pancrazi dei futuristi, e motiva come noi non desideriarrw motivare - le parole se le giocavano ai dadi». Ecco, può darsi che giocando le parole ai dadi un poeta, e magari anche un politico, passi alla storia, ma il paese passa soltanto dei guai. E noi vorremmo evitarlo. VITl'OR

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